Nel settembre 1999, in occasione del 15° anniversario della scomparsa di Riccardo Lombardi, Valdo Spini lo ricordava in Parlamento. Venticinque anni dopo, a 40 anni dalla scomparsa del dirigente socialista e, ancor prima, del Partito d’Azione, si ripubblica quell’intervento.

VALDO SPINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quindici anni fa, il 18 settembre 1984, moriva a Roma Riccardo Lombardi, deputato alla costituente nel 1946 nella piccola pattuglia del partito d’azione di cui egli era segretario per poi confluire nel 1947 nel PSI che rappresentò in quest’aula ininterrottamente fino al 1983.

Trentasette anni di vita parlamentare all’interno di una milizia politica coerente e intemerata di circa 65 anni, che era cominciata nella sinistra del partito popolare con il sindacalista Guido Miglioli per arrivare fino alla leadership della sinistra socialista che tenne per tanto tempo negli ultimi anni. Lombardi, ingegnere nella vita civile, ha incarnato con la sua figura elevata moralmente, rispettata politicamente la bellezza della politica o  meglio la bellezza della buona politica, di una battaglia politica condotta senza la ricerca di un tornaconto personale, ma all’insegna del servizio alla democrazia e al socialismo, quel socialismo che Lombardi aveva abbracciato nella versione di giustizia e libertà, il movimento di Carlo Rosselli e del partito d’azione.

Lombardi aveva partecipato alla lotta clandestina. Arrestato e torturato a Milano dalla milizia fascista nel 1930 ci aveva rimesso un polmone ed era rimasto per tutta la vita segnato nel fisico. Poi aveva partecipato alla resistenza ed era stato prefetto della liberazione a Milano e poi ministro dei trasporti nel primo governo De Gasperi.

In quest’aula, signor Presidente, Riccardo Lombardi ha tenuto discorsi memorabili come quello che nel 1956 motivò l’astensione socialista sul mercato comune europeo aprendo alla sinistra (che allora era refrattaria) la strada dell’europeismo o quello sulla nazionalizzazione dell’energia elettrica vista come abolizione di un monopolio privato per arrivare, durante il centro-sinistra, al discorso sul disagio popolare espresso nei fatti di Avola e di Battipaglia che ebbe molta influenza a quei tempi.

Signor Presidente, credo (è una proposta formale) che i suoi discorsi parlamentari meriterebbero la pubblicazione da parte della Camera.

Riccardo Lombardi è stato, con Ugo La Malfa, uno dei grandi del partito d’azione, nel PSI il socialista più coerente e moderno dei suoi tempi. La sua tensione morale gli ha permesso di rinnovare profondamente il suo pensiero adattandolo al mutamento delle vicende economiche e sociali senza perdere peraltro la fedeltà e la coerenza ai suoi valori.

Nel 1968, con la sua strategia delle riforme di struttura, che veniva chiamata allora riformismo rivoluzionario, costituì un punto di riferimento per tanti giovani militanti politici salvandoli dalle tentazioni, da un lato, di un rivoluzionarismo velleitario e, dall’altro, di un governativismo appiattito.

Da fautore e protagonista negli anni Sessanta del centro-sinistra, era passato negli anni della vecchiaia a quello di profeta dell’alternativa di sinistra basata a suo parere su una profonda ristrutturazione innovativa, una concezione unitaria mai appiattita. Avrebbe partecipato con interesse a questa fase di costruzione del nuovo partito della sinistra italiana.

Ha scritto di lui Pietro Ingrao: «un uomo che non si rassegnò mai»; ha scritto di lui Indro Montanelli: «anche i suoi errori sapevano di bucato». Una personalità inimitabile, con il coraggio dell’anticonformismo e delle posizioni minoritarie, ma la biografia di Lombardi è anche una sfida per noi, oggi, in particolare per la sinistra italiana.

Di fronte ai nuovi problemi di quella che si chiama globalizzazione il socialismo europeo, di cui Riccardo Lombardi fu un esponente a tutto tondo, deve rinnovare i suoi programmi e i suoi obiettivi, ma sempre in coerenza con i suoi valori in cui i due termini di Rosselli, giustizia e libertà, sono inestricabilmente connessi. Non v’è giustizia senza libertà, ma non v’è nemmeno libertà senza giustizia, altrimenti il movimento socialista perde le sue caratteristiche originali.

È una sfida a cui non ci si può sottrarre. Per affrontarla, il ricordo e lo studio del pensiero e dell’azione di uomini come Riccardo Lombardi ci può dare forza e orientamento. Per questo credo che ricordare Lombardi non sia solo un tributo ad uno dei padri della nostra democrazia repubblicana, ma anche fare qualcosa di vivo ed attuale che può raddrizzare la spina dorsale morale della nostra politica (Applausi).

di Valdo Spini

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