A pochi giorni dalle elezioni in Germania del 1933, una famiglia di ebrei socialisti abbandona Berlino per evitare il peggio. Il clima, infatti, si è fatto pesante e le persecuzioni dei nazisti stanno entrando nel pieno, tra liste di proscrizione per gli intellettuali e umiliazioni varie. Il film del 2019 di cui si parla in questa sede, diretto da Caroline Link, è tratto dall’omino romanzo del 1971 di Judith Kerr ed è ispirato dall’esperienza personale e familiare dell’autrice. Nel cast troviamo Riva Krymalowski, Oliver Masucci, Carla Juri, Marinus Hohmann, Ursula Werner e Justus von Dohnányi.
La storia è incentrata sui diversi “viaggi” della famiglia, prima in Svizzera, poi in Francia ed infine in Inghilterra. Tutto è visto con gli occhi di Anna e Max, figli di uno scrittore e critico letterario che ha preso chiare posizioni contro Hitler, e della moglie, un’appassionata pianista. Riusciranno solo per un soffio a lasciare la città prima che i nazisti arrivino a casa per sequestrare loro i passaporti. All’inizio non sarà facile per nessuno lasciare la Germania rinunciando alla propria casa. I bambini dovranno fare i conti con la vita dura di chi è costretto ad essere rifugiato, cambiando lingua, amici, scuola, lavoro e trovandosi spesso in difficoltà economiche. Arriveranno poi brutte notizie dai colleghi rimasti in patria e dall’amatissimo zio, vittima del nuovo regime. Il taglio del lungometraggio, destinato a un pubblico di ragazze e ragazzi, è perlopiù incentrato sulle dinamiche personali e familiari dell’integrazione, che spinge costantemente all’adattamento e alle aperture culturali. Non sono presenti scene cruente o di violenza. Si è preferito dare spazio alle difficoltà causate dall’esilio volontario, per raccontare l’assurdità delle persecuzioni naziste. Centrale anche il focus sul ruolo del “diverso”, che può stimolare una seria riflessione nel pubblico più giovane. Il film offre l’opportunità di spiegare efficacemente il nazismo ai bambini, operazione non semplice, e di far luce sui meccanismi dell’esclusione.
L’ascesa di Adolf Hitler, iniziata con l’elezione a Cancelliere del Reich nel 1933, segnerà un graduale adempimento delle politiche incentrate sulla pulizia etnica e sulla difesa della “razza ariana”. Il successo del nazionalsocialismo in Germania, che aveva fatto leva sullo scontento e sulla crisi della classe media, rappresentò un vero trauma per le comunità ebraiche, ancora incapaci di rendersi conto della catastrofe imminente che si sarebbe poi delineata con la Shoah durante la Seconda guerra mondiale. A seguito di questa situazione, molti ebrei cercarono rifugio nei paesi vicini, raggiungendo altre comunità e parenti all’estero. Ma la guerra incombente, la creazione dei primi campi di concentramento e le numerose delazioni spesso dei vicini di casa, in un clima di crescente antisemitismo, rappresentarono un ostacolo non sempre aggirabile per le varie comunità ebraiche presenti in Europa.
Judith Kerr, nata a Berlino nel 1923 e scomparsa a Barnes (Londra) nel 2019, è stata una scrittrice, regista ed illustratrice, che ha raccontato parte della sua esperienza di rifugiata traendo spunto dalle vicende della sua famiglia di origini ebraiche. Il coniglio rosa citato nel titolo del film è un amato peluche che la bambina protagonista dovrà lasciare nella casa da cui parte all’improvviso, proprio per colpa di Hitler. Questo simboleggia il trauma subito da tutte le persone costrette alla fuga in tenera età. Naturalizzata britannica solo pochi anni dopo il suo arrivo, Kerr ottenne un buon successo con la pubblicazione di testi per l’infanzia. When Hitler Stole Pink Rabbit è un bestseller pubblicato per la prima volta nel 1971 nel Regno Unito e, nel 1976, nell’edizione italiana di Rizzoli.
Caroline Link, regista e sceneggiatrice tedesca, si è laureata all’Accademia per Film e Televisione di Monaco di Baviera. Nel 1996 ha realizzato il suo primo film, Al di là del silenzio, nominato agli Oscar come miglior film straniero. Per la stessa categoria, nel 2001, vinse il Premio con il suo Nowhere in Africa. Anche in questo progetto, trasposizione cinematografica tratta dall’omonimo romanzo di Stefanie Zweig, si racconta la vicenda di una famiglia ebrea tedesca, in fuga dalla Germania prima dello scoppio della Guerra.
di Alessandro Calisti