Giorgio Marincola nacque il 23 settembre 1923 in Somalia a Mahaddei Uen, un presidio militare italiano a 50 chilometri da Mogadiscio, da un sottufficiale italiano, Giuseppe Marincola, e da Aschirò Hassan, una donna somala, che due anni dopo partorì la sorella Isabella. I due bambini furono riconosciuti e ottennero così la cittadinanza italiana, al contrario di tanti bambini che nacquero nelle colonie dall’unione tra soldati e donne africane e che furono dimenticati dalla storia. Nel 1926 Giuseppe Marincola portò i due figli in Italia affidando Giorgio al fratello Carmelo e a sua moglie Eleonora Calcaterra, a Pizzo Calabro, e portando Isabella con sé a Roma, dove si stabilì con la moglie Elvira Floris, sorella di un suo commilitone e sposata nel giugno dello stesso 1926. Giuseppe, nel 1928 e nel 1929, ebbe due figli anche da Elvira: Rita e Ivan. Fino al 1933 Giorgio Marincola visse a Pizzo Calabro, un contesto nel quale, come riportato dalle memorie familiari, fu circondato da affetto e respirò un’atmosfera libera. Si trasferì a Roma per frequentare il liceo-ginnasio Umberto I, nei pressi della basilica di Santa Maria Maggiore, non lontano dalla stazione Termini. Nel 1938 conobbe Pilo Albertelli, insegnante di storia e filosofia, antifascista ben noto alla polizia, che era stato arrestato dieci anni prima e che, da allora, era sorvegliato dai fascisti. Albertelli, liberalsocialista e poi militante del Partito d’Azione, nel 1944 fu uno dei 335 uomini assassinati nella strage nazista alle Fosse Ardeatine. Ebbe un notevole ascendente su Giorgio che, grazie ai suoi insegnamenti, sviluppò un forte senso critico che gli consentì non soltanto di mettere radicalmente in discussione la propaganda fascista, ma anche di progettare un mondo libero incentrato sul diritto al dissenso e sulla giustizia sociale. Di questo percorso rimasero numerose tracce in pagine di appunti, conservate in una casa di Casal Bertone. Nel 1943 Giorgio Marincola entrò nel Partito d’Azione, partecipando alla Resistenza romana nelle file delle Squadre d’azione cittadina (SAC) in senso alle formazioni GL. Tra il febbraio e il maggio del 1944, venne trasferito dal comando militare del Pd’A nella provincia di Viterbo e, con alcuni compagni di partito, fu aggregato a una banda partigiana formata da soldati sbandati. All’indomani della liberazione di Roma, il 4 giugno 1944, Giorgio prese la decisione di continuare la Resistenza diventando, grazie all’interessamento di esponenti del suo partito, membro del britannico Special Operations Executive. Dopo un breve corso di addestramento in Puglia, fu aviolanciato in Piemonte nella zona di Biella, partecipando alla missione Bamon con compiti di guerriglia, collegamento e addestramento. Nel gennaio 1945, dopo aver preso parte a vari scontri con i nazifascisti e a missioni di collegamento con il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), venne arrestato durante un rastrellamento. Condotto al carcere di Biella fu costretto a parlare ai microfoni di Radio Baita, una radio tedesca di disinformazione. Tuttavia, invece di leggere il copione che gli era stato imposto, inneggiò alla libertà e, di conseguenza, fu violentemente percosso dai suoi carcerieri. Nel successivo mese di marzo, dopo essere stato in un paio di carceri a cominciare da quello di Torino, fu deportato al Polizeilicher Durchganglager di Bolzano, uno dei terribili campi di concentramento nazisti in Italia, in cui il ventiduenne riuscì a sopravvivere. Il campo fu liberato alla fine di aprile ma Giorgio, invece di riparare in Svizzera (come sembra gli fosse stato ordinato dal capo della missione alleata), preferì unirsi a una banda partigiana della Val di Fiemme, attiva in zone dove la guerra non era ancora finita. Il 4 maggio del 1945 un’autocolonna di SS in ritirata, dopo uno scontro a fuoco con i partigiani, attaccò i villaggi di Stramentizzo e Molina di Fiemme, li diede alle fiamme e uccise complessivamente 27 persone, tra cui vari partigiani. Uno di loro si chiamava Giorgio Marincola, nato in Somalia e morto in Italia per la libertà, in quella che si può forse considerare l’ultima strage di civili e partigiani compiuta in Italia dai tedeschi. La storia di questo combattente, ricostruita nel 2023 da Carlo Costa nel libro Razza partigiana (Milieu edizioni, una prima edizione del volume risale al 2008), è molto particolare e dimostra la complessità della Resistenza, la drammatica ricchezza di una “guerra di popolo” (una priorità secondo Ferruccio Parri), che ancora oggi si vuole sminuire con intenti meramente strumentali. Senza quella coraggiosa scelta l’Italia, liberata soprattutto grazie alle forze alleate, non sarebbe potuta rinascere con una nuova identità nazionale, improntata al pluralismo e ai diritti (civili, politici e sociali), sanciti dalla Costituzione repubblicana. Tra chi combatté per sconfiggere il nazifascismo vi fu anche Giorgio Marincola, un italiano nato in Somalia e amante della libertà.

di Andrea Ricciardi

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