“La democrazia – ha scritto il linguista Tullio De Mauro – vive se c’è un buon livello di cultura diffusa. Se questo non c’è, le istituzioni democratiche – pur sempre migliori dei totalitarismi e dei fascismi – sono forme vuote.” Ecco un buon motivo per festeggiare, oggi, la nascita del Premio Democrazia e Libertà, che intende riconoscere e sostenere chi, attraverso i libri, promuove pensiero critico e coscienza storica. Un mattone dell’edificio che la Federazione Italiana Associazioni Partigiane costruisce da decenni sui valori della Resistenza, della lotta antifascista, della Repubblica che si rialza dopo gli anni bui dell’uomo solo al comando.

E’ un Premio che nasce con grandi ambizioni: essere innanzitutto un progetto culturale, un gesto di responsabilità civile da difendere e far crescere, come un albero che affondi le sue radici nel processo storico e civile che si è sviluppato, dopo la Resistenza, nell’incontro tra culture diverse, capaci, insieme, prima di dare origine alla rinascita del Paese dopo la dittatura, e poi di sostenerlo, impedendone il crollo o il dissolvimento, anche nei peggiori momenti del dopoguerra. Un Premio che non può non essere un tributo vivo e concreto ai principi fondanti della nostra Costituzione, perché la Carta fondamentale resta la bussola morale della convivenza democratica, tanto più che oggi, a differenza da quanto si era inclini a pensare ieri, appare in tutta evidenza che le democrazie occidentali non sono acquisite una volta per tutte e non sono più al sicuro. Se il livello culturale medio si abbassa, a causa di una scuola debole, della disinformazione, dell’appiattimento mediatico, dell’emergere di valori tanto alternativi quanto effimeri, la democrazia rischia di degenerare in populismo e demagogia. Le stesse parole “democrazia” e “libertà” rischiano di svuotarsi di senso, ridotte a celebrazioni cerimoniali e ricorrenze di calendario. Il filosofo e storico del totalitarismo e dell’Olocausto, Zygmunt Bauman, vedeva un individuo ormai senza ancore, che trova nel suo apparire personale il proprio unico punto di riferimento valoriale: “Senza cultura – scriveva Bauman – la libertà diventa vuota. La democrazia ha bisogno di cittadini pensanti.”

E veniamo al dettaglio. Il Premio Democrazia e Libertà che oggi prende il via è in realtà costituito da due premi distinti: uno andrà a un libro di impianto storico o giuridico, un altro a un libro di impianto letterario (romanzi, racconti, graphic novel). Ma non solo. I due Premi Democrazia e Libertà sono associati a un terzo premio, intitolato alla memoria dell’uomo che fu la stella polare della Resistenza, nonché fondatore nell’immediato dopoguerra della Fiap: il Premio Ferruccio Parri. Questo Premio, contenuto all’interno del Premio Democrazia e Libertà, sarà assegnato dalla Fiap e da docenti universitari delle Facoltà di Lettere e Filosofia, Giurisprudenza e Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma, a una tesi di Laurea magistrale o a una tesi di Dottorato di ricerca, che siano espressione dei valori e dei principi finora detti. La tesi universitaria premiata sarà poi pubblicata in volume. Da questo punto di vista il contributo dell’Università La Sapienza è stato prezioso e meraviglioso, innanzitutto con il via libera fondamentale subito arrivato della Magnifica Rettrice al progetto, poi schierando in prima linea il Centro Altiero Spinelli della Facoltà di Lettere e Filosofia, punto di raccordo tra Fiap e Università medesima. Insomma con il Premio Ferruccio Parri entriamo nelle aule, a contatto con gli studenti, usciamo dai palazzi istituzionali e siamo restituiti alla vita quotidiana, alle piazze, alle comunità, ai ragazzi che domani guideranno il Paese. D’altronde è nelle aule universitarie che si forma il pensiero critico, si coltiva la memoria storica, si esplorano i diritti e si approfondiscono i doveri, perché l’università non è solo un luogo di studio: è un laboratorio di cittadinanza attiva e partecipe. Con il Premio Democrazia e Libertà, con il Premio Ferruccio Parri, l’Ateneo romano può farsi promotore di una cultura che va in direzione opposta e contraria a un’epoca attraversata da disinformazione, polarizzazione, crisi della rappresentanza. Una direzione che nel sapere accademico rafforza gli anticorpi democratici della società.

I lavori dunque sono in corso. Avremo un premio multiplo e creativo, che nel suo insieme deve essere strumento per rinnovare lo spirito migliore del passato nel presente. In un contesto, non solo italiano, in cui le libertà e i diritti finiscono spesso sotto attacco e in cui l’apatia o la sfiducia possono dilagare, riconoscere chi con i libri o con i propri studi alimenta la cultura democratica è un atto di resistenza civile. Questo è e sarà il Premio Democrazia e Libertà: un ponte tra la memoria e il futuro, l’invito ad aprire le braccia a chi, per vedere più lontano, vuole salire sulle spalle dei giganti che con la loro lotta ci hanno donato la Repubblica.

Siamo certi che con la giuria formata da intellettuali, storici e docenti universitari sceglieremo autori e testi magnifici. Magnifici perché scritti da cittadini consapevoli. Perché sappiamo che democrazia e libertà non sono garantite una volta per tutte. Sono una scelta quotidiana. Sono la pagina di un libro su cui Ferruccio Parri ha scritto: “Senza cultura non c’è libertà. Senza libertà, la cultura diventa menzogna”.

di Antonello Capurso, Segretario del Premio Democrazia e Libertà

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