10 settembre 1899 nasce Ada Rossi

Ada Rossi è stata una partigiana e antifascista italiana.
Ada Rossi nacque il 10 settembre 1899 a Baganzola, in provincia di Parma, da una famiglia borghese agiata, al cui interno si erano alternati militari di carriera, socialisti rivoluzionari e perfino, da parte di madre, si vantava un’aristocratica bisnonna ricordata, nei racconti familiari, come bellissima e piena di fascino.

Forse per questa famiglia eterogenea ed in parte conflittuale, l’infanzia e l’adolescenza furono per Ada i presupposti della sua formazione morale e politica, e quando incontrò Ernesto Rossi all’Istituto Tecnico Vittorio Emanuele di Bergamo nel 1928, dove ambedue insegnavano, lei Matematica, lui Economia Politica, era già una fervente antifascista.

Curiosamente li univa lo stesso cognome, ma Ada non conosceva ancora niente dei retroscena di questo collega che incontrava nei corridoi, e che presto sarebbe divenuto un clandestino e in seguito suo marito.

Sono stata allieva di Ada Rossi nei burrascosi anni ’70, ed in questo mio ricordo personale un po’al di fuori degli schemi biografici, vorrei soffermarmi sul valore che seppe trasmettermi come donna testimone e protagonista di un’epoca. La rivedo lucida e determinata e sempre ironica; un vero spirito laico, libero da pregiudizio, aperto al confronto e sempre alla ricerca della giustizia etica e sociale. Sembrava non temere niente, salvo l’appiattimento del pensiero critico che lei, semplicemente, chiamava stupidità.

Ada Rossi per non perdere il senso della verità era vigile ed aveva un forte stimolo all’azione che manifestava anche nell’insegnamento, finalizzato alla realtà ed alle sue soluzioni.

Ma i suoi giovani, ai quali dava ripetizioni di matematica, quelli degli anni ‘70, erano portati invece da motivi spesso utopistici, quasi illusori. Lei si opponeva perché conosceva bene il limite che segna e separa l’illusione dell’utopia dalla realtà.

Era un vero spirito sociale, un’attenta osservatrice del mondo e dei suoi motivi, critica e straordinariamente moderna.

La grande qualità di Ada, donna d’azione pragmatica fu l’attesa, quella rara e delicata coscienza che sta sul filo del rasoio. Sapeva dare senso all’attesa, rimanendo stabile lì dove tutto si muove. Così per lei come per Ernesto, il tempo della propria storia fu dedicato all’interesse per il bene comune, a costo della propria vita.

Una straordinaria personalità femminile si trovò unita ad un uomo di rare qualità morali ed intellettuali ed il loro intransigente atteggiamento, frutto di un fervente richiamo ai valori della Giustizia e della Libertà dette vita ad un’unione “veramente” speciale. Complici della stessa intesa, Ada ed Ernesto condivisero tutta la loro esistenza rafforzando il loro legame soprattutto nei dodici anni di separazione tra carcere e esilio.

Fra una formula matematica ed un teorema geometrico, nella sua bella ma sobria casa di Piazza Jacini a Roma dove era raccolto l’Archivio Salvemini, sollecitavo Ada a raccontarmi della sua avventurosa storia.

Mi parlò degli opuscoli del “Non mollare” che furono tra i primi atti di propaganda divulgati contro la politica di Mussolini.

Il grido di una manciata di intellettuali considerati dal regime fascista agitatori, smosse molte anime e creò anche in Ada ed Ernesto molti dubbi; sentirono che i tempi imponevano loro di schierarsi, di non restare indifferenti alle sempre più manifeste sopraffazioni e fu l’inizio della loro storia e frammento della Storia.

Ada partecipò alla propaganda politica, all’organizzazione del movimento giellista e alla divulgazione del manifesto di Ventotene del 1942 insieme ad Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni ed alle numerose attività antifasciste che si svolgevano nell’ambito dei movimenti di opposizione al regime, con l’appoggio di tutto il gruppo dei fratelli Rosselli.

Il cerchio si chiudeva, gli uomini di Giustizia e Libertà erano circondati, vigilati controllati e infine incarcerati e dopo l’8 settembre 1943 fucilati. Ernesto Rossi lo sapeva “… tra sei mesi saremo tutti dentro” e lo sapeva anche Ada che divenne sua moglie il 24 ottobre 1931 a Pallanza.

Durante la carcerazione di Ernesto, Ada lo consigliò ad esercitarsi in matematica, algebra, trigonometria; sapeva che la palestra della mente avrebbe giovato alla detenzione e stimolato l’attività psichica messa così a dura prova. Lo avrebbe aiutato a rimanere vivo anche nelle condizioni più disagiate investendo negli strumenti della memoria, per la sopravvivenza della mente e dell’anima.

L’attesa di Ada, come un paradosso, fu un’attesa dinamica accompagnata dalla straordinaria capacità di comunicare, lottando quotidianamente contro il rischio della rinuncia e della solitudine.

Nell’attesa ci furono i momenti peggiori, vissuti insieme pur nella lontananza che consolidarono la loro intesa spirituale. L’attesa di Ernesto fu sostenuta da questo agire, da questa circolarità e vivacità femminile sempre presente e attiva.

Erano le festività a determinare il corso del tempo, nel periodo della detenzione: pochi permessi concessi per brevi e intense occasioni da passare insieme, in quell’ambiente privo di comodità e pieno di gelo. Le visite di Ada al carcere o al confino erano occasione per trasmettere i messaggi di Ernesto ai compagni esterni di Giustizia e Libertà. Sospettata, ma mai scoperta dalla polizia, venne egualmente inviata al confino in Lucania.

Quel presente pieno di ombre stimolava Ada a vedere chiaro e oltre e a riscoprire nello scorrere dell’evento il rafforzamento del suo ideale politico ed a convincersi sempre di più che quello e solo quello avrebbe portato l’Italia fuori dalla barbarie del regime. Insorgere e risorgere: si poteva morire ma per affermarsi nuovamente.

Per me, adolescente, la conoscenza con Ada Rossi, le sue parole, quella luce democratica che aveva illuminato e continuava ad illuminare la vita, fu un esempio di sentimenti nobili: amore, dedizione, forza, rispetto, speranza.

Grazie Ada !

Bianca Cimiotta

Per approfondire si vedano i suoi scritti:

“Vita con Ernesto Rossi”, Guanda, Milano, 1975

Si vedano inoltre gli studi su di lei:

Antonella Braga, Rodolfo Vittori “Ada Rossi”, Unicopoli, Milano, 2017; Caterina Barilli: “Un uomo e una donna: vita di Ernesto e Ada Rossi”, Lacaita, Manduria, 1991

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