
18 ottobre 1943: dal primo binario della stazione Tiburtina, parte il trasporto degli ebrei romani alla volta di Auschwitz-Birkenau
Alle 13.30, dal primo binario della stazione Tiburtina, parte il trasporto degli ebrei romani alla volta di Auschwitz-Birkenau. Il macchinista si chiama Quirino Zazza. I deportati, 75 per ogni carro, possono disporre per il lungo viaggio di 50 litri di acqua e dei viveri che hanno potuto portare con sé, come da ordine delle SS, per un viaggio di 8 giorni.
Qualche giorno dopo la partenza degli ebrei, alla stazione Tiburtina, per iniziativa del capostazione Caccavale, con l’aiuto di una interprete tedesca[1], vengono fatte fuggire dai ferrovieri[2] circa 350 persone che , rastrellate nel napoletano, stavano per essere deportate nel Reich destinate al lavoro forzato.
I tedeschi minacciano rappresaglie nei confronti di coloro che con i chiodi sabotano le loro colonne e portano sabotaggio alle loro linee telefoniche.
A Centocelle i gappisti tentano di impadronirsi di armi e munizioni nell’aeroporto. Viene ferito il partigiano Giulio Boccacci.
Gappisti attaccano i repubblichini di guardia ad una scuola elementare di viale Mazzini, trasformata in caserma.
Il “Giornale d’Italia” deplora la comparsa di scritte antitedesche sui muri.
Aldo Pavia
(nella foto il campo di sterminio di Auschwitz)
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[1] Il suo nome era Mimy Loeb. Massimo Taborri, Antifascismo e Resistenza tra i ferrovieri del compartimento di Roma. ANPI Roma e Lazio 2011. pag.60.
[2] I ferrovieri organizzarono più squadre di azione: due a Roma Termini, una a Roma Ostiense, due a San Lorenzo, una a Roma smistamento (allora Littorio), una a Roma Trastevere, due a Roma Tiburtina e una presso la Direzione Generale