Il 16 marzo di quest’anno è stata inaugurata presso il Museo Casa Cervi di Gattatico la mostra “Giornali Clandestini della Resistenza dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945” alla presenza di un folto pubblico. La mostra, organizzata dalla FIAP e installata negli spazi espositivi di Casa Cervi, presenta le prime pagine anastatiche di giornali clandestini delle diverse forze politiche antifasciste che rivendicavano la mancata elaborazione di un pensiero, durante il ventennio del regime. È stato Aldo Aniasi, il partigiano “Iso” che per un altro 25 aprile, quello del 1995, aveva promosso questa raccolta, che colpisce sia per l’alto numero dei giornali pubblicati in quel periodo, in condizioni difficilissime sia per i contenuti espressi con una scrittura immediata, la maggior parte dei quali oggi ancora attuali. Vi si parlava del lavoro, della liberazione dai nazisti e dai fascisti anche per poter riconquistare la dignità nella libertà, della costruzione di un paese democratico, di critiche al capitalismo, di ricerca di giustizia sociale, dell’emancipazione delle donne, e si proponeva addirittura l’auspicio di una politica estera di unificazione democratica europea.
Leggendo le parole di Aldo Aniasi per la presentazione della mostra, in quel lontano 1995, a cinquanta anni dalla Liberazione, sembra percepirsi una sorta di ombra e di preoccupazione per la situazione del momento che fa riflettere anche oggi.
Chi ha vivo il ricordo di tanti compagni caduti, il sacrificio personale, l’impegno quotidiano per conquistare una condizione di libertà e di agibilità democratica, non può non essere preoccupato per l’offuscarsi talvolta di valori fondamentali che oggi hanno da essere necessariamente coniugati a condizioni politiche, civili e sociali, sostanzialmente diversi a quelli del 25 aprile 1945…
I nostri sogni, le speranze della “nuova Italia” di allora si confrontano con la realtà di oggi, con il giusto desiderio di questi anni di voler far fare un ulteriore passo in avanti alla nostra democrazia… Oggi come allora il valore dell’uomo, il rispetto delle regole, la giustizia sociale, la difesa strenua delle differenze, il culto della libertà di tutti e dell’individuo, lo spirito di tolleranza devono stare alla base di qualsiasi progetto politico che non voglia tradire il passato. …. I tempi odierni sono tali che non consentono la speranza millenaristica che pervadeva ciascuno di noi, giovani di allora, che pensavamo che con la caduta del fascismo si sarebbe instaurata subito una sorta di età dell’oro della democrazia e del progresso, della civiltà e della libertà, del benessere individuale e collettivo… I meriti di quanto abbiamo conquistato sono di un popolo straordinario che ha saputo rialzare la testa, dopo il fascismo, mettersi al lavoro, conseguire importanti risultati economici e sociali, riconquistare una dignità perduta nel contesto della comunità internazionale. Ma nonostante questo, ancora oggi i temi su cui misurarci sono quelli immutabili della democrazia e della libertà, della difesa dei diritti individuali e di uno Stato sociale che periodicamente conosce difficoltà a tutti presenti anche in questi ultimi tempi…
A Gabriella Gotti, responsabile della Sezione Didattica di Casa Cervi, che ha inaugurato la Mostra, abbiamo posto alcune domande.
1. Sono passati 80 anni dalla Liberazione dal nazifascismo. I sette Fratelli Cervi, fucilati nel dicembre del 1943 con Quarto Camurri al poligono di Reggio Emilia, non fecero in tempo a festeggiare quella data. Eppure quest’anno c’è stata, forse di più rispetto agli anni passati, una festa ancora più grande. Come se l’eredità che i fratelli Cervi hanno lasciato è di non fermarsi davanti al dolore, ma di saper festeggiare la fine di ogni crudeltà, ed in effetti la loro “pastasciutta”, che cucinarono per la caduta del Governo Mussolini il 25 luglio 1943, si è ormai diffusa in tutta Italia. Che spiegazione si è data?
Alla notizia dell’arresto di Mussolini, i Cervi trovarono un modo originale di festeggiare la caduta del fascismo: il 27 luglio organizzarono a Campegine una grande “pastasciuttata”, offrendo da mangiare a tutte le persone presenti in piazza. Una manifestazione pacifica, che coinvolse buona parte della popolazione, ma che rese ancora più evidente, pubblico, l’antifascismo della famiglia Cervi. A partire dal 1988 il 25 luglio è diventato il giorno della rievocazione della storica pastasciutta antifascista, che si svolge ogni anno in una serata di interventi politici, culturali e musica nel parco di Casa Cervi.
