8 ottobre 1943: Rodolfo Graziani fa affiggere sui muri della capitale un bando per ingaggiare operai
Il Maresciallo d’Italia, generale Rodolfo Graziani[1] fa affiggere sui muri della capitale un bando per ingaggiare operai, promettendo una paga giornaliera di 12.50 lire nette, oltre a 20 lire per la moglie, 5 lire per ogni figlio a carico e 10 lire per ogni genitore. Nonché l’esenzione da ogni richiamo alle armi. Le iscrizioni al bando cesseranno quando verrà raggiunto il totale di 90.000 lavoratori. Nei confronti degli inadempienti saranno presi gravi provvedimenti estesi anche ai loro famigliari. Il generale Chieli parla agli ufficiali che si sono presentati alla caserma del 2° Granatieri, ordinando loro di raggiungere Firenze. Una volta raggiunta la città, potranno scegliere se militare con Graziani o essere internati. Chi non avrebbe raggiunto Firenze sarebbero stati scovati dai tedeschi e internati a loro volta.
Il generale Raffaele Cadorna, comandante della Divisione “Ariete”, e il generale Fenulli, vicecomandante, offrono il loro contributo al colonnello Montezemolo.
Aldo Pavia
(nella foto il numero di LIFE del 24 giugno 1940 con una foto di Rodolfo Graziani in copertina)
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[1] Rodolfo Graziani (1882-1955). Generale. Vicegovernatore della Cirenaica (1930-1934), Governatore della Somalia Italiana (1935-1936), Vicerè d’Etiopia (1936-1937), Capo di Stato maggiore del Regio Esercito (1939-1941), Governatore Generale della Libia (1940-1941), Ministro della Difesa nazionale e della produzione bellica della Repubblica Sociale Italiana (RSI). Inizia il suo percorso militare nel plotone allievi ufficiali del 94° Fanteria a Viterbo. Nel 1906 ufficiale nel Primo Reggimento Granatieri di Roma. Nel 1908 destinato in Eritrea. Decorato al Valor Militare nella prima guerra mondiale. Colonnello nel 1918 a soli 36 anni. Nel 1931 protagonista della repressione in Libia. Nel 1935-1936 al comando delle operazioni militari contro l’Abissinia, durante le quali vengono usati per la prima volta i gas asfissianti, iprite e fosgene. Viene nominato Maresciallo d’Italia e marchese di Neghelli. Nel 1938 il suo nome appare tra quelli dei firmatari del “Manifesto della razza”. Tornato in Libia battuto dalle forze britanniche, viene destituito da Mussolini l’11 dicembre 1941. Entra, alla sua costituzione, nella RSI e ne diventa ministro, con l’appoggio del plenipotenziario tedesco Rahn. Certamente non stimato da Mussolini che afferm di disprezzarlo, come risulta dal Diario di Galeazzo Ciano. Il 29 aprile 1945 si arrende, a Milano, al IV° Corpo d’Armata statunitense. Viene imprigionato in Algeria e poi a Procida. Il 5 giugno 1948 inizia un processo nei suoi confronti e viene condannato a 19 anni di carcere, di cui 17 condonati. Nel 1952 si iscrive al Movimento Sociale Italiano (MSI). Muore nel 1955 a Roma.