Il 15 novembre 1941 Piero Calamandrei annota sul suo diario le voci incredibili dal fronte russo. Un ufficiale tedesco si vanta del metodo atroce di sbarazzarsi di migliaia di prigionieri “mongoli” messi in due campi di concentramento senza mangiare. Dopo una settimana, un mitragliere completa l’opera di sterminio. Il 19 novembre Calamandrei scrive sul diario del racconto di Luigi Russo. Il professore Camillo Pellizzi reduce dalla Germania gli ha raccontato “della crudeltà dei tedeschi contro gli ebrei e i polacchi: cose raccapriccianti anche lui (ed era un bel fare) ne era inorridito”. Nel Dopoguerra il silenzio degli orrori cala per alcuni anni. Primo Levi fatica a pubblicare. Se questo è un uomo. Einaudi ha rifiutato il suo manoscritto. Franco Antonicelli pubblica il libro con la sua piccola casa editrice De Silva Editore. Così viene svelato l’Olocausto.
Non è stato solo il disegno di una ideologia criminale messa in atto da Mussolini, Hitler e i suoi gerarchi. Ci sono stati altresì persone comuni che hanno collaborato per l’attuazione del genocidio,
Il numero delle vittime della Seconda guerra mondiale si aggira intorno ai 70 milioni di morti. Di questi almeno 25 milioni sono deceduti durante la cattura e la detenzione in campi di prigionia. Non pochi muoiono di stenti dopo la liberazione dell’Esercito Alleato. A livello numerico la Germania nazista detiene il primato dei campi di concentramento e dei morti. L’Italia durante l’occupazione dell’Eritrea e della Libia ha commesso delitto di genocidio mirante ad eliminare la popolazione indigena e a sostituirla con quella italiana. I crimini di guerra italiani sono stati compiuti anche nei campi di concentramento della Venezia-Giulia, in Croazia e a Lubiana.
Il generale Rodolfo Graziani – criminale di guerra, in seguito divenuto negli anni Cinquanta presidente del MSI – incoraggiato da Mussolini, decima con i soldati italiani l’intero clero etiope e civili innocenti. In anni precedenti aveva concentrato nel deserto migliaia di libici che sono morti di stenti senza cibo e acqua. Un olocausto simile a quello perpetrato nei confronti degli armeni.
Hitler si è ispirato alla dottrina di Mussolini fortemente razzista riguardo al colore della pelle. La convergenza tra i due dittatori avviene con le leggi razziali italiane del 1938 portando alla espulsione della minoranza ebrea italiana dalla scuola, dalle attività professionali ed imprenditoriali. Durante la Seconda guerra mondiale i nazisti hanno pianificato il loro disegno criminoso che mira alle riduzioni in schiavitù di popoli considerati inferiori come ad esempio russi, slavi, asiatici, ecc. Per sopperire alla carenza di manodopera per i tedeschi al fronte, gruppi di lavoratori italiani e delle nazioni occupate cadono in schiavitù nelle fabbriche e nelle colonie agricole. Molti di loro non sono tornati più uccisi dalla fame e da esecuzioni sommarie soprattutto nel 1945.
Si attua lo sterminio di popoli considerati contaminanti la cosiddetta razza ariana. Nonostante il monito di Albert Einstein di un’unica razza umana esistente sul pianeta terra. Finiscono nei forni crematori non solo gli ebrei, ma anche rom, testimoni di Geova, omosessuali, disabili, prigionieri civili, poveri senza fissa dimora, oppositori politici al nazismo, prigionieri di guerra, polacchi russi soprattutto asiatici e slavi. Seicentomila militari italiani che avevano rifiutato di arruolarsi nell’esercito di Salò dopo l’8 settembre 1943 subiscono i campi di internamento. Alcuni di loro sono morti durante le marce della morte. Durante la effimera repubblica di Salò i fascisti consegnano ai nazisti gli elenchi delle famiglie italiane di origini ebraiche favorendo i rastrellamenti in varie città. Il calcolo dei morti nel dopoguerra viene ostacolato dalla distruzione da parte dei tedeschi della documentazione degli archivi e della documentazione dei campi di sterminio. Per arrivare al conteggio odierno passano anni alla ricerca di indizi e prove delle persone scomparse non sempre ricercate dai parenti. Sei milioni di ebrei, non sempre praticanti, sono stati sistematicamente rastrellati in Olanda, Polonia, Romania, Russia, Francia. In Italia non tornano a casa 7 mila ebrei. I nazi-fascisti prima della guerra avevano eliminato nei loro paesi le libertà politiche e di espressione favorendo la giustificazione di ogni crimine verso il cosiddetto nemico interno.
Il 20 gennaio 1942, quindici tra i maggiori funzionari del partito nazista e del Governo tedesco si riuniscono in una villa nel sobborgo berlinese di Wannsee per discutere l’esecuzione già in atto di quella che viene chiamata la “Soluzione Finale alla Questione Ebraica”.
“Soluzione Finale” è diventato poi il nome in codice dello sterminio sistematico e premeditato degli Ebrei di tutta Europa.
La Resistenza italiana ed Europea salvò tantissime persone destinate al martirio dei campi di sterminio. Alcune organizzazioni partigiane come quella olandese Dutch-Paris furono decimate e i componenti avviati ai campi di concentramento. Nessuno tornò.
La figura di Gabrielle Weidner partigiana franco-olandese, morta nel campo di Ravensbrück pochi giorni dopo la liberazione rappresenta il punto più alto del senso di umanità fraterna mai perduta.
di Filippo Senatore
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