Il 17 giugno 1993, due giorni dopo la scomparsa di Ada Rossi, si svolse a Roma, presso la sede del Movimento Europeo, un incontro per commemorarla. In quell’occasione Vittorio Foa, che era stato compagno di carcere di Ernesto Rossi a Regina Coeli tra il 1935 e il 1939, la ricordò con parole particolarmente significative che, qui, si riportano parzialmente.

Nei colloqui carcerari non era possibile parlare di politica perché la sorveglianza lo impediva, ma l’intelligenza di Ada e la sapienza pratica di Ernesto permettevano di comunicare e poi di trasmettere a noi una carica vitale che ci rappresentava tutte le possibilità. Erano tempi terribili, ancor più di adesso: il nazifascismo andava avanti dappertutto e noi eravamo rinchiusi, ridotti all’impotenza; ma quando Ernesto tornava dal colloquio, ci trasmetteva una carica di fiducia nella lotta, di speranza nelle nostre forze. Era una donna di una straordinaria energia pratica e la sua attesa era anche una “presenza”. Ha atteso nove anni che il marito uscisse dal carcere e non per andare in libertà ma per andare al confino, dove Rossi visse gli ultimi difficili anni di guerra e della fine del fascismo. Ada aveva questa capacità di attendere, questo coraggio che poi abbiamo potuto riscontrare per tutto il corso della vita. È stata una vita molto lunga che ha attraversato tutto il ventesimo secolo, con le sue tragedie e le sue luci; intendo per “luci”, la capacità di lottare per la libertà e la giustizia, la capacità di non accettare la violenza e la repressione: questo lei l’ha vissuto in ogni momento […] sempre presente, sempre attenta, sempre capace di suscitare energie soprattutto nei giovani, che lei amava tanto e in cui vedeva la speranza dell’umanità.

L’intero intervento di Foa è riportato nel volume di Antonella Braga e Rodolfo Vittori, Ada Rossi, Edizioni Unicopli, Milano 2017, pp. 103-104.


Camillo Berneri, antifascista anarchico, fu assassinato nel maggio 1937 a Barcellona dagli stalinisti durante la Guerra civile spagnola. Nel 1932 scrisse un libro, pubblicato per la prima volta nel 1934 in spagnolo a Valencia con il titolo Mussolini gran actor. Il volume, edito nel 1966 dalle Edizioni Azione Comune di Milano con il titolo italiano Psicologia di un dittatore, nel 2022 è stato riproposto a cura di Pier Carlo Masini su iniziativa della Fondazione Anna Kuliscioff di Milano. Si tratta di un documento di grande interesse che, in questa circostanza, è stato arricchito da tre saggi sulla civiltà di massa dello stesso Berneri e da un’appendice di Masini intitolata Camillo Berneri alla scuola di Prampolini. Si riporta qui una parte dell’inizio del quinto capitolo, Il mito del demiurgo (p. 57).      

Arrivato al potere senza idee chiare, senza una solida cultura, con una preparazione politica essenzialmente giornalistica, Mussolini non era che un personaggio. Dovette cercare degli autori per recitare la commedia dell’uomo di Stato […]. Arrivato al potere, seppe assumere il suo ruolo apparente di deus ex-machina. Lasciò alla alta burocrazia civile e militare il compito di studiare i problemi e di presentare le soluzioni che gli agenti degli industriali, dei banchieri e degli agrari modificavano a loro piacimento.   

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