25 aprile, la festa della Liberazione in Italia. Liberazione dai tedeschi invasori, realizzata dalle truppe alleate angloamericane e dalla Resistenza italiana. La ricorrenza è quella della liberazione al Nord, dal momento che il Centro Italia era stato già liberato nei mesi precedenti: il 1 ottobre 1943 gli Alleati entrano a Napoli, liberata dall’insurrezione delle 4 Giornate; segue il 4 giugno 1944 Roma, nell’agosto Firenze dopo un’aspra battaglia fra i partigiani e le truppe tedesche. Ogni città o piccolo borgo ha una sua data della Liberazione, a partire da quelle immediatamente a Nord di Napoli, risalendo nel percorso delle Armate Alleate e della lotta partigiana, percorso spesso segnato, purtroppo, anche dalle stragi contro i civili commesse dall’esercito tedesco in ritirata, Wermacht e non SS per la maggior parte. Cippi nel verde delle campagne ne segnano i luoghi, in Campania, nel basso Lazio, in Abruzzo, fino a Marzabotto e a Sant’Anna di Stazzema.

Bologna deve aspettare che gli Alleati superino la Linea Gotica, per essere liberata, il 21 aprile del 1945. Il 24 aprile, prima delle grandi città del Nord, si ribella Genova, seguita a ruota da Torino il 26 aprile (sarà libera il 28 aprile, gli alleati vi entreranno solo il 3 maggio) e da Milano (tra il 25 e il 26, gli alleati vi entrano il 29 aprile). É la sconfitta dei nazisti, l’Italia è libera. L’insurrezione precede e accompagna l’ingresso degli angloamericani.

La celebrazione della Liberazione inizia qui, immediatamente. Le immagini delle grandi città liberate ci mostrano i palchi improvvisati con le rappresentanze degli alleati e quelle del CLN insieme, sotto le bandiere alleate e quella italiana. Così il 30 aprile a Milano a piazza del Duomo strapiena, così ovunque. É lì, sul campo appena liberato, che inizia la celebrazione. Negli stessi giorni nasceva intanto l’ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, che successivamente avrebbe coordinato la celebrazione della Liberazione. Ma la festa della Liberazione nasce immediatamente e mette insieme nelle piazze liberate partigiani, soldati alleati e popolazione.

Il 25 aprile ha, nella storia della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza, un percorso complesso. Negli ultimi anni il 25 aprile è accusata di essere una ricorrenza divisiva, che non mira alla riconciliazione. Ma come può una festa che ricorda la Liberazione ricordare insieme oppressi ed oppressori? O come può, per passare a toccare un tasto molto dolente, un’associazione partigiana, anche se ormai solo di seconda o terza generazione, non distinguere appieno l’aggredito dall’aggressore?

Nel novembre 1944, mentre i tedeschi resistevano agli alleati sulla Linea Gotica, e si avvicinava quello che sarebbe stato uno degli inverni più rigidi mai visti prima, il generale Harold Alexander, comandante in capo delle forze alleate nel Mediterraneo, invitò i partigiani italiani a sospendere temporaneamente ogni attività in città come in montagna. In pratica, per quanto sembri paradossale, li invitò a tornare a casa :”Ci vediamo in primavera!”. Cessarono i lanci di viveri ed armi col paracadute, la Resistenza fu per molti mesi abbandonata a se stessa. Ma continuò a combattere. Opponendosi al rifornimento di armi all’Ucraina, in nome della pace, l’ANPI sta facendo in pratica quello che allora fece il generale Alexander. Ma come quella dei partigiani, la resistenza ucraina continua.

di Anna Foa

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