La difesa della Repubblica spagnola fu, per l’ultimo Rosselli, una delle priorità. Dopo il colpo di Stato di Franco, senza riuscire a trovare un accordo con socialisti e comunisti, il fondatore di Giustizia e Libertà costituì una colonna di 140 volontari che, il 28 agosto 1936, ebbe il battesimo del fuoco a Monte Pelato, in Aragona. I suoi interlocutori, in quella fase, furono gli anarchici di Camillo Berneri sebbene ci fossero dissidi non marginali di natura politica e organizzativa che, nel successivo dicembre, portarono allo scioglimento della colonna e alla costituzione del Gruppo Matteotti e di una formazione anarchica autonoma. Circa un mese prima, il 13 novembre 1936, Rosselli aveva pronunciato da Radio Barcellona un discorso divenuto celebre, Oggi in Spagna, domani in Italia. In quella circostanza egli non solo aveva fornito informazioni sul corso dei combattimenti e sulla crescita numerica dei volontari italiani, determinata dalla costituzione della Legione italiana composta da oltre 500 tra socialisti, comunisti e repubblicani, legione (comandante militare Pacciardi, commissario politico Barontini) poi divisa in quattro compagnie e impegnata nella stenua difesa di Madrid, ma aveva anche assimilato la situazione spagnola a un futuro possibile in patria, criticando aspramente il sostegno fascista a Franco, invitando i suoi connazionali a boicottare l’invio di armi e aerei, a “risvegliarsi” e a prepararsi alla lotta. Rosselli, tra l’altro, aveva detto:
E come nel Risorgimento, nell’epoca più buia, quando quasi nessuno osava sperare, dall’estero vennero l’esempio e l’incitamento, così oggi noi siamo convinti che da questo sforzo modesto ma virile dei volontari italiani, troverà alimento domani una possente volontà di riscatto. È con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna. Oggi qui, domani in Italia […]. È la riscossa antifascista che si inizia in Occidente. Dalla Spagna guadagnerà l’Europa. Arriverà innanzitutto in Italia, così vicina alla Spagna per lingua, tradizioni, clima, costumi e tiranni. Arriverà perché la storia non si ferma, il progresso continua, le dittature sono delle parentesi nella vita dei popoli, quasi una sferza per imporre loro, dopo un periodo d’inerzia e di abbandono, di riprendere in mano il loro destino […]. Quanto più presto vincerà la Spagna proletaria, tanto più presto sorgerà per il popolo italiano il tempo della riscossa.
Tuttavia, nonostante il clamoroso successo di Guadalajara del 18 marzo 1937, quando per la prima volta si scontrarono tra di loro gli italiani e il Battaglione Garibaldi si distinse nei combattimenti contribuendo in maniera importante al successo dei repubblicani, che coincise quindi con una cocente sconfitta dei fascisti, la Guerra civile in pochi mesi prese una piega favorevole a Franco. Ciò fu dovuto a diversi fattori: il sostegno diretto di Hitler e Mussolini ai franchisti, l’ambiguo disimpegno di Gran Bretagna e Francia nei confronti della Repubblica, il sostegno solo parziale dell’URSS e le divisioni interne agli antifascisti, culminate fra il 3 e l’8 maggio dello stesso 1937 nelle sanguinose giornate di Barcellona, dove gli stalinisti uccisero alcune centinaia di anarchici (compreso Berneri) ed esponenti del POUM (a cominciare dal dirigente trockijsta Nin). Rosselli, che sarebbe stato ucciso con il fratello il successivo 9 giugno in Normandia dal CSAR su mandato del SIM fascista, nonostante la sua proverbiale generosità e la determinazione mostrata fin dai primi giorni successivi al colpo di Stato di Franco nell’organizzare la lotta, forse comprese a maggio in via quasi definitiva che la situazione in Spagna sarebbe divenuta via via più difficile.
