23 settembre 1916 nasce Giorgio Spini
Giorgio Spini nasce a Firenze il 23 settembre 1916. La madre è cattolica ed il padre protestante. Il giovane abbraccia la religione paterna che diventa centrale anche per i suoi studi.
Appassionato della storia intraprende la carriera universitaria ed ha insegnato nelle Università di Messina e di Firenze,e, negli Stati Uniti, all’Harvard University, all’University of Wisconsin, e all’University of California (Berkeley).
Storico di grande spessore culturale, numerosissime sono le sue pubblicazioni, eccone alcune:
”Autobiografia della giovane America. La storiografia americana dai padri Pellegrini all’Indipendenza,” Torino, 1968; “Cosimo I e l’indipendenza del Principato Mediceo” , Firenze, 1980 e 1945 ; “Architettura e politica. Da Cosimo I a Ferdinando I”,(a cura di) Firenze, 1976; “Ricerca dei libertini;. La teoria dell’impostura delle religioni nel Seicento italiano”, Firenze, 1983 e Roma 1950; “Risorgimento e protestanti”, Torino, 1998 e Napoli 1950; “Incontri europei e americani col Risorgimento”, Firenze, 1988; “Barocco e puritani. Studi sul Seicento in Italia, Spagna e New England”, Firenze, 1991, “Storia dell’età moderna da Carlo V all’Illuminismo” , voll.3, (Torino, 1988); “Le origini del socialismo. Da Utopia alla bandiera rossa”, Torino 1992.
Nel 22 ottobre 1999 partecipa quale socio cofondatore alla Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini di Firenze, voluta dal prof. Carlo Pucci nipote di Ernesto Rossi.
Nel 2001 mi sembrò giusto non lasciare disperdere una serie di inediti o di editi difficilmente rintracciabili o di scritti con il nome di Valdo Gigli, il nome di battaglia a Bari, e cercare di farne qualcosa. Mi venne così l’idea di ricostruirli secondo il suo asse biografico dalla fanciullezza fino alla fine della guerra, cioè fino a Belluno, dove finisce la sua storia con l’VIII Armata Britannica e di riempire i vuoti storici che si sarebbero creati, con delle interviste. Questo ha fatto sì che La strada della liberazione (Claudiana Torino 2003) possa essere un testo che rispetto alla storiografia della Resistenza – non è un testo storiografico naturalmente – presenta una certa originalità. Non è molto conosciuta la storia di quei giovani che passarono clandestinamente a piedi le linee, percorrendo l’Italia centrale e meridionale, per raggiungere l’Italia liberata. Fra questi, oltre a Giorgio Spini, c’era anche Carlo Azeglio Ciampi. È un’esperienza che ha riguardato anche personalità rilevanti della storia del nostro Paese.
In fondo Giorgio Spini avrebbe potuto essere classificato sbrigativamente come un intellettuale del Partito d’Azione. Non è che ce ne fossero pochi. Ce n’erano veramente tanti. Ma la sua partecipazione all’antifascismo e alla guerra di liberazione ha avuto queste due caratteristiche peculiari. La prima è di avere visto la Resistenza con gli occhi dell’ufficiale italiano aggregato all’VIII Armata Britannica e, quindi, di avere visto il valore politico della Resistenza nel cambiamento di atteggiamento che gli alleati avevano via via che si incontravano con la guerra di liberazione, i sacrifici e le perdite del popolo italiano. La seconda è che non era solo un intellettuale del Partito d’Azione, ma che all’antifascismo era arrivato per via religiosa ancor prima che politica, nelle organizzazioni giovanili protestanti dell’epoca e che sentiva profondamente anche quest’altra dimensione popolare, della impegnata partecipazione alla vita della sua chiesa. Questa caratteristica della sua fede protestante, della sua fede religiosa, lo rendeva particolare anche all’interno di una categoria piuttosto peculiare, che era appunto quella degli intellettuali del Partito d’Azione.
