“Lettera ai compagni è stata fondata nel 1969 da Ferruccio Parri e Lamberto Mercuri. Il primo comitato di redazione era composto oltre a loro da Gaetano Arfé, Simone Gatto, Leo Valiani, ai quali si sono aggiunti Enzo Enriques Agnoletti, Tristano Codignola, Alessandro Galante Garrone e Piero Caleffi.

Scriveva Parri nel primo numero, delineando il perimetro ideale della rivista che era ancorato necessariamente alla storia della nostra Resistenza ma con un respiro largo contrassegnato dal comune denominatore democratico e dal dibattito sui problemi attuali della società italiana. In questo senso Lettera ai compagni era un modo per riannodare il filo di un ragionamento storico ma si poneva pure come organo interno di collegamento della stessa FIAP:

“Sono anni ormai che con Mercuri si discorre di questa “lettera” periodica e del carattere che dovrebbe avere. […] La necessità più che opportuna di un organo interno di collegamento, ed anche di affiatamento, è così ovvia che non ha bisogno di dimostrazione” aggiungendo “Quante volte ci siamo ritrovati a discutere della Resistenza, se viva o se morta e della ragion d’essere della nostra organizzazione […] Ma quegli stessi interni dibattiti rivelavano che se la Lettera voleva farsi portatrice di orientamenti, giudizi, inviti all’azione relativi ai problemi attuali della società italiana, contrassegnati soltanto dal comune denominatore democratico, doveva riprendere coscienza e farne uno dei temi dominanti di queste conversazioni epistolari, delle origini storiche della nostra particolare resistenza e delle sue vicende e dei suoi sviluppi dialettici ”

È questo lo spirito con il quale la Redazione inaugurava quel primo numero, affermando di voler collegare i vecchi compagni ai giovani e ai meno giovani, nel trattare i problemi più vivi della nostra società, per rafforzare la democrazia del nostro Paese:

«Come potete comprendere lo scopo della “Lettera” è quello di creare un punto di incontro e di collegamento tra vecchi compagni accomunati da una fede nella libertà e giovani o meno giovani che in essa credono. È nostra intenzione dedicare ai problemi più vivi della società nella quale viviamo, la nostra attenzione vigile e consapevole. Molti purtroppo sono i mali che affliggono la democrazia italiana e troppi sono gli adempimenti costituzionali disattesi dai governi succedutisi negli ultimi vent’anni. Questa nostra presenza vuole quindi essere uno sforzo modesto, un contributo attivo, che noi vogliamo dare alle soluzioni che noi riteniamo più idonee per il rafforzamento dell’attuale regime democratico, logica proiezione e conseguenza dell’impegno e del sacrificio di chi ha lottato per la liberazione del nostro Paese».

Per varie ragioni la “Lettera” interruppe le pubblicazioni nel 2010. Oggi un gruppo di compagni vuole rilanciarla, partendo dal presente per ritrovare la centralità del passato, in modo che la “Lettera” non si traduca in una mera testimonianza di un passato nobile. Un dialogo necessario tra passato e presente. Dove lo studio della storia si cala nel dibattito politico attuale e dove le radici azioniste, del socialismo liberale, europeiste, mazziniane, forniscono la chiave di lettura del contemporaneo, della crisi delle democrazie, delle vecchie e nuove disuguaglianze, delle minacce portate dai nuovi razzismi, xenofobie, populismi, delle sfide ambientali e geopolitiche e dei problemi delle giovani generazioni.

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