Studia al Liceo Alfieri frequentato anche da Giulio Einaudi, Giaime Pintor, Cesare Pavese.
Fin da ragazzo dedica molto del suo tempo alla pittura.
Si iscrive alla facoltà di medicina dove si laurea nel 1924.
Tramite lo zio, fratello della madre, Claudio Treves (figura di rilievo del partito socialista), conosce Piero Gobetti che lo invita a collaborare alla sua rivista La Rivoluzione liberale, e lo introduce nella Scuola di Felice Casorati, attorno a cui gravita l’avanguardia pittorica torinese. Inserito in questo contesto multiculturale ha modo di frequentare personalità come Cesare Pavese, Antonio Gramsci, Luigi Einaudi.
Nel 1923 soggiorna a Parigi e scrive il primo articolo sulla sua pittura: dal 1924 partecipa
regolarmente alla Biennale di Venezia dove esordisce con l’opera Ritratto del padre.
Parigi nel 1929 con la conoscenza di Modigliani subisce nella sua pittura un cambiamento
stilistico. Levi, per una precisa posizione culturale, considerava la pittura espressione di libertà, in contrapposizione alla retorica dell’arte ufficiale conformista del fascismo e al modernismo ipocrita del movimento futurista. Nello stesso periodo si costituisce il gruppo antifascista di Giustizia e Libertà che vede tra i suoi fondatori Carlo e Nello Rosselli. Carlo Levi ne diventa il rappresentante a Torino partecipando alla stesura del programma.
Nel 1934 viene arrestato per la prima volta e poi ancora nel 1935, quando viene condannato al
confino e la destinazione è Gagliano, in seguito rinominato Aliano, piccolo paese in provincia di Matera. Questa esperienza lo segnerà profondamente. Nel 1936 viene graziato in un clima di euforia generato dalla conquista dell’Etiopia.
Nel 1943 aderisce al Partito d’Azione e collabora alla direzione de “La nazione del popolo”, organo
del Comitato di Liberazione in Toscana.
La sua intensa attività del dopoguerra si divide fra giornalismo, pittura e letteratura.
Nel 1945 Einaudi pubblica il suo romanzo più celebre, scritto due anni prima, Cristo si è fermato a
Eboli, cronaca trasfigurata in senso lirico e meditativo del suo soggiorno coatto in Basilicata. In
questo romanzo l’autore denuncia le condizioni di vita disumane di quella popolazione contadina,
dimenticata dalle istituzioni dello Stato, a cui neppure la parola di Cristo sembra mai essere
giunta. Il successo di questa opera mette in ombra la sua attività di pittore!
Nel 1950 viene pubblicato L’orologio, opera letteraria, politica e morale. Un orologio che si
rompe dà avvio alla storia di tre giorni e tre notti nel dicembre del’45 che cambia il destino
dell’Italia: la caduta del governo Parri è stata per gli azionisti la fine dei valori della Resistenza e
del rinnovamento morale e civile del paese, e nel contempo, il ritorno alla vecchia politica
partitocratica, conformista e trasformista.
Il romanzo-saggio è una grandiosa metafora dello scontro tra i ceti produttivi, intellettuali e non
(i Contadini) e quelli che dipendono e che comandano, piccoli e grandi burocrati, ossequienti,
opportunisti, corporativi (i Luigini dal nome del podestà di Gagliano di cui ha parlato in Cristo si
è fermato a Eboli.)
Nel 1956 viene pubblicato Le parole sono pietre che costituisce con le opere precedenti una sorta
di trilogia. L’opera è costituita da tre saggi scritti a seguito di tre viaggi in Sicilia. Sono saggi-
inchiesta a carattere politico-sociale sulla situazione e condizione dei contadini e degli operai
siciliani le cui aspirazioni vengono infrante dalla mafia con la connivenza del potere politico.
Nel 1963 si candida e viene eletto senatore come indipendente nelle liste del partito comunista.
Viene rieletto nel 1968.
Muore a Roma il 4 gennaio 1975 e viene sepolto, secondo la sua volontà, ad Aliano dove in vita
non aveva avuto più occasione di tornare.
Emilia Bonaiuto
Per approfondire si vedano i suoi scritti:
“Cristo si è fermato a Eboli”, Mondadori, Milano, 2015; “Tutto il miele è finito”, Einaudi, Torino, 1964; “L’orologio”, Mondadori, Milano, 1962; “Le parole sono pietre: tre giornate in Sicilia”, Einaudi, Torino, 1955; “Paura della libertà”, Einaudi, Torino, 1946
Si vedano pure gli studi su di lui:
“Carlo Levi: galleria di ritratti” a cura della Fondazione Carlo Levi, Meridiana libri, Corigliano Calabro, 2000; “Carlo Levi e la Lucania: dipinti del confino 1935 – 1936”, De Luca edizioni d’arte, Roma, 1990