29 dicembre 1948 muore Guido De Ruggiero

Guido De Ruggiero, nato a Napoli il 23 marzo 1888, è una delle figure più note, complesse e moralmente intransigenti della cultura antifascista. Storico della filosofia, politico, professore universitario, è stato uno dei fondatori del Partito d’Azione, ha anche ricoperto l’incarico di Ministro della Pubblica istruzione e di Rettore dell’Università di Roma.

De Ruggiero ha sempre rivelato un carattere intraprendente, spesso polemico nei confronti dei suoi stessi compagni di lotta e dei due esponenti di spicco del neoidealismo italiano come Croce e Gentile, con i quali, proprio a causa della sua dirittura morale, ha vissuto un rapporto non di rado conflittuale su alcuni principi etico-politici professati dai due filosofi. Negli anni giovanili, ha seguito la sintesi teorica di Gentile, salvo poi maturare un ripensamento sulla filosofia gentiliana (sfociato in un revisionismo piuttosto critico nei confronti dell’idealismo), sino a rompere drasticamente i rapporti con Gentile quando questi scrisse il Manifesto degli intellettuali fascisti, cui, nel 1925, fece seguito il Manifesto degli intellettuali antifascisti scritto da Croce e firmato dallo stesso De Ruggiero. Il suo itinerario filosofico e politico, non di rado sofferto, non sempre lineare e non solo per le vicende storiche dell’epoca, (la Grande guerra, l’avvento del fascismo e la sconfitta del liberalismo) di sicuro è stato sempre stimolato da un percorso personale di ricerca culturale e di recisa opposizione contro tutto ciò che potesse ostacolare la libertà individuale, tanto da perseguire, come uomo politico, la lotta contro ogni forma di totalitarismo sia “rosso che nero” e, come docente, la volontà di favorire la formazione di una coscienza etica dell’individuo.

Fu tra i primi ad intuire il carattere illiberale del fascismo; infatti, sin dal 1921, era convinto, da buon liberale, che tra la dittatura rossa e quella nera non ci fosse alcuna sostanziale differenza, “se non una distinzione ottica: tutto il resto – dichiarava De Ruggiero- è indiscernibile”. E nel dopoguerra, come scrisse sul “Corriere d’informazione” del 21 febbraio del 1946, rivelò il pericolo che la politica potesse privare il Parlamento della propria vitalità, perché inficiato da un conformismo politico prodotto dalla tendenza dei partiti a “diventare aggruppamenti d’interessi economici e sociali […]”. Con lungimiranza, caratteristica dell’intellettuale impegnato, De Ruggiero aveva già paventato la nascita della partitocrazia. La convinzione che l’intellettuale dovesse partecipare ai conflitti politici nazionali e interessarsi alla politica estera, era maturata grazie ai suoi studi sul liberalismo europeo, specie quello inglese di cui, sulla scorta di Hobhouse, De Ruggiero fece propria l’esigenza di proporre un liberalismo non elitario ma aperto alle problematiche sociali e in grado di presentare reali soluzioni riformiste. Da questi presupposti nacque il suo studio su L’impero britannico contro la guerra (Firenze 1921) e la nota Storia del liberalismo europeo che ottenne larghi consensi e, successivamente, provocò forti contrasti col fascismo. I contenuti di questo lavoro furono più volte esposti con un’intensa attività pubblicistica e giornalistica, grazie agli articoli quasi tutti scritti negli anni venti e apparsi su “Il Resto del carlino”, “Il Paese” e “Il Secolo”. Ma l’attività giornalistica riprese con fervore anche nel secondo dopoguerra. Su “Il Resto del carlino”, nel 1922, asseriva la necessità di “creare una educazione degna di questo nome” riproposta nella Storia del liberalismo europeo, in cui De Ruggiero riteneva doveroso “[…] creare una democrazia di uomini liberi: quindi di educare le masse al sentimento dell’autonomia, promuovere il loro spirito di associazione e di cooperazione spontanea che tende a spezzare ciò che ne fa delle masse amorfe, preparare l’autogoverno dello Stato per mezzo delle più varie e originali forme dell’autogoverno particolare e locale”.

