
16 maggio 1914 nasce Franco Venturi
Storico dell’età moderna, esule antifascista, detenuto in carcere dal fascismo, partecipa alla Resistenza nelle file di “Giustizia e Libertà”.
Nato a Roma il 16 maggio 1914, figlio dello storico d’arte Lionello Venturi, compie gli studi superiori a Torino, presso il Liceo Massimo d’Azeglio nel quale, attorno alla figura di Augusto Monti, si forma un nucleo di giovani antifascisti e, con alcuni di questi, è già arrestato nel 1931 subendo una breve detenzione.
Si trasferisce con la famiglia a Parigi nel 1931 poiché il padre è uno dei tredici docenti italiani che si rifiuta di prestare giuramento al regime; studia alla Sorbona e aderisce al movimento promosso da Carlo Rosselli e comincia a collaborare al giornale “Giustizia e Libertà” fin dal 1933; sui “Quaderni di Giustizia e Libertà” cura la rubrica Stampa amica e nemica nella quale passa in rassegna la stampa italiana e quella internazionale criticando, oltre al fascismo, pure la connivenza della Chiesa cattolica con gli altri regimi fascisti.
In parallelo all’attività antifascista dei fuorusciti inizia a occuparsi dell’Illuminismo; nel 1939 pubblica il volume Jeunesse de Diderot de 1713 à 1753 (Paris, Skira) e, l’anno seguente Dalmazzo Francesco Vasco:1732-1794 (Paris, Droz).
L’invasione tedesca di Parigi lo coglie ancora in Francia; cerca di raggiungere la famiglia che dall’anno precedente si era straferita a New York, ma viene arrestato in Spagna e per un anno tenuto detenuto nei sotterranei di un convento; per la fame e gli altri disagi subiti è da allora che assume, quale nome di battaglia “Nada” che, in spagnolo, significa appunto “niente”.
Viene consegnato dai tedeschi ai fascisti nel marzo 1941; viene incarcerato a Torino e poi ad Avigliano ove rimane fino al 25 luglio 1943.
Tornato a Torino aderisce al Partito d’Azione; cura, nella clandestinità, il supplemento piemontese del giornale del Partito “L’Italia Libera” di cui vedono la luce nove numeri dedicati agli scioperi nelle fabbriche torinesi e all’attività dei gruppi partigiani; inoltre, dal febbraio 1944 cura il mensile “Voci d’Officina”, dedicato alle lotte degli operai contro il fascismo e ben venti opuscoli de “I quaderni dell’Italia libera” oltre ai “Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà”.
Finita la guerra dirige il quotidiano dell’azionismo torinese “GL” dalle cui colonne espresse la difficoltà di attuare in Italia una vera svolta democratica denunciando, pure, i rischi conseguenti alla spartizione del mondo in due aree di influenza.
Dal 1947 al 1950 è a Mosca in qualità di addetto culturale presso l’Ambasciata d’Italia. Durante questo periodo approfondisce lo studio del movimento rivoluzionario ottocentesco la cui ricostruzione è consegnata ai due volumi fondamentali, Il populismo russo (Torino, Einaudi,1952). Nel 1948, con il libro dedicato a Jean Jaurès e altri storici della Rivoluzione francese, sempre presso Einaudi, promuove presso la cultura italiana sia la conoscenza dello storico socialista e di altri grandi maestri della storiografia quali Albert Mathiez e Georges Lefebvre.
Rientrato in Italia dalla Russia intraprende la carriera universitaria insegnando nelle Università di Cagliari, Genova e Torino dal 1958 al 1984. Direttore, dal 1959, della “Rivista Storica Italiana” nel 1969 tiene a Cambridge una serie di lezioni sull’Illuminismo che costituiscono la base del volume einaudiano del 1970, Utopia e riforma nell’Illuminismo.
Impegnato per circa quattro decenni sulla storia dell’Illuminismo italiano ed europeo tra il 1969 e il 1990 pubblica, sempre presso Einaudi, i cinque volumi – in quattro tomi – sul Settecento riformatore e cura, per l’editore Ricciardi, gli scritti degli Illuministi italiani. Nel terzo volume della Storia d’Italia Einaudi pubblica il saggio L’Italia fuori d’Italia. Per questo lavoro ottiene il “Premio Federico Chabod” dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Alla vigilia della morte, avvenuta a Torino il 14 dicembre 1994, ottiene dal Comune il “Sigillo Civico” che è il massimo riconoscimento che la città riserva ai suoi cittadini più illustri.
Paolo Bagnoli
Per approfondire si vedano i suoi scritti:
“Alberto Radicati di Passerano”, Utet, Torino, 2005; “Pagine repubblicane” a cura di Manuela Albertone, con un saggio introduttivo di Bronisław Baczko, Einaudi, Torino, 2004; “La Repubblica di Venezia 1761 – 1797”, Einaudi, Torino, 1990; “I grandi stati dell’Occidente”, Einaudi, Torino, 1984; “Il patriottismo repubblicano e gli imperi dell’Est”, Einaudi, Torino, 1984; “La prima crisi dell’Antico Regime 1768 – 1776”, Einaudi, Torino, 1979; “La Chiesa e la Repubblica dentro i loro limiti 1758 – 1774”, Einaudi, Torino, 1976; “Il populismo russo”, Einaudi, Torino, 1972; “Dalla liberazione dei servi al nihilismo”, Einaudi, Torino, 1972; “Dall’andata nel popolo al terrorismo”, Einaudi, Torino, 1972; “Utopia e riforma nell’Illuminismo”, Einaudi, Torino, 1970; “Settecento riformatore”, Einaudi, Torino, 1969; “Da Muratori a Beccaria”, Einaudi, Torino, 1969; “Cesare Beccaria”, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma, 1965; “Le origini dell’Enciclopedia”, Einaudi, Torino, 1963
Si vedano inoltre gli studi su di lui:
Adriano Viarengo “Franco Venturi. Politica e storia nel Novecento”, Carocci, Roma, 2014; “Carteggio. Benedetto Croce, Franco Venturi” a cura di Sivia Berti, Il mulino, Bologna, 2008; AA.VV. “Franco Venturi Roma 1914 -Torino 1994”, Qualecultura, Vibo Valentia, 1996; “L’ età dei lumi : studi storici sul Settecento europeo in onore di Franco Venturi”, Jovene, Napoli, 1985