Posso testimoniare di un episodio significativo. Nel 2004, nel sessantesimo dello sfondamento del fronte alla linea Gustav e dell’arrivo degli alleati alla linea Gotica, Carlo Azeglio Ciampi organizzò al Quirinale una solenne commemorazione del 25 Aprile e, proprio per questa sua particolare esperienza con l’VIII Armata britannica, volle che Giorgio ne fosse l’oratore ufficiale. Devo dire che quel discorso (veramente bellissimo, se non mi fa velo l’amor filiale) riuscì a commuovere e a piacere a quasi tutti gli astanti – non era facile in quel momento- proprio per questo intreccio fra storia politica, liberazione e cristianesimo evangelico. Il momento topico di questa commemorazione fu quando – nel libro La strada della Liberazione questo episodio è riportato – lui ricordò l’impressione che gli fece, tornando da una missione, al fronte della Romagna nel fango, con la fatica addosso, il passare accanto ad un luogo in cui i soldati britannici celebravano il culto e sentì che in questo culto si pregava anche per i nemici che si sarebbero dovuti affrontare in battaglia. Questo fu un momento di grande rilievo in quella occasione e, mi ricordo, scatenò l’entusiasmo anche di uomini politici non sempre caldi nei confronti del fenomeno della Resistenza e della lotta di liberazione, proprio per questa unicità e questo atteggiamento di prospettiva. L’(allora) Ordinario Militare, Mons. Bagnasco, (oggi Cardinale), mi chiese una copia del discorso.
Quello che credo insegnino queste vicende è che, a parte un’onorata milizia di quindici anni, quale rappresentante socialista nel Consiglio Comunale di Fiesole a cui, peraltro, il babbo teneva moltissimo, Giorgio Spini anche in questo ha avuto un suo percorso. Rappresenta una di quelle persone che si mobilitano, danno la loro attività per la guerra di liberazione, ma dopo torna a casa e non chiede niente, non chiede nessun particolare riconoscimento. Si dedica, con successo, al suo lavoro di professore e di autore. Anche questo credo che lo abbia segnalato particolarmente nella vicenda italiana. Ma vorrei proporre qualcosa che credo possa portare anche un elemento di riflessione, oggi. Perché? Perché, effettivamente, nel nostro Paese quell’elemento gobettiano della mancata riforma religiosa come elemento di debolezza del Risorgimento di questa unità nazionale, di questa Italia che noi stiamo vivendo, è un tema importante. E questo tema è presente nei suoi scritti e nelle sue ricerche storiche in maniera significativa. Essi costituiscono così veramente elementi di attualità della nostra riflessione e della nostra analisi in un periodo di tanto disorientamento nella coscienza del paese.
Direi di più. Giorgio Spini è stato un pioniere in Italia degli studi storici sugli Stati Uniti di America. Poteva farlo perché il suo secolo di studio preferito era il seicento e gli venne facile accompagnare i Padri Pellegrini, che lui aveva studiato in Inghilterra nell’ambito dell’attenzione alla dissidenza religiosa di quel periodo in Europa, nel nuovo mondo nord-americano e da lì muoversi per capire cose della coscienza profonda di quel paese che a molti italiani sfuggivano. In questo modo dette un grande insegnamento, forse in controtendenza in quel periodo. E cioè che si poteva essere di sinistra e al tempo stesso condividere i valori più profondi della democrazia americana. Mi dispiace che non abbia visto la vittoria di Obama, sarebbe stata la conferma delle sue tesi sulla società americana.
