Il tempo che ci vuole è un film di Francesca Comencini del 2024, che racconta in modo autobiografico l’infanzia sui set e il rapporto con il padre e celebre regista Luigi Comencini. È bene evidenziare che questo film non è un’opera realizzata per l’esercizio di un protagonismo fine a se stesso; attraverso la ricostruzione delle vicende personali, si riesce abilmente a raccontare un’epoca.
Seguiremo infatti la giovane protagonista nel suo racconto idilliaco e sospeso nel tempo, come lo sono sempre i ricordi per i bambini, e poi le fasi difficili e drammatiche dell’adolescenza, in cui i contrasti ed il confronto con la figura di un padre di successo possono essere durissimi ma anche costruttivi. Colpiscono le scelte di regia, semplici eppure molto efficaci, che rendono quasi isolati i protagonisti di questo lavoro, rappresentati nello spazio in una dimensione a tratti fantastica, soprattutto nei momenti di “dialogo a due”.
In un estratto delle note di regia Francesca Comencini, in merito alla sceneggiatura, ha evidenziato:
“Un racconto personale che credo però trovi la giusta distanza nel fatto che in mezzo al padre e alla figlia c’è sempre il cinema come passione, scelta di vita, modo di stare al mondo. Il cinema in mezzo alla vita è come una rete che sottende il racconto dei loro scambi, apre a una terza angolazione nella relazione tra i due, crea lo spazio dell’immaginazione. “Con il cinema” dice il padre “si può scappare. Con l’immaginazione”.
e ancora:
“Dopo tanti anni passati a fare il suo stesso lavoro cercando di essere diversa da lui, ho voluto raccontare quanto ogni cosa che sono la devo a lui: ho voluto rendere omaggio a mio padre, al suo modo di fare cinema, al suo modo di essere, all’importanza che la sua opera e il suo impegno hanno avuto per il nostro cinema, all’importanza che la sua persona ha avuto per me. Forse, mi sono detta, forse ora che sono abbastanza anziana ne sono capace, forse ora sarò all’altezza di questo racconto. Forse, ora, è arrivato il momento di dirgli grazie”.
Nel lungometraggio presentato fuori concorso all’81sima Mostra internazionale del Cinema di Venezia, si evidenzia il percorso di una bambina che, a partire dalla fine degli anni ‘60, vive in un mondo magico, accompagna sui set cinematografici il padre, scopre il mondo dell’immaginazione e delle favole. Crescendo poi, passa da adolescente attraverso il fermento dei movimenti politici e sociali, vive le sue esperienze d’amore, supera il buio delle droghe e delle crisi personali, si confronta e si scontra con un padre ingombrante che ritiene irraggiungibile e che invece è più vicino di quanto non sembri. Anzi, sarà fondamentale per aiutarla a ritrovare se stessa, come donna e professionista. Sullo sfondo di questo dialogo continuo vediamo la contestazione giovanile, lo stragismo, i collettivi universitari, gli anni di piombo e il boom dell’eroina, le BR e il rapimento di Aldo Moro.
Ad interpretare Luigi Comencini e sua figlia Francesca troviamo Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano. Il primo è tra i più noti attori del panorama italiano, teatrale e cinematografico.
Vincitore del David di Donatello per il migliore attore non protagonista ne Il capitale umano di Paolo Virzì (2014) e del David di Donatello come miglior attore protagonista per Esterno notte di Marco Bellocchio (2023).
Diplomata nel 2019 alla Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté, Romana Maggiora Vergano recita per la televisione nella serie Il Silenzio dell’Acqua e Liberi Tutti. Alterna esperienze tra teatro e cinema e nel 2022 prende parte alla serie tv La Storia diretta da Francesca Archibugi. Nel 2023 interpreta il ruolo di Marcella in “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, per il quale al Torino Film Festival 2023, le viene assegnato il Premio Virna Lisi come “Rivelazione dell’anno”.
Nata a Roma nei primi anni sessanta, Francesca Comencini frequenta i corsi di filosofia all’Università Sapienza di Roma, e successivamente si trasferisce a Parigi per molti anni. Esordisce con il film Pianofortenel 1994, e segue nella sua carriera un percorso caratterizzato da una forte attenzione alla realtà, al conflitto e ai temi sociali. Nei suoi lavori ha spesso dato spazio a personaggi femminili di grande spessore, raccontandoli con lucidità. Tra i suoi titoli. Elsa Morante (1997), Le parole di mio padre (2001), Un altro mondo è possibile (2001), Carlo Giuliani, ragazzo (2002), Mi piace lavorare (Mobbing) (2004), Lo spazio bianco (2009), Un giorno speciale (2012).
Luigi Comencini è stato il fondatore della Cineteca di Milano, riuscendo tra l’altro a recuperare alcune pellicole di film muti salvandole dalla distruzione degli anni della Guerra.
Classe 1916, scomparso nel 2007 è stato regista e sceneggiatore. Nella sua carriera ha diretto i maggiori attori italiani, fra cui Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida ed è stato tra i massimi esponenti della commedia all’italiana, insieme a Dino Risi, Ettore Scola e Mario Monicelli.
Tra i suoi titoli, solo per citarne alcuni, ricordiamo: Proibito rubare (1948), La valigia dei sogni (1953), Pane, amore e fantasia (1953), Pane, amore e gelosia (1954), La bella di Roma (1955), La finestra sul Luna Park (1957), Tutti a casa (1960), La ragazza di Bube (1963), La bugiarda (1965),
Il compagno don Camillo (1965), Incompreso (1966), Senza sapere niente di lei (1969),
Lo scopone scientifico (1972), Delitto d’amore (1974), La donna della domenica (1975), Voltati Eugenio (1980), Marcellino pane e vino (1991).
di Alessandro Calisti