UMBERTO MARZOCCHI (Un anarchico contro il fascismo)
Umberto Marzocchi nacque a Firenze il 10 ottobre 1900, figlio di una coppia livornese: la madre, Adria Mainardi, era levatrice e terziaria francescana, mentre il padre, Aristide Marzocchi, che lavorava come calzolaio e aveva idee repubblicane, morì quando il figlio era ancora bambino. Giovanissimo, Umberto Marzocchi si accostò con convinzione all’ideologia anarchica, che non avrebbe mai abbandonato per tutta la sua esistenza. Impiegato come operaio metallurgico alla Vickers Terni presso l’Arsenale della Spezia, frequentò in quel periodo i corsi serali delle Scuole di Arti e mestieri divenendo, appena diciassettenne, Segretario dell’Unione degli Operai Metallurgici aderente all’U.S.I., guadagnandosi la stima dei lavoratori che, in breve, lo soprannominarono Lenin non tanto a causa del suo pizzetto, ma, soprattutto, in virtù della grande passione con cui caratterizzava i suoi discorsi in pubblico. Nel 1919 subì la prima condanna, a sei mesi, per eccitamento all’odio di classe. Contemporaneamente avviò una fitta corrispondenza con Errico Malatesta e iniziò a scrivere, come redattore, per Il Libertario e Guerra di Classe. Nel 1920 partecipò a Bologna al congresso dell’Unione Anarchica Italiana, intervenendo nel dibattito sui consigli di fabbrica. All’inizio dell’estate del 1921 Marzocchi aderì all’associazione degli Arditi del Popolo e, facendo parte di esse, fu coinvolto nei fatti di Sarzana del 21 luglio di quell’anno. A seguito di ciò, nei giorni successivi, si trasferì a Savona, venendo assunto come impiegato presso gli uffici del censimento del Comune cittadino. A Savona entrò a far parte del Gruppo Anarchico cittadino e si mise immediatamente in luce come uno dei più attivi esponenti del movimento, partecipando a dibattiti, comizi e conferenze. Sposatosi a Savona con Elvira Angella il 4 aprile 1922, nell’agosto successivo, alla presa del potere a Savona da parte dei fascisti, fu costretto a trasferirsi in Francia con la moglie e le figlie Adria e Marisa: si stabilì dapprima a Nizza, quindi a Lille, continuando la sua attività politica e divenendo, così, uno tra i più famosi ed eminenti leaders del movimento anarchico italiano nel periodo tra le due guerre. Allo scoppio alla guerra di Spagna, nel 1936, partì immediatamente come volontario, rientrando in Francia l’anno dopo. Negli anni dell’occupazione tedesca del Paese, Marzocchi entrò nelle fila della Resistenza francese, combattendovi fino al termine del conflitto. Ritornato in Italia, si distinse come uno dei personaggi più in vista della Federazione Anarchica Italiana, mettendosi anche in luce, nel 1968, come uno dei principali animatori del congresso costitutivo dell’Internazionale delle Federazioni Anarchiche. Morì a Savona il 4 giugno 1986.
Su Marzocchi si veda
Umberto Marzocchi, una vita per la libertà e la giustizia sociale
edito dall’ISREC della provincia di Savona e scritto da
Vincenzo D’Amico, Giuseppe Milazzo, Giacomo Checcucci