CALOGERO GUIDO

 

In primo luogo importa avere quello che si ama, in secondo luogo amare quello che si ha. Quest’ultima cosa importa ancora più che l’altra.( Da un taccuino di appunti di Guido Calogero. Giro della Brenta, 10 agosto 1947).

Queste parole erano scritte sul cartoncino d’invito per il decimo anniversario della sua morte avvenuta nel 1986.

Nato a Messina il 4 dicembre 1904, fu una presenza di grande rilievo nel secolo scorso per il suo appassionato impegno sociale e politico portato avanti tutta la vita, oltre che per il suo acceso antifascismo. Laureatosi più che ventenne in Lettere, si dedicò in seguito agli studi filosofici. Nel 1934 fu incaricato di Storia della Filosofia alla Normale di Pisa dove incontrò Aldo Capitini, allora segretario della Scuola, acceso antifascista anche lui. All’invito di Gentile, che della Normale era il direttore, di prendere la tessera fascista, Capitini si rifiutò: lasciò il lavoro e tornò nella sua Perugia nel palazzo Comunale dove viveva il padre campanaro. Povero com’era si arrangiò con le lezioni private. L’incontro fu determinante: Calogero e Capitini rimasero legati dagli stessi ideali tutta la vita, primo fra tutti il liberalsocialismo. Negli anni della guerra Calogero fu arrestato e condannato al confino a Scanno, dove incontrò il suo ex discepolo Carlo Azeglio Ciampi. Dopo la liberazione crebbe il suo impegno sociale e politico, militò nel Partito d’Azione, collaborò al Mondo di Pannunzio, combattè senza sosta per una scuola laica. Analizzò con rigore i problemi italiani del suo tempo, cosi attuali anche ora, primo fra tutti quello appunto della scuola laica e di conseguenza di un’educazione la quale non presupponga tabù ed allevi continuamente i giovani all’attenta e rispettosa discussione di qualunque idea e fede, propria ed altrui”. Importante l’educazione alla tolleranza e alla libertà d’insegnamento.

Tra le sue opere: La scuola dell’uomo, Vallecchi 1939; Etica, giuridica, politica, Einaudi 1946; La filosofia del dialogo, ed. Comunità 1962; Difesa del liberalsocialismo ed altri saggi, Marzorati 1971.

Non sono che una minima parte dei suoi scritti. In essi l’ideale della libertà, l’unico che abbia natura etica fu motivo dominante.

Nel 1943 Calogero con Ugo La Malfa e Carlo Ragghianti avevano chiarito e consolidato l’unione fra i vari movimenti antifascisti dando vita al Partito d’Azione. Dopo la caduta del fascismo Calogero scriveva su L’ITALIA LIBERA insistendo sull’educazione politica e sulla democrazia e la scuola, gli argomenti che aveva a cuore. Non si combatteva per scopi immediati, diceva, si combatteva per una nuova moralità e per una nuova civiltà”. Il liberalsocialismo di Calogero era di orientamento giuridico oltre che sociale. Chiarificatrici sono le parole di Bobbio, prefazione al libro di Calogero, Le regole della democrazia e le ragioni del socialismo. Bobbio frequentava le riunioni del movimento liberalsocialista animato da Capitini e Calogero. Di quest’ultimo scrisse: ”Lo vidi la prima volta nel 1933. Mi impressionarono la sua bravura, la sua intelligenza, i suoi occhi esprimevano quella volontà di discussione che ne facevano un maestro del dialogo”. E spiega che il modo di Calogero di intendere il socialismo andava attribuito alla sua ammirazione per l’Inghilterra e il laburismo.

Guido Calogero ebbe a scrivere: “Se qualcuno vi chiede cos’è il partito d’Azione e cos’è questa azione, potete rispondergli che questo è il partito dell’azione per la vostra Repubblica liberalsocialista che ha il suo motto “Giustizia e Libertà”… Per scegliere tra le vie che si possono battere bisogna sapere qual è la via che si deve battere”.

Nel 1966 Calogero aderì al Partito Socialista unificato. Restò ferma la sua convinzione che uguaglianza e libertà fossero intimamente unite. Morì a Roma il 17 aprile 1986.

Neva Baiada Pellegrini

 

Per approfondire si vedano anche questi scritti di Guido Calogero:

“ABC della democrazia. Con il primo manifesto del liberalsocialismo”,Chiarelettere, Milano, 2019; “Il metodo dell’economia e il marxismo”, Laterza, Bari, 1967; “Etica Politica Giuridica”, Einaudi, Torino, 1946, “Difesa del liberalsocialismo”, Atlantica, 1945;

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