The Zone of Interest è un film di Jonathan Glazer del 2023, tratto dall’omonimo romanzo di Martin Luis Amis, pubblicato nel 2014. Si tratta la vicenda di Rudolf Höss, primo comandante del campo di Auschwitz, militare delle SS e criminale di guerra tedesco. Durante il suo comando, Höss visse insieme a tutta la sua famiglia, in una villetta separata soltanto da un muro dal campo di sterminio. Il punto di vista scelto è esclusivamente quello del gerarca nazista, della sua vita professionale e privata. Una vita apparentemente serena, tra gite in barca, bagni in riva al fiume, festicciole e momenti di relax in giardino. Il film, pur trattando di temi storici, si avvicina maggiormente ad atmosfere tipiche del genere horror o thriller. È proprio la normalità della vita quotidiana ad essere agghiacciante. I rumori di fondo, dovuti al funzionamento delle fornaci, alle grida di dolore e alle sparatorie per le esecuzioni nel campo, sono protagonisti assoluti. Pur non essendo mai mostrati, gli episodi che accadono al di là del muro rendono alta e costante la tensione. I membri della famiglia Höss sembrano indifferenti o, per lo meno, hanno imparato a convivere con i rumori e le voci che giungono di continuo e che sono inequivocabili.
L’elegante fotografia del lungometraggio trasmette al pubblico in sala tutta la potenza dell’assurdo, di un’ideologia distorta in cui le persone scelgono l’indifferenza per garantirsi una vita felice. Il muro non è solo una barriera fisica. Rappresenta qui la metafora perfetta della mancanza di empatia e della normalizzazione del Male. Una condizione che va oltre la sua precisa collocazione storica e diventa un chiaro monito a guardare al presente. A una quotidianità fatta di conflitti e crimini di guerra, che ci travolge ogni giorno attraverso media e canali di informazione. Quanti muri ci separano dalla sofferenza degli altri? E quanto distano dalle nostre case le zone in cui l’orrore regna sovrano?
Auschwitz è stato un ampio complesso di campi di concentramento e di sterminio situato nelle vicinanze della cittadina polacca di Oświęcim, in tedesco Auschwitz. Tra il 1940 e il 1944, durante la Seconda guerra mondiale, vi furono sterminati più di un milione di prigionieri, in gran parte ebrei.
Comprendeva anche il campo di Birkenau e il campo di lavoro di Monowitz. Nel periodo dell’occupazione tedesca della Polonia, i deportati furono utilizzati per lavorare nelle diverse industrie tedesche costruite nei dintorni. Si contano circa 6 milioni di ebrei sistematicamente uccisi dai nazisti del Terzo Reich con l’obiettivo di creare un mondo più puro e pulito, come auspicato nel libro Mein Kampf (La mia battaglia) di Adolfh Hitler del 1925, in cui si proponeva di ottenere una razza ariana attraverso la soluzione finale. Dopo la guerra in quell’area, nel 1947, è stato istituito il Museo Statale di Auschwitz-Birkenau, un memoriale dedicato a conservare la Memoria della Shoah.
Il museo ha collaborato alla realizzazione del film, alcuni padiglioni aperti al pubblico sono presenti in diverse scene. La zona d’interesse è stato presentato al Festival di Cannes del 2023, ottenendo il Premio Speciale della Giuria. Si avvale di una coproduzione tra Stati Uniti, Regno Unito, Polonia. Tra i principali protagonisti del cast troviamo l’attrice Sandra Hüller nel ruolo della signora Hedwig Höss, Christian Friedel nei panni del Comandante Rudolf Höss e Ralph Herforth ad interpretare il generale Oswald Pohl. La colonna sonora, scritta dalla compositrice Mica Levi, enfatizza i momenti di suspense con crescendo vertiginosi tra sonorità classiche e sperimentali.
Il film è stato recentemente premiato agli Oscar 2024 come Miglior film straniero, ricevendo inoltre il riconoscimento per Miglior Sonoro. Durante la Notte degli Oscar, nel suo discorso di ringraziamento per i premi ricevuti, Glazer ha dichiarato:
Tutte le nostre scelte sono state fatte per riflettere e confrontarci col presente, non per dire “guardate cosa hanno fatto allora”. Piuttosto “guardate cosa stiamo facendo adesso”. Il nostro film mostra dove conduce la disumanizzazione, nella sua forma peggiore, plasma tutto il nostro passato e il nostro presente…
Jonathan Glazer, regista e sceneggiatore britannico classe 1965, ha lavorato a lungo come pubblicitario, nel cinema e realizzando moltissimi videoclip musicali in cui la sua vena per le scene dark e horror si manifesta chiaramente. Ha frequentemente collaborato con gruppi della scena alternative rock britannica e internazionale. Tra questi possiamo citare i Massive Attack, Radiohead, Jamiroquai e Nick Cave and the Bad Seeds. Si ricorderà forse il celebre videoclip di Karma Police del 1997, realizzato per i Radiohead, in cui in piena notte un uomo stremato viene lentamente inseguito da un’auto nel deserto. Anche nei suoi più recenti lavori Birth – Io sono Sean del 2004 e Under the Skin del 2013 ha utilizzato tra i vari registri l’horror, il thriller e la fantascienza per indagare gli aspetti più intimi dell’animo umano. Dimostra, con questo suo ultimo lavoro, una grande capacità di creare immagini evocative ed iconiche, preferendo l’introspezione alla violenza esplicita.
di Alessandro Calisti