BAUER RICCARDO

 

Riccardo Bauer nasce il 6 gennaio 1896 a Milano da una famiglia di origine boema. Nel 1915 ottiene la cittadinanza italiana e partecipa come volontario alla prima guerra mondiale. Si distingue per coraggio e riceve alcune decorazioni al valore militare. Torna mutilato dal fronte di guerra.

Alla fine del conflitto bellico riprende il lavoro al Museo storico dell’Umanitaria di Milano ( si tratta della Società Umanitaria istituzione filantropica laica ) fino a quando, nel 1924, con l’avvento del fascismo, di cui è un fiero oppositore, viene licenziato. Collabora con il giornale “La Rivoluzione liberale” di Piero Gobetti. Con Ferruccio Parri fonda il settimanale “Il Caffè”. Per la sua attività antifascista viene ripetutamente arrestato e, nel 1927, inviato al confino prima a Ustica e poi a Lipari.

Nel 1928 torna libero e, con l’adesione al movimento Giustizia e Libertà, riprende l’attività clandestina.

Nuovamente arrestato, viene condannato dal Tribunale speciale fascista a vent’anni di reclusione.

Nel carcere di Regina Coeli di Roma, in una cella comune trova Ernesto Rossi, Vindice Cavallera, Augusto Monti, Vittorio Foa e altri. Sono i compagni di lotta del movimento Giustizia e Libertà.

I lunghi anni di carcere trascorrono, per questo gruppo, nello studio della storia, economia politica, filosofia e altre materie. Questo impegno li aiuta a sopportare il peso della segregazione. La cultura è un alimento per il loro spirito. Naturalmente non mancano interminabili discussioni politiche, soprattutto tra Rossi e Bauer. Rossi è un “concretista salveminiano”, mentre Bauer è un acceso ”idealista crociano”. Li accomuna, però, la militanza politica e l’affetto.

Bauer scopre che le loro conversazioni sono spiate e registrate dalla polizia. Da quel momento la conversazione tra i detenuti diventa prudente.

La notizia del barbaro assassinio dei fratelli Rosselli filtra nel carcere provocando commozione e sgomento.

Finalmente libero, dopo l’8 settembre 1943, Bauer aderisce al Partito d’Azione che lo nomina responsabile militare nella Resistenza romana. Entra subito in contatto con i comandi della “Special Force” Alleata.

Dopo la Liberazione, fonda la rivista “Realtà politica”, con la quale auspica il rinnovamento morale degli italiani. In politica persegue una “terza via”, distante sia dal socialismo che dal capitalismo.

Dopo la scissione e il successivo scioglimento del Partito d’Azione si dedica esclusivamente, prima con l’Umanitaria e poi con altri sodalizi, ad una attività di carattere civile e sociale.

Con Bauer l’Umanitaria perde la caratteristica caritatevole di stampo cattolico per trasformarsi in un centro di iniziative sociali. In campo scolastico rilancia il progetto delle scuole professionali, invece nell’ambito dei servizi sociali promuove il Centro di Cultura con studi, convegni e corsi di formazione, e con altre attività come le Biblioteche Popolari. Il suo metodo educativo antepone i Doveri ai Diritti e pone la responsabilità alla base della vita democratica.

Bauer con il suo magistero suscita, soprattutto nei giovani, l’amore per la libertà e la giustizia sociale. Ritenendo che i vertici della classe politica siano l’espressione della base, afferma che solo una diffusa educazione può produrre una sana rappresentanza politica.

Bauer è un educatore incorruttibile, che rifugge da ogni gratificazione e che non accetta compromessi. Le sue pubblicazioni rispecchiano un’alta coscienza civile e democratica.

Muore il 15 ottobre 1982, lasciando l’esempio di una vita dedicata interamente alla libertà e all’educazione morale.

Vittorio Cimiotta

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Per approfondire, ecco alcune sue opere:

“La guerra non ha futuro”, Linea d’ombra, Treviso, 1994; “ABC della democrazia”, Pan, Milano, 1980; “Il disarmo. Un primo passo difficile, necessario, urgente”, Milano, 1976; “Il movimento pacifista e i lavoratori”, Fondazione Ernesto Teodoro Moneta, Milano, 1972; “La violenza: problema d’oggi”, Lidu, Milano, 1971; “Il senso della libertà”, Lacaita, Manduria, 1967; “Alla ricerca della libertà”, Franco Parenti ed., Firenze, 1957

 

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