Giuliano Vassalli
ADDIO A VASSALLI INSIGNE GIURISTA ED EROICO PARTIGIANO
Organizzò l’evasione di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat dal carcere romano di Regina Coeli – Fu Presidente della Corte Costituzionale
di Filippo SENATORE
Il 21 ottobre scorso [2009] è morto a Roma Giuliano Vassalli, uno dei padri della Resistenza Partigiana. La notizia è stata data ai giornalisti da Emilio Albertario, allievo di Vassalli e più volte suo capo ufficio stampa. Ciò, per espressa volontà della famiglia, solo ad esequie avvenute. Vassalli aveva 94 anni.
Nelle parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’affetto e la riconoscenza per l’uomo probo e modesto: “Si sente qui quanto profonda sia stata la identificazione di Giuliano Vassalli con momenti cruciali di una storia da lui vissuta direttamente o assunta come retaggio di generazioni precedenti, la sua come quella di Matteotti e di Di Vagno.
Una profonda identificazione, ideale, politica e – aggiungo e sottolineo – umana e morale, perché nell’antifascismo, socialista e di ogni altra radice, si espressero un patrimonio di valori e di esempi, una carica di intelligenza, di cultura e di generosità, che esercitano ancora oggi una suggestione senza uguali per chi voglia esplorare le radici della nostra democrazia repubblicana ….
Io l’ho potuto – pur appartenendo ad una generazione un po’ più giovane – seguire e ammirare per lunghi anni nel corso della mia attività parlamentare, al di là delle rispettive collocazioni partitiche. E in tempi recenti ho avuto occasione di ascoltare suoi splendidi discorsi, come quello, che molto mi colpì, dedicato a Giacomo Matteotti”.
In una delle ultime interviste nel gennaio 2009, a proposito del revisionismo storico di matrice neofascista, Giuliano Vassalli, presidente emerito della Corte Costituzionale, era amareggiato ma non rassegnato. A lui, arrestato e torturato durante il fascismo, il nuovo tentativo di “equiparare” per legge partigiani, deportati e militari ai repubblichini di Salò, proprio non piaceva.
Il Pdl aveva presentato una proposta che ha come primo firmatario Lucio Barani del Nuovo Psi (schierato con il centrodestra). Un disegno di legge, il numero 1360, con il quale la maggioranza pretende di istituire l’Ordine del Tricolore, con tanto di assegno vitalizio. Assegnandolo indistintamente sia ai partigiani, sia “ai combattenti che ritennero onorevole la scelta a difesa del regime ferito e languente e aderirono a Salò”. “Ma – sosteneva Vassalli – è assolutamente chiaro che c’è stata la continuità dello Stato anche dopo l’8 settembre e la caduta del fascismo. E non si può riconoscere a chi ha contrastato lo stato italiano sovrano schierandosi con la Repubblica sociale il titolo di combattente. La Cassazione è chiara in merito. Tutte quelle pronunce sono concordi nel definire i repubblichini come nemici”.
Giuliano Vassalli, nato a Perugia il 25 aprile 1915, avvocato e docente universitario, è figlio del giurista liberale e civilista, Filippo Vassalli.
Professore emerito all’Università di Roma La Sapienza, era socio nazionale dell’Accademia dei Lincei. Compie gli studi universitari negli anni del fascismo (durante i quali lo troviamo iscritto ai GUF dove partecipa anche ad un Littoriale della cultura e dell’arte). Si laurea in giurisprudenza all’università di Roma La Sapienza nel 1936, relatore il penalista Arturo Rocco che sarà anche il suo maestro.
Dopo l’8 settembre 1943, avendo maturato una coscienza antifascista, entra nella Resistenza romana con Lelio Basso, Giaime Pintor, Franco Malfatti, Lucio Lombardo Radice e Giuseppe Romita, militando nelle file del socialismo riformista.
“Aprii politicamente gli occhi dopo l’intervento fascista in Spagna (dove mio zio Mario Angeloni, massone e segretario del partito repubblicano in esilio, si batté contro i franchisti e cadde in battaglia)”.