In questi anni proprio la mancanza di coscienza civile ha emarginato il ruolo della storia come disciplina fondamentale nella cultura italiana e direi anche il livello di conoscenza delle giovani generazioni, delle vicende storiche è estremamente caduto. Ho visto che, tuttavia, l’ho notato con piacere, in occasione della scomparsa del babbo su molti giornali, in molti luoghi di comunicazione, gli storici sono tornati fuori, hanno scritto, hanno commentato, hanno ridato un senso a questa vastissima ricerca storica di Giorgio Spini di cui è stato dato qui ampio e approfondito resoconto. Se questa riflessione di oggi ha un senso e, speriamo, anche un futuro e anche uno sviluppo, è quello di ridare alla storia il posto che le compete nella formazione della coscienza civile del nostro Paese. Le compete proprio perché è storia composita: il fattore religioso come il fattore sociale, il fattore economico come il fattore politico e non solo quello diplomatico-militare. Se questo revival che c’è stato in occasione della scomparsa di Giorgio Spini non si ferma, non è un fatto episodico, ma può alimentare una vera e proprio ripresa di questa ricerca storica che gli era così cara e del suo ruolo culturale più ampio, la riflessione originata dalla sua scomparsa sarebbe veramente un grande contributo perché, anche nel nostro Paese, ci sia una nuova fase di risorgimento non solo politico, ma spirituale e civile.
Muore a Firenze il 14 gennaio 2006, con il compianto dei familiari, degli amici e dei suoi numerosi allievi. I comuni di Fiesole e di Reggello (ambedue in provincia di Firenze) gli hanno già dedicato una strada.
Valdo Spini
Per approfondire si vedano i suoi scritti:
“Michelangelo politico” con prefazione di Tommaso Montanari e presentazione di Valdo Spini, Unicopoli, Milano, 2017; “Storia moderna” a cura di Marcello Verga, Utet, Torino, 2016; “Scritti sulla Resistenza (1954 – 1980)” scritto con Carlo Francovich, Polistampa, Firenze, 2007; “Anno XVI dell’era fascista: 1,9 per mille” a cura di Rosa Maria Galleni Pellegrini con introduzione di Antonio Di Grado, Claudiana, Torino, 2004; “Dalla preistoria del socialismo alla lotta per la libertà”, Franco Angeli, Milano, 2002; “Italia liberale e protestanti”, Claudiana, Torino, 2002; “La strada della liberazione: dalla riscoperta di Calvino al fronte della 8^ armata” a cura e con prefazione di Valdo Spini, Claudiana, Torino, 2002; “Risorgimento e protestanti”, Claudiana, Torino, 1998; “Galileo, Campanella e il divinus poeta”, Il mulino, Bologna, 1996; “Studi sull’evangelismo italiano tra Otto e Novecento”, Claudiana, Torino, 1994; “Le origini del socialismo: da Utopia alla bandiera rossa”, Einaudi, Torino, 1992; “Incontri europei e americani col Risorgimento” con introduzione di Zeffiro Ciuffoletti, Vallecchi, Firenze, 1988; “Firenze” scritto con Antonio Casali, Laterza, Bari, 1986; “Documenti e profilo storico: per le scuole medie superiori”, Cremonese, Roma, 1974; “Autobiografia della giovane America: la storiografia americana dai Padri Pellegrini all’indipendenza”, Einaudi, Torino, 1968; “America 1962: nuove tendenze della sinistra americana”, La Nuova Italia, Firenze, 1962; “Disegno storico della civiltà: per licei classici, scientifici e istituti magistrali”, Cremonese, Roma, 1955; “Mito e realtà della Spagna nelle rivoluzioni italiane del 1820 – 1921”, Perrella, Roma, 1950; “Tra Rinascimento e Riforma: Antonio Brucioli”, La Nuova Italia, Firenze, 1940
Si vedano inoltre gli studi su di lui:
“Bibliografia degli scritti di Giorgio Spini”, Olschki, Frenze, 2007; AA.VV. “In memoria di Giorgio Spini”, Firenze, Olschki, 2006; “Tradizione protestante e ricerca storica. L’impegno intellettuale di Giorgio Spini”, Olschki, Firenze, 1998