Gaetano Salvemini sulla nascita del Non Mollare

 Una sera del gennaio 1925, eravamo Carlo e Nello Rosselli, Ernesto Rossi, Nello Traquandi, non ricordo più chi altri ed io, e commentavamo il discorso fatto da Mussolini il 3 gennaio. Eravamo tutti d’accordo che i deputati dell’opposizione antifascista, il così detto «Aventino», non avevano capito che la «seconda ondata», tante volte minacciata da Mussolini, aveva ormai avuto luogo e li aveva travolti; bisognava far punto e da capo, e prepararsi a una resistenza lunga e ben dura. Nel corso della conversazione, ad uno di noi capitò di dire: «ora che la libertà di stampa è abolita, vedremo comparire la stampa clandestina». Alcuni giorni dopo, mi recai a Roma, non ricordo più per quale faccenda. Al mio ritorno Ernesto mi presentò un foglietto intitolato «Non Mollare». L’impresa era stata deliberata in casa Rosselli da Carlo e Nello Rosselli, Nello Traquandi e Dino Vannucci.

Ernesto Rossi sulla nascita di Italia Libera

Più, forse, che ai fascisti, noi stavamo sulle scatole ai benpensanti dell’antifascismo. Questi non solo rifiutavano di dare qualsiasi contributo, per timore di compromettersi; ma teorizzavano anche la loro vigliaccheria con i più sublimi principi politici e morali, accusando di avventatezza, di incoscienza, di pazzia, quei pochi che, dopo la «marcia su Roma», non si rassegnavano al fatto compiuto […]. La funzione dell’Italia Libera in Firenze fu quella di rompere l’isolamento, in cui si trovava ogni antifascista innanzi alla bestialità trionfante; dare agli antifascisti qualcosa da fare come antifascisti, e quindi metterli a contatto fra loro e rincuorarli; distinguere i bagoloni, che si contentavano di «tenere accesa sotto il moggio la fiaccola dell’ideale», da coloro che, anche nelle piccole prove, dimostravano di essere veramente disposti a fare dei sacrifici per riconquistare le perdute libertà.


Piero Calamandrei sulla nascita del Circolo di Cultura

Mentre i fascisti lavoravano a suon di mangalennate a approfondire la separazione tra «nazionali» e «antinazionali» (e presero di lì l’avvio le ferree distinzioni tra reprobi ed eletti, che ancor oggi continuano a mettere in pericolo la pace del mondo), uomini di diverso ceto e di diversa cultura sentivano il bisogno di ritrovarsi e di raggrupparsi, per cercare di chiarirsi le idee su quello che avveniva intorno a loro e scoprire le cause immediate e remote di quella crisi. Da questa sete di chiarezza e di nuove intese tra gente ragionevole fuori dai quadri dei vecchi partiti (dalla quale poco dopo sorsero movimenti politici come l’Italia Libera o come l’Unione Nazionale intorno a Giovanni Amendola) ebbe origine a Firenze il Circolo di Cultura.   

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