«Papà, allora spiegami a che serve la storia». Così comincia Apologia della storia o Mestiere di storico di Marc Bloch che, accingendosi a rispondere alla domanda posta da un ragazzino, nella realtà il figlio dello stesso Bloch, coglie la possibilità di poterlo fare «con lo stesso tono ai dotti e agli scolari». Testo uscito postumo, fondamentale per generazioni di storici, è stata recentemente pubblicata, per la Casa Editrice Feltrinelli, una nuova edizione arricchita da testi editi e inediti, per la cura di Massimo Mastrogregori, docente universitario che si occupa della storia del ‘900, direttore della rivista «Storiografia» nonché autore di libri su Aldo Moro e, recentemente, su Emma Cantimori. La prima edizione risale risale al 1949, e fu curata da Lucien Febvre, amico, collega, storico di Marc Bloch, cofondatore con lui, nel 1929, della rivista «Les Annales d’histoire economique et sociales». L’opera mostrava però alcune lacune alle quali si è cercato di rimediare con una nuova edizione del 1993 voluta dal figlio di Marc Bloch, Etienne. Oggi, a distanza di trentuno anni, dopo un accuratissimo lavoro filologico che Mastrogregori ha avviato a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta nell’archivio Bloch, esce finalmente l’attuale nuova edizione di un testo che Carlo Ginzburg annovera tra “i libri dell’anno zero” cioè i libri scritti tra il 1939 e il 1944, quando gli eserciti nazisti stavano avanzando dappertutto e da parte di molti ci si era chiesto come era stato possibile arrivare a tanto.
Se l’inizio dell’Apologia della Storia o Mestiere di storico è affascinante e denso di umanità, diventa immediatamente struggente quando si pensa che per Marc Bloch – e lui certo non lo sa – quello è l’ultimo periodo della sua vita, per la tragedia che lo travolgerà poco tempo dopo. Aveva, infatti, cominciato a raccogliere appunti e schede per il suo nuovo libro tra il 1940 e il 1943, che resta incompiuto allorché interrompe la sua attività per aderire alla Resistenza. Catturato e imprigionato l’8 marzo 1944, sottoposto a tortura nelle carceri di Lione, il successivo 16 giugno viene prelevato dai nazisti, qualche giorno dopo lo sbarco in Normandia, e anche se ormai è inevitabile la ritirata dell’esercito tedesco insieme ad altri 29 prigionieri, viene fucilato.
Bloch aveva riformato la storiografia e aveva pubblicato testi di successo tra cui I re taumaturghi, I caratteri originali della storia rurale francese, La società feudale. Si era sposato con Simone Vidal che morirà qualche giorno dopo di lui e dalla quale aveva avuto sei figli. Figlio di Gustave Bloch, anche lui famoso docente di Storia romana in Francia, di famiglia ebraica, ha solo otto anni quando esplode il caso Dreyfus e si riconosce nella generazione che ha vissuto quegli anni. La sua famiglia è di religione ebraica ma da storico qual è, gli è impossibile riconoscersi in alcuna religione, fatto salvo, scrive, rivendicare la sua origine ebraica «quando incontra un antisemita». Nel suo testamento chiede che al suo funerale non ci sia alcuna liturgia religiosa, senza che questo possa essere considerato un rinnegare la sua formazione familiare e che sulla sua tomba venga scritto «Predilisse la verità». Rivendicò sempre invece di essere cittadino francese, dimostrato dalla sua partecipazione come militare sia nella Prima che nella Seconda guerra mondiale che non gli impedirà di conoscere sulla propria pelle, nonostante i meriti acquisiti sia come soldato sia come storico e docente, l’antisemitismo di cui non erano immuni né l’esercito né la casta degli intellettuali.
La lettura dell’attuale edizione rivista e aggiornata di Apologia dello storia o Mestiere di storico si rivela straordinariamente attuale, forse pensando da una parte ai rapidi cambiamenti che stanno avvenendo nei nostri giorni sotto i nostri occhi che rende la lettura del testo di Marc Bloch ancora di più condivisibile e illuminante, dall’altra perché anche lo storico stava vivendo nel suo tempo cambiamenti rapidissimi, mentre pensava alla stesura del suo libro, la cui scelta del titolo non era ancora certa tra Apologia della Storia e Mestiere di storico. Rileggendolo oggi, pur se considerato un classico, il libro conferma la sua ereticità, nel voler dare autonomia e identità alla materia che necessita della comparazione con le altre discipline per essere messa alla prova e avvalorata, cioè la storia non come “scienza del passato” ma come movimento continuo degli esseri umani. Nonostante l’avvicinarsi del pericolo da parte dei nazisti, Bloch rimane in Francia, anche per seguire la sua famiglia, rinunciando a partire per l’estero fin quando poi prevale l’esigenza di scendere in campo nella Resistenza francese. La capacità di leggere i fatti mentre accadono è il risultato della sua capacità di comprensione del passato, del suo essere “storico per mestiere” non limitandosi alla conoscenza delle sole nozioni o fatti; lo dimostra il suo penultimo libro La strana disfatta, in cui Bloch analizza, praticamente in tempo reale, la rapidità con cui la Francia si era arresa di fronte all’occupazione tedesca per giungere poi, in breve tempo, al secondo armistizio di Compiégne, nel giugno 1940.
Bloch immagina lo storico come un giudice istruttore, al quale spetta di raccogliere prove, seguire le tracce e il risultato non deve essere mai un giudizio ma la comprensione dei fatti accaduti. Apologia della storia o Mestiere di storico è molto di più di un manuale di storia ma può essere considerato un libro di civiltà, come ha recentemente evidenziato Massimo Mastrogregori nel corso della recente presentazione a Roma presso la Casa della Memoria e della Storia, ancora più valido rispetto all’usura di tante trattazioni del Novecento (dal socialismo al marxismo, al cattolicesimo, etc.) mentre la tradizione a cui si rifà Marc Bloch è quella repubblicana e rivoluzionaria francese, che si basa su Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, concetti e parole che forse è necessario rileggere oggi più che mai. Forse questo può servire non per prevedere il futuro ma per non farsi trovare impreparati di fronte ad eventi che potrebbero accadere senza preavviso.
Pubblicato su «L’altra voce del lunedi-Edizione settimanale» Quotidiano Nazionale del 3.3.2025, pag. XV.
di Sonia Marzetti