Dal Friuli fino alla Sicilia, ma anche in Spagna e negli Stati Uniti e in altri Paesi all’estero: nel corso degli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative iscritte alla Rete delle Pastasciutte di Casa Cervi. Un evento, quello di più di 80 anni fa, che rappresentò un momento simbolico di riconquista della piazza, in nome della condivisione, dello stare insieme, dei valori di antifascismo, libertà, giustizia e democrazia della famiglia Cervi che ancora oggi sono necessari e vitali per il nostro presente.
2. Nel Museo Casa Cervi, è esposta “la pedalina”, la macchina a stampa a pedale, che venne acquistata nel 1944 dal Partito comunista di Reggio Emilia, per pubblicare giornali della Resistenza ovviamente in condizioni di clandestinità. Qual è stata l’importanza di queste pubblicazioni nella zona emiliana?
Produrre giornali, opuscoli, volantini in modo clandestino, organizzando piccole tipografie segrete oppure portando pubblicazioni dall’estero tramite persone fidate e utilizzando valigie dal doppio fondo, era l’unico modo per fare propaganda antifascista. Nella provincia di Reggio Emilia era diffusa con una certa continuità la stampa comunista, in particolare «l’Unità» clandestina, insieme anche ai volantini prodotti da questo partito. Furono molti gli antifascisti che subirono condanne al confino e al carcere o persecuzioni proprio per aver diffuso o anche solo conservato materiale di propaganda antifascista.
Anche i Cervi furono molto attivi in questa rete: diffusero fogli clandestini tra i contadini e gli antifascisti della zona e, nel dicembre 1941 assieme ad altri antifascisti di Caprara e Campegine, organizzarono un lancio di volantini a Viadana, nel mantovano. La macchina “pedalina”, oggi custodita nelle sale di Casa Cervi, venne acquistata con notevole sacrificio economico dal Partito comunista clandestino di Reggio Emilia per la cifra di L. 38.000. Venne portata clandestinamente nel febbraio del 1944 a Canolo di Correggio, presso la casa dei mezzadri Pinotti, dove fu utilizzata fino alla fine della lotta di Liberazione per produrre volantini e manifesti del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) e dei partiti che ne facevano parte. Furono stampati anche tre numeri de «l’Unità», alcuni numeri de «La nostra lotta», di «Noi donne», di «Riscossa giovanile». La stampa clandestina fu strumento di propaganda e di informazione, per mantenere in contatto i gruppi in clandestinità, trasmettere direttive, ma anche mezzo per un’efficace pedagogia democratica attiva, per discutere, far conoscere le proprie opinioni, stimolare a riflettere, educare a pensare.
3. I Cervi avevano costruito una loro biblioteca che spaziava da testi di agronomia a romanzi e amavano la cultura della pagina scritta. Ci sono ancora i loro libri? Il Museo Fratelli Cervi contiene anche altri fondi letterari: quali sono?