Dall’ottobre 1943 alla fine di gennaio del 1944 fa parte della Giunta militare centrale del CLN. Nel gennaio del 1944 compie una mirabolante impresa durante l’occupazione nazista. Con un gruppo di partigiani organizza l’evasione di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat dal carcere di Regina Coeli con l’aiuto decisivo del medico e di un agente di custodia del carcere romano. Nell’aprile dello stesso anno viene catturato e sottoposto a torture dalle SS in via Tasso. Così ricorda l’eroe partigiano, medaglia d’argento: “Mi presero per una soffiata, in via del Pozzetto, a pochi passi dal Parlamento. Una volta in macchina, cercai per due volte di buttarmi, aprendo lo sportello …. Vidi che andavamo verso piazza Venezia, avevo capito che non c’era più niente da fare. Meglio uccidersi, che finire là. A via Tasso, nella primavera del 1944, c’erano i segregati dal mondo, i prigionieri più pericolosi, quelli che venivano interrogati di continuo dalle SS: loro la chiamavano “la prigione di casa”. Quando ci arrivai, il 3 aprile, ero sicuro che non ne sarei uscito vivo. Per le botte subite nel tragitto, rimasi con i grumi di sangue negli occhi per 20 giorni. Mi avvolsero in una coperta per nascondere lo scempio del corpo martoriato”.
Il 4 giugno 1944 viene liberato: “… mi piazzarono nella celletta numero 2, insieme a un uomo buttato a terra, Angelo Ioppi, era un brigadiere dei carabinieri che fu poi decorato, ci legavano le mani dietro con i ferri a scatto, potevamo mangiare in una ciotola, proprio come i cani …. Sono stato là per 62 giorni.
Mi liberò il generale Wolff, su pressioni del papa Pio XII e anche, credo, di Virginia Agnelli, che scrisse un bigliettino di poche parole a mio padre: probabilmente il penalista avrà la vita salva.
L’ultima volta che ho incontrato Gianni, il 31 maggio 2001, alla assemblea della Banca d’Italia, mi parlò proprio di sua madre …”.
Nel Dopoguerra Vassalli collabora dall’esterno ai lavori della Costituente. Aderisce al partito di Saragat dopo la scissione di palazzo Barberini, ma in seguito alla rottura dell’unità sindacale esce dal Psdi.
Sino al 1959 lontano dalla politica si immerge nell’attività di docente universitario e nella professione di penalista, dove sarà protagonista per la difesa di processi celebri come il caso Montesi e Bebawi.
Ordinario di diritto e procedura penale, insegna nelle università di Urbino, Pavia, Padova, Genova, Napoli e Roma dove concluderà la sua carriera accademica nel 1990. Fra i suoi allievi, Angelo Raffaele Latagliata e Franco Coppi.
È autore di una copiosa produzione giuridica in materia penale e processuale.
Fondamentale il dizionario di diritto e procedura penale, e i saggi sul segreto istruttorio e la confisca dei beni. Riprende l’attività politica negli anni Sessanta partendo dal basso. Un esempio da seguire per la classe politica di oggi che sull’onda dei salotti televisivi o di promozioni affrettate e discutibili sul campo, brucia i tempi con arrampicate sociali lampo.
È consigliere comunale e capogruppo del PSI a Roma dal 1962 al 1966; deputato dal 1968 al 1972; senatore e capogruppo parlamentare dal 1983 al 1987.
Ministro di Grazia e Giustizia nel governo Goria dal 28 luglio 1987 al 13 aprile 1988, nel governo De Mita dal 13 aprile 1988 al 22 luglio 1989, nel governo Andreotti VI dal 22 luglio 1989 a131 gennaio 1991.
Nominato giudice costituzionale dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga il 4 febbraio 1991, giura il 13 febbraio 1991. È eletto presidente della Suprema Corte l’11 novembre 1999. Cessa dalla carica novennale di giudice della Consulta il 13 febbraio 2000. Alle elezioni per la presidenza della Repubblica del 1992 Giuliano Vassalli è candidato ufficiale del PSI, ma dopo il quattordicesimo scrutinio deve ritirare la sua candidatura in favore di Oscar Luigi Scalfaro, che sarà eletto.
Il maggior contributo dato dal professor Vassalli è quello della codifica del nuovo codice di procedura penale di impianto accusatorio che ha sostituito il codice Rocco di matrice inquisitoria. Ha fatto parte di tutte le commissioni insediate dal 1946 a1 1968 e dal 1972 a1 1978 per la revisione del codice penale e di quello di procedura penale. Nel 1987 in qualità di ministro di Grazia e Giustizia presenta un nuovo disegno di legge delega per la riforma del codice di procedura penale. Il nuovo codice denominato Vassalli, redatto da una commissione presieduta da Giandomenico Pisapia, sarà approvato nel 1988 ed entrerà in vigore nel 1989. Sempre nel 1987 presenta un disegno di legge di riforma parziale del codice di procedura civile, che sarà approvato, con numerose integrazioni, nel 1990. Nello stesso anno, infine, insedia una commissione di docenti universitari presieduta da Antonio Pagliaro con il mandato di mettere a punto un disegno di legge delega di riforma del codice penale (la commissione terminerà i suoi lavori presentando una proposta, alla quale seguiranno ulteriori progetti redatti da successive commissioni).
