Nato a Firenze il 21 aprile 1889, Piero Calamandrei si laureò in Giurisprudenza all’Università di Pisa nel 1912 e fu nominato Professore di procedura civile nel 1915. Partecipò alla Prima guerra mondiale come ufficiale volontario combattente per riprendere l’attività accademica al termine del conflitto. Risalgono agli anni Trenta suoi saggi destinati a incidere sulla elaborazione del codice di procedura civile del 1942, alla quale peraltro egli collaborò direttamente. Ma la vocazione di tecnico del diritto incontrava un preciso limite nelle sue convinzioni politiche e ideali. Fra i docenti universitari, Calamandrei fu infatti uno dei pochi a non essere iscritto al PNF, pur avendo giurato fedeltà al regime nel 1931. Fondò con Salvemini, i fratelli Rosselli ed Ernesto Rossi il Circolo della Cultura di Firenze che fu poi devastato dai fascisti. Con questo gruppo collaborò al giornale clandestino NON MOLLARE. Nella lotta al fascismo Salvemini fu il maestro, il punto di riferimento di questi giovani intellettuali.
Calamandrei non era solo antifascista, ma, dopo la marcia su Roma, aderì a “Italia libera”, gruppo clandestino di ispirazione azionista, e nel 1941 fu protagonista del movimento “Giustizia e libertà” e l’anno successivo uno dei fondatori del Partito d’Azione. Eletto alla Assemblea Costituente nelle file di quel partito, Calamandrei vi svolse un lavoro intenso e apprezzato da amici e avversari politici. Dopo lo scioglimento del Pd’A, aderì al Partito Socialdemocratico nelle cui liste fu eletto deputato nel 1948, salvo a distaccarsene quando, cinque anni più tardi, i socialdemocratici votarono la “legge truffa” insieme ai partiti della maggioranza di cui facevano parte. Da allora Calamandrei, oltre a fondare il movimento “Unità popolare” con Ferrruccio Parri, ingaggiò una grande battaglia culturale e politica per l’attuazione della Costituzione repubblicana, che lo vide indiscusso protagonista fino alla scomparsa, avvenuta a Firenze nel 1956.
Piero Calamandrei fu una personalità poliedrica. Oltre che giurista e politico insigne, fu un grande avvocato, e il suo “Elogio dei giudici scritto da un avvocato”, in cui condensò una esperienza professionale quarantennale, è rimasta la più rinomata pubblicazione italiana in tal campo, tradotta in molte lingue. Nella storia della Repubblica, il suo nome va associato a tre momenti fondamentali fra loro strettamente legati: la partecipazione e la promozione dell’azionismo, l’opera del Costituente, la battaglia per l’attuazione della Costituzione.
L’apporto di Calamandrei al pensiero azionista non fu meramente tecnico. Fu anche e soprattutto l’apporto di uno dei pochissimi giuristi di ispirazione liberaldemocratica all’indomani della Liberazione che, proprio per la sua poliedrica personalità, si trovasse al crocevia di più esperienze. Ed egli riuscì a sfruttare queste risorse non solo a vantaggio di una parte politica, ma attraverso di essa, del suo Paese. Lo si vide alla Costituente, dove i suoi discorsi risaltavano, insieme, per lucidità di ingegno giuridico e per lungimiranza, nonostante egli si trovasse spesso in una condizione di estrema minoranza, stretto fra le convergenti intenzioni politiche dei tre partiti di massa e lo scetticismo dei vecchi liberali quali Nitti, Orlando e Croce. E lo si vide ancor più all’indomani dell’entrata in vigore della Costituzione, quando, osteggiando quello che lui stesso battezzò “l’ostruzionismo della maggioranza” verso l’attuazione della Carta, avviò la prima battaglia di politica costituzionale della storia della Repubblica.
Calamandrei fondò la rivista “Il Ponte” che è tuttora una icona del giornalismo italiano. E’ morto a Firenze il 27 settembre 1956.
Aldo Garosci lo definì il cantore, il poeta della Resistenza. I suoi discorsi furono memorabili. Raccontò che quando i tedeschi prima della fuga fecero saltare i ponti dell’Arno ed i fiorentini videro quello scempio, quella profanazione della loro città, piansero sulle strade di Firenze. Un suo famoso discorso sulla Costituzione rivolto ai studenti di Milano finisce con queste parole:
Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro a ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento. Morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione.
Cesare Pinelli
Per approfondire si vedano i seguenti scritti di Piero Calamandrei:
“Questa nostra Europa” a cura di Enzo Di Salvatore, People, Busto Arsizio, 2020; “Colloqui con Franco” con Introduzione di Franco Lorenzoni, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2016; “Diario (1939-1941)” I, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2015; “Diario (1942-1945)” II, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2015; “Chiarezza nella Costituzione” con Introduzione di Carlo Azeglio Ciampi, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2012; “L’eredità ideale della lotta di liberazione”, La Scuola di Pitagora, Napoli, 2009; “Il significato morale del fascismo”, La Scuola di Pitagora, Napoli, 2009; Piero Calamandrei “Per la scuola”, Sellerio, Palermo, 2008; “Piero Calamandrei e la costruzione dello Stato democratico” a cura di Stefano Merlini, Laterza, Bari, 2007; “Questa nostra Costituzione” con Introduzione di Alessandro Galante Garrone, Bompiani, Milano, 1995; “Livio Bianco-Piero Calamandrei”, , Pliniana, Perugia, 1953
Oltre ad essi si vedano:
A cura di Guido Alpa, Silvia Calamandrei e Francesco Marullo di Condojanni “Piero Calamandrei e il nuovo Codice di procedura civile (1940)”, Il Mulino, Bologna, 2019; Paolo Bagnoli “Piero Calamandrei l’uomo del Ponte”, Fuorionda, Arezzo, 2012