10 giugno 1924: è assassinato Giacomo Matteotti

Nato a Fratta Polesine il 25 maggio 1885, da una famiglia di idee socialiste, nominato nel 1920 segretario della Camera del Lavoro di Ferrara, Giacomo Matteotti nel 1921 è l’uomo che ha pubblicato l’«Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia», in cui si denunciavano con forza le violenze delle squadre d’azione fasciste.

Nel 1922 ha fondato, insieme a Filippo Turati e ad altri fuoriusciti, il Partito socialista unitario (PSU), di cui è nominato segretario, dopo la cacciata dei riformisti dal PSI. Pubblicata a Londra, nel 1924, la traduzione del suo libro «Un anno di dominazione fascista», il 30 maggio di quell’anno, ha coraggiosamente preso la parola alla Camera dei deputati, contestando i risultati delle elezioni tenutesi il 6 aprile e denunciando con chiarezza una serie di violenze, illegalità ed abusi perpetrati dai fascisti. Quel discorso merita di essere ricordato:

Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. […] L’elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. […] Per vostra stessa conferma dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà… […] Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse.

Il 10 giugno 1924, uscendo di casa a piedi per andare a Montecitorio, viene rapito da alcuni sicari fascisti e barbaramente ucciso. Il suo corpo senza vita sarà abbandonato in un bosco nel comune di Riano a 25 Km da Roma e ritrovato alcuni giorni dopo.

Il 3 gennaio 1925 in un celebre discorso alla Camera, il capo del fascismo Benito Mussolini avrebbe, di fatto giustificato anche quell’assassinio, dicendo: Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!

Giacomo Matteotti però non sarà mai dimenticato dai socialisti italiani e diventerà anzi il simbolo della lotta contro il fascismo, la violenza ed ogni forma di ingiustizia. Dopo Giuseppe Di Vagno, primo socialista ucciso dai fascisti, il suo corpo martoriato e poi la violenta distruzione della sede dell’«Avanti!», il giornale di riferimento del PSI e saranno in tanti i socialisti uccisi e incarcerati per il coraggio delle loro idee.

Ma durante la Resistenza le Brigate Matteotti saranno le formazioni partigiane socialiste che combatteranno coraggiosamente contro il nazifascismo fino alla vittoria.

Marco Zanier

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