I Cervi rappresentarono una famiglia decisamente fuori dal comune nel panorama delle famiglie contadine della prima metà del secolo scorso: si possono infatti definire contadini di scienza, guidati da una incomprimibile ansia di conoscenza e di emancipazione, di matrice socialista, che li spinge ad istruirsi. Si informavano, leggevano libri, e all’approfondimento delle cognizioni tecniche, aggiunsero le letture di opere classiche, come già era passione della madre Genoeffa Cocconi, e di autori russi censurati dal regime come Dostojevskji e Gorky. Nei primi anni Trenta collaboreranno al funzionamento di una piccola biblioteca popolare a Campegine, l’Unione Volenterosi della Lettura. Molti dei libri e delle riviste appartenute alla famiglia Cervi sono oggi in esposizione nel percorso museale e ne testimoniano la vastità degli interessi. Ad esempio i Quaderni de “Le Relazioni internazionali”, che a Casa Cervi circolavano nei primi anni Quaranta, sono editi ancora oggi dall’Istituto per gli Studi di politica internazionale. Oggi l’Istituto Alcide Cervi ospita diverse biblioteche, costituite in tempi molto differenti tra loro, ma che rispondono alla vocazione di questa famiglia: la passione per la lettura e l’amore per la conoscenza. L’Istituto riunisce la Biblioteca Cervi, la Biblioteca per ragazzi “Il Mappamondo” e la Biblioteca Archivio Emilio Sereni. La prima è costituita da circa 17.000 volumi e si è formata attorno al nucleo originario dei volumi appartenuti alla famiglia Cervi, poi ampliata attraverso donazioni nel corso degli ultimi cinquant’anni. In questo patrimonio eterogeneo prevalgono i libri che riguardano la storia contemporanea, l’economia politica, la memorialistica, la storia locale, la storia dei movimenti contadini, del loro apporto alla Resistenza, la storia dell’agricoltura e del territorio, l’arte contemporanea. La seconda invece, inaugurata nel 2019 nasce nel fienile di Casa Cervi, nel cuore dell’esperienza di visita e del percorso didattico della Casa Museo. Costituita da circa 2.000 volumi intorno a grandi filoni e temi, fra i quali migrazioni, democrazia, Costituzione, pace, storia, Resistenza, ambiente, geografia. Infine, la Biblioteca Archivio Emilio Sereni accoglie una serie di fondi documentari e librari affidati dall’Alleanza Nazionale dei Contadini (oggi CIA – Agricoltori italiani) all’Istituto Cervi fin dall’anno della sua fondazione nel 1972. Parte dei fondi era di proprietà di Emilio Sereni, in particolare la sua vasta biblioteca di storia ed economia agraria, ma anche di antropologia, linguistica, storia politica e di classici del marxismo, accompagnata da una ricchissima raccolta di estratti bibliografici, da uno schedario di riferimenti incrociati e da un fondo archivistico di note e appunti personali, fra cui immagini e fotografie originali relative al paesaggio agrario italiano.
4. Il progetto “Artigiani della Memoria” è rivolto ai giovani per far conoscere sia i valori della Resistenza sia i giornali antifascisti? Qual è stato l’esito di questo progetto?
Con il lavoro di riallestimento del museo portato a compimento alla fine del 2021, Casa Cervi ha aggiornato il racconto della vicenda di questa famiglia: un nuovo percorso museale in cui gli oggetti, i documenti e le immagini partecipano alla narrazione come strumenti di trasmissione valoriale, nella loro unicità e forza relazionale con il visitatore. Non semplici oggetti, dunque, ma simboli che racchiudono episodi, caratteristiche, significati, azioni. Oggetti come “semi” di idee e opere, da elaborare, discutere, ragionare, realizzare. È da questa riflessione che è nato il progetto “Artigiani della Memoria”, ideato dalla Sezione Didattica dell’Istituto Cervi, rivolto agli studenti degli Istituti scolastici di 2° grado e intitolato, di anno in anno, a un diverso emblema della storia della famiglia e del luogo Casa Cervi. Dopo le prime due edizioni dedicate rispettivamente al mappamondo e alle memorie di Papà Alcide, per la terza edizione, nell’anno scolastico 2024-2025, si è deciso di valorizzare un oggetto non appartenuto alla famiglia, ma divenuto imprescindibile nel percorso di Casa Cervi, simbolo della partecipazione dei contadini alla Resistenza civile: la “pedalina”, macchina da stampa tipografica a pedale. Nell’occasione dell’80° anniversario della Liberazione (1945-2025), si è approfondito con gli studenti il tema della stampa clandestina, intendendo in questo modo sottolineare il fondamentale contributo alla Resistenza della realizzazione e diffusione di giornali e volantini per informare e fare propaganda antifascista, con uno sguardo anche al ruolo della stampa oggi nel racconto della nostra contemporaneità. Il progetto è stato declinato come esercizio di scrittura creativa: studenti e studentesse delle 11 classi superiori che hanno partecipato al lavoro sono stati invitati a calarsi nei panni di cronisti del biennio resistenziale 1943-1945, allo scopo di raccontare, secondo i canoni dello stile giornalistico, gli eventi salienti della Resistenza oppure la Liberazione del loro territorio di appartenenza. Gli articoli da loro realizzati sono stati raccolti e pubblicati in due numeri speciali de «Il Ribelle dei Campirossi», il giornalino ufficiale di Casa Cervi, che s’ispira graficamente ai fogli clandestini della Resistenza (https://www.istitutocervi.it/ribelle-campirossi).
di Sonia Marzetti