Prosegue la serie sulla storia della FIAP. Dopo aver ragionato attorno ai primi decenni di vita della Federazione, quest’articolo esplora gli anni Settanta. Nella prossima ed ultima puntata, pubblicata sempre su “Lettera ai Compagni”, si affronteranno gli anni Ottanta.
A causa di una salute che iniziava a diventare malferma e dell’intenzione di volersi dedicare con la massima attenzione alla sua nuova creatura, la rivista “Astrolabio”, Ferruccio Parri decise di dimettersi dalla presidenza della FIAP nel febbraio 1969. Al vertice della Federazione venne così eletto Francesco Albertini, socialista di lungo corso, ex internato a Mauthausen, oltreché, sul finire degli anni Sessanta, sottosegretario con delega ai rapporti con il Parlamento del primo governo Rumor.[1]
Perché scegliere un profilo così diverso rispetto a Parri come quello di Albertini? Per due ragioni. Prima di tutto, per poter dotare la FIAP di «agganci politici», dei quali, come ammesso peraltro da Parri, «qualche volta» si aveva «purtroppo bisogno».[2] Al tempo stesso, significava anche rivedere il profilo della stessa Federazione, orientandola verso un più deciso impegno nel dibattito politico, pur senza legarsi ad alcun partito.
Il nuovo orientamento della FIAP trovò conferma negli esiti del VI Congresso nazionale, che si svolse a Milano dal 31 marzo al 3 aprile 1973. Nel pieno dell’escalation della “strategia della tensione”, la Federazione decise di presentarsi non come un’associazione combattentistica ormai incline «al reducismo», bensì come un soggetto che, muovendo dalla «difesa della Resistenza», contribuisse a fare luce sui pericoli rappresentati dalla svolta autoritaria, i cui esempi potevano essere visti nei vicini «casi della Grecia e della Spagna».[3]
L’attentato di piazza della Loggia a Brescia e altre stragi riconducibili all’eversione neofascista – su tutte la bomba che esplose sul treno Italicus nell’agosto del 1974 – avrebbero influenzato le posizioni ufficiali assunte dalla FIAP alla metà degli anni Settanta. Nel VII Congresso nazionale, che si svolse a Modena nel maggio 1976, la Federazione si propose di salvaguardare la «nostra democrazia» attraverso un rafforzamento del legame che univa le forze politiche dichiaratamente antifasciste: ciò sarebbe potuto avvenire non soltanto avvicinando i «comunisti all’area di governo», ma favorendone l’«ingresso».[4]
Questo tipo di posizione pubblica, che chiariva in maniera molto netta l’orientamento della FIAP, faceva emergere tra le fila della Federazione due tendenze contrapposte sul possibile riavvicinamento con le altre associazioni partigiane. Da un lato, coloro che si riconoscevano nelle posizioni di Albertini, supportato anche da Renzo Biondo,[5] ritenevano fosse corretto accettare le trasformazioni accorse nello scenario internazionale nel corso degli anni Sessanta-Settanta e, proprio per questa ragione, fare della FIAP la principale promotrice di un «accordo federativo con l’ANPI».[6] Dall’altro, coloro che, come Francesco Berti Arnoaldi, ritenevano che la posizione di Albertini potesse venire confusa come una semplice confluenza della FIAP «nell’ANPI» e che perciò sarebbe stata da evitare: al massimo, agendo solo sul piano della pressione politica, la FIAP avrebbe dovuto prima di tutto realizzare «il rincontro storico di forze [che] nella Resistenza si [erano] già incontrate».[7]
Come evitare che quel contrasto potesse sfociare in una scissione tra gli ex combattenti azionisti? Prima di tutto, sempre nel Congresso di Modena, venne approvata una mozione che autorizzava la ricerca di un «contatto [immediato] con l’ANPI e con altre organizzazioni resistenziali ed antifasciste […] per concordare le strutture federative attualmente possibili», così da preservare comunque «l’autonomia della FIAP fino al conseguimento dell’obiettivo unitario».[8] In secondo luogo, si procedette a sostituire l’uscente Albertini con Enzo Enriques Agnoletti, uno tra i maggiori dirigenti del PdA a Firenze, combattente per la liberazione e tra i massimi esponenti del PSI toscano. L’avvicendamento di Albertini con Enriques Agnoletti raffigurava una chiarificazione dell’orientamento della FIAP: il neopresidente, che non aveva mai nascosto la propria fedeltà ai valori dell’azionismo, personificava il legame tra la Federazione e l’esperienza di GL, che non poteva essere in alcun modo sacrificata sull’altare dell’unità partigiana.
Pur non rinunciando all’autonomia della FIAP, Enriques Agnoletti operò per ribadire la tradizione unitaria della Resistenza, specialmente «dopo che il fascismo» aveva «tentato con la violenza, con le stragi, con la strategia della tensione, e le complicità negli apparati dello stato, di scardinare le istituzioni democratiche». Di conseguenza, nello scenario degli anni Settanta, la FIAP intendeva adoperarsi per realizzare una «comune piattaforma per chiedere al governo, a qualunque governo, al parlamento, agli organi dello stato, quelle profonde riforme» necessarie per mettere «al sicuro il paese dagli attacchi eversivi».[9]
Di conseguenza, la FIAP decise di agire da sostegno esterno alla formula della “solidarietà nazionale” ideata, su ispirazione di Enrico Berlinguer e Aldo Moro, per difendere la democrazia minacciata dal terrorismo politico. Proprio di fronte all’attacco portato “al cuore dello stato”, ossia il rapimento (16 marzo 1978) e l’uccisione (9 maggio 1978) di Moro per mano delle Brigate rosse, l’atteggiamento della FIAP volto a salvaguardare l’unità dei partiti antifascisti raggiunse il suo apice. A Torino, nel corso delle celebrazioni ufficiali del 25 aprile, Enriques Agnoletti spiegò che bisognava «fare di tutto» per salvare Moro, ma che non si poteva scendere a compromessi con le Brigate Rosse: coloro che provenivano «dalla Resistenza» ben sapevano «che a volte» era «necessario – per salvare l’avvenire – sacrificare il presente».[10]
di Jacopo Perazzoli
[1] Cfr. Lettera di Lamberto Mercuri a Carlo Ludovico Ragghianti, Roma, 17 marzo 1969, in AINFP, FFN, s. 2 – Consiglio federale, fasc. 8.
[2] Trascrizione dattiloscritta con nota a penna del discorso di [Parri] sulla struttura della Fiap, cit.
[3] VI Congresso Nazionale FIAP. Circolare n° 2, Roma, 20 febbraio 1973, in AINFP, FFN, s. 8 – Congressi nazionali, fasc. 9.
[4] Discorso di Francesco Albertini, s.l., s.d., in AINFP, FFN, s. 5 – Congressi nazionali e interregionali, fasc. 11.
[5] Discorso di Renzo Biondo, s.l., s.d., ibidem.
[6] Discorso di Francesco Albertini, cit.
[7] Discorso di Francesco Berti Arnoaldi, ibidem.
[8] Mozione approvata, ibidem.
[9] E. Enriques Agnoletti, Nella tradizione della Resistenza, “Lettera ai compagni”, a. VIII, n. 6, giugno 1976, p. 1.
[10] 25 aprile. Manifestazione di volontà e forza, “Lettera ai compagni”, a. X, n. 5/6, maggio-giugno 1976, p. 2.