Oltre alla ricordata riforma del codice di rito penale, sua è la legge che istituisce il gratuito patrocinio per i poveri. Riformista e laico convinto, fautore dei diritti civili a garanzia della persona, Vassalli negli ultimi anni confidava agli amici che la deriva berlusconiana sta conducendo l’Italia ad un’epoca di decadenza e regressione democratica.
Garantista vero lancia gli allarmi su violazioni e abusi, sul caso emblematico di Enzo Tortora.
Ma sulla questione della separazione dei poteri non lascia alcun dubbio nella magistrale interpretazione della Carta Costituzionale.
Sul conflitto tra poteri Vassalli era dell’avviso che “La Costituzione dopo il fascismo volle rendere assolutamente debole il presidente del Consiglio e forte ed indipendente la magistratura, perché con la nascita del Csm nel 1958 si è creato un corpo separato con protezione costituzionale”.
Negli anni passati non ha risparmiato critiche al protagonismo di alcuni giudici e magistrati, mantenendo l’alto profilo del confronto civile e della critica costruttiva.
Giuliano Vassalli non dimentico della lezione dell’amico e maestro Piero Calamandrei, da combattente eroico della Resistenza e studioso preclaro e riformatore del sistema legislativo del Dopoguerra, rappresenta uno dei maggiori giuristi italiani del Novecento.
documento tratto da:
lettera ai compagni – Mensile della FIAP – Novembre-Dicembre 2009 – Anno XLI – N. 6 – pp. 20-22
Giuliano Vassalli nacque a Perugia il 25 aprile 1915. Figlio del civilista Filippo Vassalli, ha compiuto gli studi universitari negli anni dei fascismo, laureandosi a Roma a “La Sapienza” nel 1936.
E’ solo durante gli anni della seconda guerra mondiale che matura la sua scelta antifascista ed entra, 1’8 settembre 1943, nella Resistenza romana e dall’ottobre 1943 alla fine di gennaio del 1944 fa parte della Giunta militare centrale del CLN.
Nel gennaio del 1944 organizzò l’evasione di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat dal carcere di Regina Coeli. Fu fatto prigioniero a Roma dai nazisti nell’aprile 1944. Viene recluso nel carcere di via Tasso dove è anche sottoposto a pesanti torture da parte delle SS. Liberato per intercessione di Pio XII la vigilia dell’arrivo a Roma delle forze armate angloamericane il 4 giugno 1944 .
Avvocato e docente universitario, ordinario di diritto e procedura penale, ha insegnato nelle università di Urbino, Pavia, Padova, Genova, Napoli e infine Roma, dove ha concluso la sua carriera accademica nel 1990.
Durante la sua attività politica è stato consigliere comunale e capogruppo del Partito Socialista Italiano (Psi) a Roma dal 1962 al 1966; deputato dal 1968 al 1972; senatore e capogruppo parlamentare dal 1983 al 1987. E’ stato ministro di Grazia e Giustizia nel governo Goria dal 28 luglio 1987 al 13 aprile 1988, nel governo De Mita dal 13 aprile 1988 al 22 luglio 1989, nel governo Andreotti VI dal 22 luglio 1989 al 31 gennaio 1991. E’ stato anche candidato dei Psi alla presidenza della Repubblica nel 1992, quando però venne eletto Oscar Luigi Scalfaro.
E’ stato nominato giudice costituzionale dal presidente della Repubblica Cossiga il 4 febbraio 1991, e ha giurato il 13 febbraio 1991. E’ stato eletto presidente l’11 novembre 1999.
Cessa dalla carica di presidente e di giudice il 13 febbraio 2000.
Vassalli, autore peraltro di diversi testi di diritto, ha fatto parte di tutte le commissioni insediate dal 1946 al 1968 e dal 1972 al 1978 per la revisione dei codice penale e di quello di procedura penale. Nel 1987, come ministro di Grazia e Giustizia, ha presenta una riforma del codice di procedura penale, approvata nel 1988 ed entrata in vigore l’anno successivo. Sempre nel 1987 ha presentato un disegno di legge di riforma parziale del codice di procedura civile, approvato, con numerose integrazioni, nel 1990.
E’ morto a Roma IL 24 ottobre 2009.