Nacque a Bologna il 17 maggio 1909 da Paolo Enriques, biologo e professore universitario, e da Clotilde Agnoletti, sorella dello scrittore Fernando Agnoletti. Frequentò a Firenze la facoltà di giurisprudenza, laureandosi con Piero Calamandrei, di cui in seguito divenne assistente. Fece parte dal 1936 del movimento liberalsocialista di Capitini e Calogero e di questo gruppo fu, insieme con Tristano Codignola e Carlo Fumo, uno dei più attivi esponenti.
Nel gennaio 1942 venne arrestato insieme con G. Calogero, T. Codignola, A. Capitini, R. Ramat, C. Francovich per la sua attività contro il regime e fu condannato a cinque anni di confino prima ad Avezzano e poi a Lanciano. Per contravvenzione agli obblighi del confino e per “disfattismo” fu di nuovo arrestato e venne trasferito nel carcere romano di Regina Coeli. Con il 25 luglio 1943 riacquistò la libertà e fece ritorno a Firenze, iniziando subito l’attività organizzativa e politica nelle file del Partito d’Azione.
Subito dopo l’armistizio cercò, insieme con altri esponenti del Comitato interpartito cittadino, di organizzare una difesa contro i tedeschi. Divenuto rappresentante del Partito d’Azione in seno al Comitato toscano di liberazione nazionale (Clnt), si adoperò perché il Comitato non avesse soltanto obiettivi di lotta contro i fascisti e i tedeschi, ma si caratterizzasse subito come organo di governo. Nella riunione del Comitato del 3 gennaio 1944 presentò un ordine del giorno, approvato all’unanimità, con cui, in vista dell’insurrezione contro i nazifascisti, si proponeva che, appena possibile, il Cln si costituisse in governo provvisorio di Firenze e provincia e legiferasse con pieni poteri nel campo dell’epurazione dei fascisti e in quello della politica economica.
Dopo la liberazione, nel 1945, fu, con Calamandrei, fondatore e redattore di «Il Ponte», la rivista che rappresentò, nel panorama delle riviste italiane di cultura e politica, una presenza originale e di indiscusso prestigio, sempre impegnata per l’attuazione piena della Costituzione, per la difesa dei diritti civili e sociali, per il dialogo, anche ai tempi della Guerra fredda, e a sostegno dei movimenti di liberazione in varie parti del mondo. Nel 1956, alla morte del Calamandrei, Enzo Enriques Agnoletti assunse la direzione della rivista mantenendola fino alla morte.
Dopo lo scioglimento del Partito d’Azione Enriques Agnoletti aderì, con Codignola e Calamandrei, all’Unione dei socialisti, che nel 1949 era confluita nel Partito socialista unitario. Nel 1953, sempre insieme con Codignola e Calamandrei, si batté contro la legge elettorale maggioritaria aderendo al movimento di Unità popolare, poi confluito nel Partito socialista italiano. Nelle liste socialiste fu eletto al Consiglio comunale di Firenze e dal 1961 al 1964 fu vicesindaco della giunta guidata da La Pira. Con La Pira condivise numerose iniziative che in quegli anni fecero di Firenze un centro mondiale per la distensione e la cooperazione tra i popoli. Sul finire degli anni sessanta fu membro attivo del Comitato Italia-Vietnam, che appoggiava la lotta del movimento di liberazione vietnamita. Negli anni successivi fu impegnato nei movimenti per la pace e soprattutto a sostegno della causa palestinese. Inoltre, legato all’eredità della Resistenza, successe a Parri nella carica di presidente della Federazione italiana delle associazioni partigiane (Fiap) e fu membro del Bureau della Fédération internationale de la Résistance.
Avverso al nuovo indirizzo del partito socialista dopo l’avvento alla segreteria di Craxi, nel 1981, insieme a Codignola e ad altri esponenti socialisti, sottoscrisse una dichiarazione di dura critica alla politica internazionale del Psi, alla mancanza di democrazia interna e alla insensibilità del gruppo dirigente nei confronti della questione morale. I firmatari furono espulsi dal partito e diedero vita alla Lega dei socialisti, fautrice di una politica di unità della Sinistra per costruire l’alternativa alla Democrazia cristiana. Nelle elezioni politiche del 1983, candidato come indipendente nelle liste del Pci, venne eletto al Senato. Aderì al gruppo della Sinistra indipendente e fu membro della commissione Affari esteri e vicepresidente dell’assemblea.
Morì a Firenze il 7 settembre 1986.
Gran parte dei suoi scritti sulle vicende dell’antifascismo e della Resistenza e sulle diverse questioni di politica interna e internazionale sono apparsi su «Il Ponte» dal 1945 al 1986 e su «Lettera ai compagni», mensile della Fiap.
Le carte di Enzo Enriques Agnoletti sono conservate presso l’Istituto storico della Resistenza in Toscana a Firenze e presso l’archivio del’Università europea di Firenze
Marcello Rossi
Per approfondire si vedano i suoi studi:
“Le origini del Partito d’Azione: 1929-1943” con Prefazione dell’Istituto studi Ugo La Malfa, Edizioni Fiap, Roma, 1985; “A quarant’anni dalle leggi razziali: discorso di Enzo Enriques Agnoletti in occasione della seduta solenne del Consiglio comunale” a cura della Direzione dei servizi di informazione e relazioni pubbliche del comune, Bologna, 1978; “Tribunale Russell : diritto delle genti e crimini di guerra” , La Nuova Italia, Firenze, 1968; “Il nazismo e le leggi razziali in Italia” in “Storia dell’Antifascismo italiano” a cura di Luigi Arbizzani e Alberto Caltabiano, Editori Riuniti, Roma, 1964
A questi si aggiunga lo studio di Lamberto Mercuri “In memoria di Enzo Enriques Agnoletti”, Edizioni Fiap, Roma, 1991