«Destra» e «sinistra» sono due termini antitetici, che da più di due secoli sono impiegati abitualmente per designare il contrasto delle ideologie e dei movimenti, in cui è diviso l’universo, eminentemente conflittuale, del pensiero e delle azioni politiche. In quanto termini antitetici, essi sono rispetto all’universo cui si riferiscono reciprocamente esclusivi, e congiuntamente esaustivi: esclusivi, nel senso che nessuna dottrina o nessun movimento può essere contemporaneamente di destra e di sinistra; esaustivi, nel senso che, per lo meno nell’accezione forte della coppia, una dottrina o un movimento possono essere soltanto di destra o di sinistra.

Norberto Bobbio, in Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica, Donzelli, Roma 1994, p. 3.


Ho conosciuto Alberto Mortara a Milano, al principio del 1944. Siamo diventati subito amici e la nostra amicizia si è rafforzata col passare degli anni. Al principio del 1944 eravamo ancora nel mezzo della guerra mondiale, una guerra che per noi era una lotta di liberazione dal giogo hitleriano e dal fascismo che si era messo al servizio della Germania nazista. Gran parte dell’Italia era occupata dalle truppe tedesche. I patrioti combattevano contro gli occupanti hitleriani ed i loro sgherri fascisti, così come potevano, con armi catturate ai nemici o lanciate nottetempo da aerei anglo-americani, e anche senza armi, con la diffusione di stampa clandestina, che incitava il popolo ad opporre ogni forma di resistenza all’occupazione e alla tirannide, a scioperare per ostacolare la produzione militare, a preparare l’insurrezione nazionale. Le nostre città erano bombardate, si mancava di tutto, e si anelava la libertà. Era una lotta estremamente pericolosa, poiché comportava non soltanto il rischio di essere uccisi sul colpo, ma altresì quello di essere ferocemente seviziati, se catturati, e di essere poi deportati in campi in cui si moriva di stenti, di privazioni, di torture e, se si sopravviveva egualmente, si aveva la probabilità di essere inceneriti in forni crematori. Tutti i partigiani – così venivano chiamati i patrioti che prendevano parte alla Resistenza – correvano questi terribili rischi. Gli ebrei, che Hitler aveva deciso di sterminare, ne erano particolarmente minacciati, per il solo fatto di essere ebrei. Alberto Mortara, antifascista da sempre, noto come ebreo, non esitò a partecipare alla Resistenza. Militava nel partito d’azione. La sua determinazione, la sua serietà, la sua salda preparazione culturale, la sua esemplare modestia impressionavano favorevolmente.

Leo Valiani, Una testimonianza, in Autori vari, Scritti in onore di Alberto Mortara, volume I, a cura di G. Bognetti, G. Muraro, M. Pinchera, Franco Angeli, Milano 1990, p. 1.  

   

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