Recensione del film Fairytale – Una fiaba di Aleksandr Sokurov (Russia, Belgio, Estonia, 2022, 78’’)
Cosa farebbero Hitler, Stalin, Mussolini e Churchill condannati a rimanere insieme nell’aldilà? E come reagirebbero di fronte a questa sorta di eterna attesa in un’ambientazione mitica che è in grado di riassumere inferno, purgatorio e paradiso? Forse gli appassionati della storia del Novecento se lo sono chiesto nel corso degli anni…
Il regista russo di questo film visionario prova a dare una sua risposta. Per farlo non si limita a creare una storia e ad affidarla alla recitazione di attori in costume. Decide di utilizzare frammenti di video che ritraggono i quattro personaggi in questione. Un enorme lavoro di ricerca e catalogazione durato anni e supportato da una equipe di giovani tecnici, che ha riordinato le sequenze di tutti i documentari storici per poterli riutilizzare in video. Il risultato è quello di offrire al pubblico riprese reali dei protagonisti, raffigurati continuamente alle prese con dibattiti politici, battibecchi, battute goliardiche e tutte le ossessioni che li hanno caratterizzati in vita. Una testimonianza ultraterrena di quanto questi “potenti del ‘900” fossero megalomani…
Lo studio metodico degli archivi e delle immagini di repertorio ha consentito di cogliere posture, espressioni del viso e portamento dei grandi dittatori e statisti. Con i quattro protagonisti appaiono spesso “in scena” Gesù Cristo e Napoleone, presenze non proprio trascurabili, a cui è stato affidato un ruolo cruciale, quasi una sorta di incarico a rappresentare la coscienza dell’Umanità nelle sue sfumature dicotomiche. Il sacrificio eterno di Gesù, che si pone come Ultimo fra gli esseri umani e primo fra gli umili, in opposizione al narcisismo, l’egocentrismo ed il desiderio di trionfo di Napoleone. Poi c’è Dio, che convoca Adolf, Benito, Iosif e Winston sulla soglia delle porte di un ipotetico confine ultraterreno: forse comunicherà loro il suo giudizio. A turno, speranzosi, i quattro si presentano al suo cospetto. Dio risponde loro che dovranno attendere, e forse nutre qualche simpatia per qualcuno in particolare. Apre appena uno spiraglio, da cui esce una sfolgorante luce bianca. Poi richiude le porte senza dare troppe spiegazioni… Un visionario effetto ipnotico ricco di simbolismo, per una pellicola che rielabora le immagini e attraverso l’uso della tecnologia crea un video in piano sequenza. L’effetto visivo per lo spettatore è una scena in perenne movimento, che simboleggia forse il trascorrere inesorabile del tempo.
Il film, che in Russia non è ancora uscito in sala, né ha superato il visto della censura, è il risultato di una grande passione per la ricerca del maestro Sokurov, laureato in Storia e Filosofia all’Università di Gor’kij. Presentato al Festival di Locarno, è stato molto apprezzato dalla critica internazionale. Il regista dell’Arca Russa del 2002, in seguito premiato con il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2011 per “Faust”, continua in questo lungometraggio un percorso intrapreso fin dagli inizi della sua carriera.
Risulta molto difficile descrivere Fairytale – Una fiaba attraverso paragoni e accostamenti con altri lavori cinematografici. Di certo si ha la sensazione di assistere ad uno spettacolo di immagini potenti, fra nebbie rarefatte ed effetti impetuosi, che parte dalla Storia per proseguire verso una riflessione ben più ampia e filosofica sulla condizione umana e sul tempo. Altrettanto complesso è giungere ad una univoca visione del messaggio. I personaggi potrebbero apparire a tratti mitizzati da Sokurov, che riconosce loro il ruolo di protagonisti della Storia, quasi al di sopra delle masse che hanno governato e verso cui talvolta si sono macchiati di orribili crimini. Ma lo sguardo comico e al contempo malinconico su questi uomini così importanti per le sorti dell’Umanità ne evidenzia contemporaneamente l’aspetto umano, nel bene e nel male. Sullo sfondo il protagonismo dei leader politici e dei dittatori, tema ancora molto attuale, il narcisismo del potere, l’infantile incapacità di mediazione, le degenerazioni del socialismo e del comunismo, il ruolo delle masse.
Le immagini di repertorio sono utilizzate in modo esemplare e sembrano prendere forma e vita propria sotto la guida del regista, evocando una sfera mistica e apocalittica durante tutto il corso del lungometraggio. Un film da vedere e su cui continuare a riflettere. Una metafora della condizione umana fra storia, politica e spiritualità.
di Alessandro Calisti