Il precedente 10 febbraio, al contrario, aveva scritto a Salvemini da Parigi:
sei troppo severo con gli spagnoli. Hanno il torto di non sapersi organizzare che lentamente. Ma ricordati che sono partiti da zero, che non ebbero l’esperienza del macello generale [la Grande guerra] e che hanno almeno l’immenso merito di essersi sempre battuti fisicamente contro il fascismo o il suo equivalente […]. Quanto al troppo frettoloso ingaggio nostro dell’agosto scorso non nego che se avessimo atteso avremmo (col senno del poi) fatto meglio […] a me [allora] non si poneva la scelta tra il partecipare prima o dopo; ma tra il partecipare e il non partecipare […]. Non essere così negativo, Gaetano. Sono certo che se avessi tu pure potuto vivere nell’atmosfera spagnola dei primi mesi; sentire che cosa è un popolo che si libera, pur con tutte le brutture che accompagnano il disfarsi di un ordine sociale; fraternizzare coi volontari, umanamente così simpatici, così fraterni e giovani, sono sicuro che ti saresti commosso e avresti gettato in disparte le riserve di un mondo che non è più di questo mondo. Il fascismo non ci permette di scegliere. E piuttosto che sognare il juste milieu e il regno della ragione in tempi di rivoluzione, è meglio, la rivoluzione viverla o prepararla col massimo di apporti. Credo che pochi – specie dopo questa esperienza – vedano il domani d’Italia con occhi meno disincantati di me. Ciò non pertanto insisto e trovo che tutti dobbiamo insistere perché nel miscuglio enorme entrino quanto più potenti possibile i nostri fermenti, le nostre idee, tanto più importanti quanto più virilmente le avremo potute servire.
In queste parole c’è molto di Rosselli, del suo approccio alla lotta politica, del suo spessore umano. Ben più pessimista di lui si mostrò Salvemini che, rispondendogli il 23 febbraio 1937, tra l’altro scrisse:
con la sorveglianza organizzata intorno alla Spagna, la repubblica spagnola è spacciata. Non rimarrà che Blum a impedire il passaggio di armi e di volontari dalla Francia alla Spagna. Me li saluta lei gl’inglesi sulle frontiere del Portogallo? Quello sarà il momento e il luogo per fare gli … inglesi. Vorrei ingannarmi, ma mi pare che la causa nostra in Spagna è perduta. Me ne duole per il popolo spagnuolo, che si è rivelato degno di miglior sorte e ha dato prove di entusiasmo memorabili. Ma un popolo ha bisogno di partiti che lo guidino. Un popolo senza partiti è polvere. E socialisti, leninisti, trotzkjsti, anarchici, repubblicani in Spagna hanno fatto tutto quel che potevano per andare in rovina. Fai bene tu a dire che non si potevano fare miracoli, ci voleva del tempo, bisognava fare esperienza, ecc. Ma che valgono queste consolazioni, se alla fine la battaglia sarà perduta?
Se sulla Guerra civile spagnola, alla fine, la previsione del pessimista Salvemini si dimostrò valida, pur inverandosi dopo i successi repubblicani sopra menzionati che, pur parziali, segnarono una sorta di cesura storica perché dimostrarono che era possibile affrontare il nazifascismo in campo aperto con reali possibilità di successo, il messaggio dell’ottimista Rosselli gli sarebbe sopravvissuto. Il suo modo di guardare al futuro avrebbe stimolato migliaia di antifascisti anche nelle fasi più tragiche della Seconda guerra mondiale e della storia di GL, che sarebbe confluita nel Partito d’Azione nel 1943. Con le Brigate partigiane Giustizia e Libertà, al fianco delle altre forze antifasciste (a cominciare dai comunisti) e degli Alleati, il Pd’A avrebbe notevolmente contribuito alla vittoria della Resistenza e alla sconfitta del nazifascismo, propedeutica alla sofferta nascita della Repubblica democratica e alla stesura della Costituzione, entrata in vigore poco più di 75 anni fa, il 1° gennaio 1948.
di Andrea Ricciardi