Non succede spesso di venire catapultati in modo così forte in un mondo che non c’è più. O meglio di percepire che la ricostruzione storica, l’ambientazione, le dinamiche e soprattutto la fotografia rendono autentico Vermiglio. Sono tanti i temi affrontati nel film: il rapporto con la natura, la vita sconvolta dalla Seconda guerra mondiale, l’amore e le attrazioni impossibili da sostenere. Le tradizioni religiose di una piccola comunità montana segnata da matrimoni, vita dura nei pascoli e qualche perdita inevitabile nelle famiglie numerose. Infine il riscatto di una donna che accetta la propria sorte e trova un nuovo equilibrio. Il tutto in una vicenda corale, in cui i protagonisti si lasceranno per sempre alle spalle il proprio passato, con la fine della guerra e la vita nuova tutta da costruire. Uno sguardo incentrato sulla condizione femminile attraverso le vicende di tre sorelle diverse eppure molto legate fra loro, che riusciranno faticosamente a farsi strada, con forza e coraggio.

Il titolo del film prende spunto da Vermiglio, un piccolo comune montano situato in Trentino, al confine con la Lombardia. Qui la guerra è lontana, ma pesano le assenze dei giovani impegnati al fronte. Le stagioni scandiscono la vita del paese, stretto fra le montagne che lo circondano e protetto dal progresso che avanza. Il luogo perfetto per dare luce a una profonda riflessione socio-antropologica sulle dinamiche delle piccole comunità montane, fortemente caratterizzate dai rapporti familiari, sia interni che esterni. Il dialetto è molto presente, come lo è la forza della natura che tutto regola, come evidenziano i silenzi degli inverni nevosi. Lo dimostrano lo scricchiolio delle travi di legno, il fiato che diventa visibile per la condensa, il suono dei torrenti che si risvegliano in primavera insieme agli amori inaspettati. Un omaggio personale, che va oltre l’interesse per le proprie origini e riesce a raccontare un’epoca in un momento ben preciso, pur scegliendo una prospettiva insolita.

Vermiglio è un lungometraggio di Maura Delpero, presentato in anteprima all’ottantunesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e distribuito da Lucky Red. Il film, del 2024, ha vinto il Leone d’argento ed è stato in seguito scelto per rappresentare l’Italia ai premi Oscar del 2025, in cui sarà in concorso per la categoria Miglior film internazionale. Fra gli attori principali del cast troviamo Tommaso Ragno, Giuseppe De Domenico, Roberta Rovelli, Orietta Notari, Carlotta Gamba e Santiago Fondevila Sancet, con l’attrice protagonista Martina Scrinzi e la partecipazione di Sara Serraiocco.

Di origini altoatesine, Maura Delpero studia lettere in Italia e in Francia, oltre che cinema a Buenos Aires. Partecipa al Torino Film Festival come documentarista ed esordisce nel 2019 al Festival di Locarno con Maternal, suo primo lungometraggio. In una nota ufficiale, di cui qui riportiamo solo un estratto, la regista e sceneggiatrice sul proprio lavoro ha detto:

Una storia di bambini e adulti, tra morti e parti, delusioni e rinascite, del loro tenersi stretti nelle curve della vita, e da collettività farsi individui. Una storia d’alta quota, con i suoi muri di neve. Di odore di legna e latte caldo nelle mattine gelate. Con la guerra lontana e sempre presente, vissuta da chi è rimasto fuori dalla grande macchina: le madri che hanno guardato il mondo da una cucina, con i neonati morti per le coperte troppo corte, le donne che si sono temute vedove, i contadini che hanno aspettato figli mai tornati, i maestri e i preti che hanno sostituito i padri. Una storia di guerra senza bombe, né grandi battaglie. Nella logica ferrea della montagna che ogni giorno ricorda all’uomo quanto sia piccolo. Vermiglio è un paesaggio dell’anima, un “Lessico famigliare” che vive dentro di me, sulla soglia dell’inconscio, un atto d’amore per mio padre, la sua famiglia e il loro piccolo paese. Attraversando un tempo personale, vuole omaggiare una memoria collettiva.

Un messaggio “progressista” che propone una via di fuga proiettata nell’attualità, fra integrazione e rinascita femminile, oggi sicuramente più possibile rispetto al passato.

di Alessandro Calisti

 

 

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