FOA VITTORIO
«facevo parte del movimento ‘Giustizia e Libertà’: il suo realismo rifiutava l’eterno vizio politico di dire senza fare, le ideologie astratte dagli uomini e dalle donne viventi e al tempo stesso rifiutava lo spicciolo empirismo, chiedeva disegni e progetti. » (Vittorio Foa, Lettere della giovinezza. Dal carcere 1935-1943, Torino, Einaudi, 1998, p. vii).
.

Nato a Torino il 18 settembre 1910 in una famiglia ebraica piemontese, nel 1931 si laurea in Giurisprudenza all’Università di Torino e nel 1933 entra nel movimento antifascista “Giustizia e Libertà”, divenendone un esponente di rilievo.

Arrestato il 15 maggio 1935 e condannato a 15 anni per attività antifascista, al termine della prigionia (23 agosto 1943), partecipa alla Resistenza quale dirigente del Partito d’Azione (Pd’A), e suo rappresentante nel Comitato di Liberazione Nazionale.

Eletto deputato all’Assemblea Costituente nel giugno 1946, dopo lo scioglimento del Pd’A (1947) entra nel Partito Socialista Italiano (PSI), di cui è deputato per tre legislature. Nel 1949 dirige l’ufficio economico della CGIL a Roma e nel 1955 è segretario nazionale della Fiom.

Negli anni Sessanta Foa sostiene la linea politica dell’autonomia operaia all’interno del movimento sindacale, e nel 1961 scrive l’editoriale del primo numero dei Quaderni rossi di Raniero Panzieri. Nel 1964, a seguito di una scissione del PSI, nasce il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), di cui Foa diviene dirigente nazionale. Collabora con numerose riviste e quotidiani (La Sinistra, Il Manifesto) e difende l’idea della genesi di una forza politica che conduca i gruppi rivoluzionari a una prospettiva di “governo delle sinistre” per distoglierle dal vicolo cieco di una prospettiva rivoluzionaria. Nel 1970 si ritira dagli incarichi sindacali per dedicarsi allo studio e all’insegnamento di Storia contemporanea all’università di Modena e Torino. Dopo la sconfitta elettorale e lo scioglimento del PSIUP (1972), il tentativo di un Nuovo PSIUP, e la creazione del Partito di Unità Proletaria (PdUP), di cui diviene dirigente nazionale, Foa aderisce alla componente di sinistra di un nuovo partito, il PdUP per il comunismo, nato dall’unificazione del PdUP con il Manifesto (1974). Partecipa con il PdUP alle elezioni del 1975-1976 nella lista unica Democrazia Proletaria (DP).

Il 15 giugno 1987 è eletto senatore come indipendente nelle liste del Pci; e poi nel Partito Democratico della Sinistra (Pds). Agli inizi degli anni Novanta lascia la vita politica e scrive alcuni libri, tra cui Il cavallo e la torre : riflessioni su una vita (Einaudi, 1991), Questo Novecento (Einaudi, 1996), Lettere della giovinezza: dal carcere, 1935-1943 (Einaudi,1998), Passaggi (Einaudi, 2000); insieme a Carlo Ginzburg Un dialogo (Feltrinelli, 2003); con Federica Montevecchi Sulla curiosità (Einaudi, 2003) e Le parole della politica (Einaudi, 2008). Si spegne a Formia il 20 ottobre 2008.

Nell’introduzione alla raccolta delle sue lettere, Foa esamina i vari aspetti del suo vissuto carcerario, mettendone in evidenza anche il carattere di assoluta deprivazione e le sue conseguenze: «Il carcere lungo e di strettissima sorveglianza scoloriva via via la memoria della vita vissuta: per anni e anni non potevi cogliere il sorriso di una ragazza, […] un film, la corsa di un torrente di montagna, l’onda del mare. Era un vuoto di esperienza, di impulsi vitali. » (Vittorio Foa, Lettere della giovinezza. cit., p. x-xi).

