(Italia, drammatico, guerra, 2000, 135’)
Fra i titoli che hanno rappresentato con lucidità ed onestà la resistenza antifascista italiana, molti concordano che il romanzo di Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny, sia una colonna portante della memoria storica e della letteratura italiana. Con Fenoglio, che riprese questi temi anche in Una questione privata, impossibile non citare Italo Calvino, che con il suo Il sentiero dei nidi di ragno condivide questo spirito libero, e la forza di poter raccontare senza retorica, pur sempre rimanendo di parte, i successi e le contraddizioni che vissero i movimenti partigiani.
Proprio da queste idee, trae origine il film di Chiesa. Uscito in sala nel duemila, dopo la presentazione alla Mostra del cinema di Venezia, rimane ancora oggi un film di riferimento per il genere storico; un progetto corale dal ritmo denso, dedicato agli anni 1943, 1944. Il racconto costellato da tanti piccoli e grandi avvenimenti della resistenza di Alba e di altre cittadine piemontesi. Tra gli attori troviamo Fabrizio Gifuni, Andrea Prodan, Stefano Dionisi, Chiara Muti, Claudio Amendola, Umberto Orsini, Giuseppe Cederna, Alberto Gimignani, Barbara Lerici.
Profondamente influenzata dalle descrizioni presenti nelle pagine del romanzo del 1968, è anche la fotografia, che risulta fedele soprattutto nella rappresentazione di colline nebbiose, montagne e sentieri in salita, spesso scivolosi a causa del fango e della pioggia. Fedele poi è anche la ricostruzione degli equilibri fra i vari gruppi partigiani. In numerose scene è infatti possibile notare i fazzoletti azzurri degli indipendenti badogliani e i fazzoletti rossi, portati invece al collo dai gruppi comunisti, che insieme parteciparono alla difficile ed estenuante occupazione della città di Alba.
Presenti in modo indissolubile, i tanti conflitti personali e le dinamiche politiche che resero talvolta accidentata l’azione di resistenza armata dei partigiani.
Il Partigiano Johnny è nell’insieme un film fruibile seppur complesso. Racconta l’epopea della resistenza italiana senza eccedere in toni epici, e tenta di tenere insieme registri, episodi e considerazioni che spesso si aggrovigliano nella scrittura intensa di un libro a cui è stata riconosciuta da più parti la sua importanza.
di Alessandro Calisti