La degenerazione delle regole, la commistione dei poteri, la mancata trasparenza dell’utilizzo delle risorse e dei beni pubblici contribuisce alla cattiva amministrazione (c.d. sprechi, e non solo), generando la sfiducia verso le istituzioni e la loro credibilità; condotte sanzionate con il c.d. danno d’immagine (e di disservizio) connesso alla lesione del bene giuridico consistente nel “buon andamento” della Pubblica Amministrazione (Corte Conti, sez. giur. Lombardia, 8 giugno 2017, n. 86).

Si scrisse che «c’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti» (CALVINO).

La questione non è solo di diritto ma prima ancora di natura etica, «gli uomini, per la loro natura sociale, costituiscono non un semplice aggregato di individui, ma una comunità di persone nella quale i bisogni e le aspirazioni di ciascuno, gli eguali diritti e i simmetrici doveri, si collegano e si coordinano in un vincolo solidale, ordinato a promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune… Se mancano chiare e legittime regole di convivenza, oppure se queste non sono applicate, la forza tende a prevalere sulla giustizia, l’arbitrio sul diritto, con la conseguenza che la libertà è messa a rischio fino a scomparire. La “legalità”, ossia il rispetto e la pratica delle leggi, costituisce perciò una condizione fondamentale perché vi siano libertà, giustizia e pace tra gli uomini» (COMMISSIONE ECCLESIALE GIUSTIZIA E PACE, Educare alla legalità, Roma, 4 ottobre 1991).

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