Oltre alla partecipazione diretta alla Resistenza, Foa ne è stato anche interprete lucido e attento: la considerava una grande esperienza collettiva, un movimento al quale ha partecipato l’intera popolazione che contrastava il nazifascismo. E, sulle Resistenze europee, si domanda se sia possibile analizzarle come un fenomeno comune a Paesi diversi uniti da un “filo rosso” o si debba invece parlare di tante Resistenze nazionali, ognuna con una propria peculiarità. Riguardo alla partecipazione femminile alla Resistenza egli coglie alcuni aspetti rilevanti, come la “fatica delle donne” e l’operazione di “rimozione” del vissuto di guerra «perché l’oblio serve per vivere, tu devi dimenticare, altrimenti non vivi» (Testimoniare per difendere la realtà e preparare il rispetto per la storia: riflettendo con Vittorio Foa, in La Resistenza rimossa: storie di donne lombarde, di Erica Ardenti, Milano, Mimosa, 2004, p. 15). Foa indaga dunque coraggiosamente i difficili percorsi delle fratture resistenziali, dal riconoscimento di tutte le forme di partecipazione non armata, all’incontro scontro delle due sfere – pubblica e privata – nell’adesione femminile al partigianato e infine all’apertura dialettica sul carattere di guerra civile della Resistenza. Questa intellettualità “inclusiva”, che attraverso l’analisi generale coglie gli aspetti più controversi degli eventi storici, mostra la parte profondamente viva e appassionata del carattere di Vittorio Foa. Un uomo sempre pronto al confronto, scevro da chiusure e pregiudizi ideologici e pertanto incline a quell’anticonformismo che nel dubbio socratico costruisce la sua libertà di pensiero.

Vittorina Sacco e Stefano Gambari

Per approfondire si vedano i suoi scritti:

“Lettere della giovinezza. Una scelta delle lettere dal carcere 1935 – 1943” a cura di Federica Montevecchi, Einaudi, Torino, 2010; “Scelte di vita” a cura di Andrea Ricciardi, Einaudi, Torino, 2010; “Le autonomie e il lavoro. Le lezioni di Camerino su antifascismo e sindacato” con prefazione di Guglielmo Epifani, Ediesse, Roma, 2009; “La Gerusalemme rimandata. Domande di oggi agli inglesi del primo Novecento”, Einaudi, Torino, 2009; “Questo Novecento. Un secolo di passione civile. La politica come responsabilità”, Einaudi, Torino, 2009; “Le parole della politica” scritto con Federica Montevecchi, Einaudi, Torino, 2008; “Cent’anni dopo. Il sindacato dopo il sindacato” scritto con Guglielmo Epifani, Einaudi, Torino, 2006; “Un dialogo” scritto con Carlo Ginzburg, Feltrinelli, Milano, 2003; “Sulle montagne”, Le Chateau, Aosta, 2002; “Il silenzio dei comunisti” scritto con Miriam Mafai e Alfredo Reichlin, Einaudi, Torino, 2002; “Passaggi”, Einaudi, Torino, 2000; “Lavori in corso 1943 – 1946”, Einaudi, Torino, 1999; “Il cavallo e la torre”, Einaudi, Torino, 1991; “La cultura della CGIL: scritti e interventi 1950 – 1970”, Einaudi, Torino, 1984; “Per una storia del movimento operaio”, Einaudi, Torino, 1980; “La struttura del salario”, Alfani, Roma, 1976; “Sindacati e lotte operaie 1943 – 1973”, Loescher, Torino, 1975; “Lotte operaie nello sviluppo capitalistico”, Sapere, Milano, 1970

Si vedano inoltre gli studi su di lui:

“Vittorio Foa e le trasformazioni della società italiana” a cura di Amos Andreoni ed Enrico Pugliese, Ediesse, Roma, 2011; “Vittorio Foa uomo plurale. Un grande intellettuale protagonista del Novecento” a cura di Luigi Falossi e Paolo Giovannini, Ediesse, Roma, 2011

 

 

Loading...