31 dicembre 1943: fucilati a Forte Bravetta i carabinieri Raffaele Pinto e Antonio Pozzi

Fucilati a Forte Bravetta Raffaele Pinto e Antonio Pozzi, che erano stati arrestati dalla banda Pollastrini.[1]

Il GAP “Storto” distrugge un deposito di carburante presso la tenuta Polmarola mentre il GAP “Pescatore” attacca e distrugge un centro radio in un villino della borgata Ottavia, sede del comando del VII° reggimento paracadutisti tedeschi. La reazione tedesca porta all’arresto immediato di 31 ostaggi civili. Nell’azione con i tedeschi collaborano anche militi fascisti. Il comando partigiano, nel corso della notte, invia ai tedeschi un ultimatum, richiedendo il rilascio degli ostaggi entro 24 ore. L’ultimatum è accompagnato da azioni del GAP di Forte Aurelio, che attaccano automezzi tedeschi sulla via di Pineta Sacchetti, sulla via Cassia all’altezza della Giustiniana, della Storta e sulla via Braccianese. Gli ostaggi verrano rilasciati il pomeriggio successivo, dopo che una pattuglia di SS, accompagnata da una interprete italiana, ai parenti degli arrestati fa un breve discorso, annunciando il rilascio ma invitandoli a far avere loro qualsiasi notizia ed informazione sui banditi comunisti. Di questo episodio, qualche giorno dopo, ne parlerà Radio Londra.

Rosario Bentivegna e Carla Capponi  fanno saltare la centralina antiaerea di Roma, alla stazione ferroviaria di Trastevere.

Aldo Pavia

(nella foto il vice brigadiere dei Carabinieri Antonio Pozzi)

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[1] Pinto e Pozzi erano carabinieri della stazione della Magliana. Arrestati in ottobre. Condannati a morte dai tedeschi per detenzione di armi. La loro condanna a morte era stata sospesa, ma la sentenza comunque venne eseguita per ordine dei tedeschi.

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