Questo spirito liberale viene ribadito più volte nel settimanale politico-culturale “la Nuova Europa”, nel quale affrontava temi di ampio respiro (filosofici, storico-politici, economici) riproponendo la sua fede in un liberalismo-sociale, come si evince nello scritto Il Liberalismo sociale, Il Liberal-socialismo, Il progetto politico del Partito d’azione (pubblicato ne “La nuova Europa”, II, 18 del 6 maggio 1945). In questo articolo, De Ruggiero considerava ineludibile vivere il liberalismo calandolo nella realtà effettuale, e indicava le direttive politiche e le mete cui doveva tendere il Partito d’Azione.

Oltre all’attività di politico, De Ruggiero continuò quella di studioso e di docente, per avere l’opportunità di lavorare in modo da influire sulla formazione morale e culturale dei giovani improntata agli ideali della libertà; ma nel 1942, al rifiuto di apportare modifiche al suo libro su Il liberalismo europeo, per ordine di Bottai, De Ruggiero fu destituito dall’insegnamento. Probabilmente, la decisione venne presa perché il suo nome era stato segnalato dalla polizia fascista, già al corrente delle sue attività contro il regime (Mussolini, nel 1944, lo apostrofò come “il turpe De Ruggiero”) e dei suoi contatti con alcuni intellettuali che si incontravano a Bari attorno alla casa editrice Laterza.

In seguito alle perquisizioni avvenute nella sua abitazione, fu associato al movimento liberal-socialista, pertanto, De Ruggiero fu arrestato nel 1943 ma rimesso in libertà il 25 luglio dello stesso anno. Il 18 giugno del 1944, su sollecitazione del Partito d’Azione, fu nominato Ministro della Pubblica Istruzione del governo Bonomi. De Ruggiero accolse l’incarico con la convinzione di dover svecchiare la scuola italiana ma, se ambiziosi furono i suoi progetti al riguardo, piuttosto modesti si rivelarono i risultati.

Lasciato il governo, si dedicò al nascente movimento federalista e continuò l’attività giornalistica ne “La Nuova Europa”, ma non tralasciò i suoi studi, sempre fiducioso nell’efficacia pratica del pensiero e decisamente contrario al liberal-socialismo in nome del liberalismo sociale, l’unica alternativa politica in grado di promuovere la libertà in tutti i campi “per un rinnovamento sociale che spezzi– secondo De Ruggiero- il monopolio dei vecchi ceti parassitari e dei nuovi ceti plutocratici che usurpano una parte notevole della ricchezza comune, […] tutto ciò può trovare appagamento in un rinnovato liberalismo”. Purtroppo, De Ruggiero non poté ribadire, con la sua nota tempra, queste convinzioni perché furono spente dalla sua prematura scomparsa avvenuta il 29 dicembre 1948 a Roma.

Vivi Abbagnato

Per approfondire si vedano i suoi scritti:

Storia del liberalismo europeo”, con prefazione di Eugenio Garin, Feltrinelli, Milano, 1971; “Filosofi del Novecento”, Laterza, Bari, 1966; “La filosofia contemporanea: Germania, Francia, Inghilterra, America, Italia”, Laterza, Bari, 1964; “Da Vico a Kant”, Laterza, Bari, 1952; “Hegel”, Laterza, Bari, 1958; “L’età cartesiana”, Laterza, Bari, 1958; “La filosofia tedesca, la filosofia francese”, Laterza, Bari, 1947; “Il pensiero politico meridionale nei secoli 18° e 19°”, Laterza, Bari, 1946; “L’esistenzialismo: aggiunta alla prima edizione dei Filosofi del Novecento”, Laterza, Bari, 1942; “Sommario di storia della filosofia: antica, medievale, moderna”, Laterza, Bari, 1928; “La filosofia anglo americana, la filosofia italiana”, Laterza, Bari, 1920

Si vedano anche, su di lui:

“Lezioni sulla libertà” a cura di Francesco Mancuso, Guida Napoli, 2007; “Scritti politici 1912 – 1926” a cura di Renzo De Felice, Cappelli, Bologna, 1963

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