Duilio Codrignani è nato a Bologna il 5 gennaio 1898 a Bologna. Giovanissimo fu patriota interventista, ma risolutamente antimilitarista dopo la morte in guerra del fratello. Partecipò al futurismo bolognese di sinistra, Antifascista dalle origini, fu attivista del movimento sindacale e nel 1920 partecipò al Consiglio delle leghe della Camera confederale del lavoro cittadina. Per le elezioni del maggio 1921 partecipò alla lotta contro il Blocco Nazionale giolittiano che fu l’inizio della formazione dei gruppi della “fronda” destinata a lavorare dal basso per tutto il ventennio contro il regime al governo. Sempre nel 1921, anche se non partecipò fisicamente, condivise i valori con cui Gabriele d’Annunzio si impegnava, in nome dell’autodeterminazione dei popoli, a rivendicare il diritto di appartenenza all’Italia della città di Fiume, impegnandosi nei gruppi dannunziani bolognesi – con uno dei quali nel 1922 fu vittima di un’aggressione fascista violenta – e nel 1925 ne divenne segretario. Contestualmente aderiva a L’Italia libera. Nel 1925 con l’accordo di Palazzo Vidoni iniziò la repressione contro i sindacati e l’anno dopo la Federazione italiana lavoratori del libro fu assorbita dalle corporazioni fasciste: Codrignani partecipò alla promozione della Federazione operai poligrafici italiani, uno degli ultimi sindacati democratici di cui resta testimonianza anche nell’archivio della Federazione Grafica svizzera. Nel 1926 si iscrisse al Partito Socialista Italiano, messo fuori legge dal fascismo al potere. Divenne poi nel 1929 fiduciario per l’Emilia di Giustizia e Libertà e continuò la vita dell’antifascista coerente, subendo licenziamenti, vigilanza e ammonimenti, e mantenendo la continuità politica nella diffusione della stampa clandestina per i lunghi anni fino alla guerra e, infine, alla Resistenza: non partecipò alla liberazione da partigiano in montagna per gli impegni famigliari, ma fu tra i promotori dell’assistenza, nelle fila del Psi, alle famiglie degli antifascisti imprigionati. Il 21 aprile 1945, giorno della liberazione di Bologna uscì con il distintivo del CLN, che tenne in tasca al rientro perché lo aveva visto al bavero di persone compromesse. In democrazia continuò fino alla morte (1980) l’impegno nel sindacato (restando nella Cgil anche dopo il pensionamento nella categoria poligrafici di appartenenza) e, nel Psi, seguendone i successi, le cadute e le scissioni (il Psdi di Saragat) nell’attività cittadina e, occasionalmente, nelle campagne elettorali. A sostegno delle sue iniziative ebbe una buona attività pubblicistica che, insieme con i documenti salvati degli anni giovanili e della clandestinità sono depositati all’Archivio di Stato.
Giancarla Codrignani
. Nel 1925 con l’accordo di Palazzo Vidoni iniziò la repressione contro i sindacati e l’anno dopo la Federazione italiana lavoratori del libro fu assorbita dalle corporazioni fasciste: Codrignani partecipò alla promozione della Federazione operai poligrafici italiani, uno degli ultimi sindacati democratici di cui resta testimonianza anche nell’archivio della Federazione Grafica svizzera. Nel 1926 si iscrisse al Partito Socialista Italiano, messo fuori legge dal fascismo al potere. Divenne poi nel 1929 fiduciario per l’Emilia di Giustizia e Libertà e continuò la vita dell’antifascista coerente, subendo licenziamenti, vigilanza e ammonimenti, e mantenendo la continuità politica nella diffusione della stampa clandestina per i lunghi anni fino alla guerra e, infine, alla Resistenza: non partecipò alla liberazione da partigiano in montagna per gli impegni famigliari, ma fu tra i promotori dell’assistenza, nelle fila del Psi, alle famiglie degli antifascisti imprigionati. Il 21 aprile 1945, giorno della liberazione di Bologna uscì con il distintivo del CLN, che tenne in tasca al rientro perché lo aveva visto al bavero di persone compromesse. In democrazia continuò fino alla morte (1980) l’impegno nel sindacato (restando nella Cgil anche dopo il pensionamento nella categoria poligrafici di appartenenza) e, nel Psi, seguendone i successi, le cadute e le scissioni (il Psdi di Saragat) nell’attività cittadina e, occasionalmente, nelle campagne elettorali. A sostegno delle sue iniziative ebbe una buona attività pubblicistica che, insieme con i documenti salvati degli anni giovanili e della clandestinità sono depositati all’Archivio di Stato.
L’Italia libera. Nel 1925 con l’accordo di Palazzo Vidoni iniziò la repressione contro i sindacati e l’anno dopo la Federazione italiana lavoratori del libro fu assorbita dalle corporazioni fasciste: Codrignani partecipò alla promozione della Federazione operai poligrafici italiani, uno degli ultimi sindacati democratici di cui resta testimonianza anche nell’archivio della Federazione Grafica svizzera. Nel 1926 si iscrisse al Partito Socialista Italiano, messo fuori legge dal fascismo al potere. Divenne poi nel 1929 fiduciario per l’Emilia di Giustizia e Libertà e continuò la vita dell’antifascista coerente, subendo licenziamenti, vigilanza e ammonimenti, e mantenendo la continuità politica nella diffusione della stampa clandestina per i lunghi anni fino alla guerra e, infine, alla Resistenza: non partecipò alla liberazione da partigiano in montagna per gli impegni famigliari, ma fu tra i promotori dell’assistenza, nelle fila del Psi, alle famiglie degli antifascisti imprigionati. Il 21 aprile 1945, giorno della liberazione di Bologna uscì con il distintivo del CLN, che tenne in tasca al rientro perché lo aveva visto al bavero di persone compromesse. In democrazia continuò fino alla morte (1980) l’impegno nel sindacato (restando nella Cgil anche dopo il pensionamento nella categoria poligrafici di appartenenza) e, nel Psi, seguendone i successi, le cadute e le scissioni (il Psdi di Saragat) nell’attività cittadina e, occasionalmente, nelle campagne elettorali. A sostegno delle sue iniziative ebbe una buona attività pubblicistica che, insieme con i documenti salvati degli anni giovanili e della clandestinità sono depositati all’Archivio di Stato.