Incentrato sulle vicende di un clandestino che vive in Italia, il film offre un racconto crudo, descrive la situazione degli irregolari e fa riflettere sulla gestione dell’immigrazione in Europa. Il giovane Issa, che inizialmente lavora ai mercati generali, viene licenziato dal suo capo che teme gli imminenti controlli della polizia. Grazie all’aiuto di un suo amico, riuscirà a lavorare come rider, ovvero come uno dei tanti addetti alle consegne in bici che da tempo vediamo girare ad ogni ora nelle nostre città. Ma il furto della sua bicicletta grava di colpo sul delicato equilibrio di speranze del ragazzo, innescando sconforto e rabbia, portandolo ad un’esasperata ricerca del mezzo rubato fino a un punto di non ritorno.

Ambientato in una Torino caotica e trafficata, lontano dall’immagine elegante delle feste del cinema e delle kermesse enogastronomiche, il film mostra una realtà parallela fatta di centri momentanei di accoglienza, mense, vite ai margini e qualche raro esempio di solidarietà. La musica jazz, con forti influssi etnici, fa da colonna sonora alle scene caotiche e ai momenti più concitati del lungometraggio. Lo spettatore segue in modo immersivo l’avventura del protagonista, che occupa le scene e lo schermo in un lungo assolo, quasi a simboleggiare una solitudine e uno stato di difficoltà personali difficili da risolvere.

È proprio la clandestinità a determinare l’impossibilità d’integrazione, a cominciare dai problemi legati alla ricerca di un impiego. Emerge anche la riflessione sul mondo del lavoro, sempre più segnato da una crisi economica latente, e che, fatta eccezione per i sindacati, rimane un tema poco affrontato dai programmi elettorali dei partiti, nonostante vi sia un’emergenza nazionale ed europea. La vita dei riders è stata a più riprese sotto i riflettori generando un’interessante filmografia dedicata al tema. Simbolo del tramonto dei negozi di vicinato, ma anche occasione d’integrazione, la categoria dei fattorini del terzo millennio è ancora relativamente giovane e costituita da lavoratori in lotta per migliorare le proprie condizioni professionali. Non è un caso che il titolo del film si riferisca ad una immaginaria società di consegne, con il logo ben visibile su uno zaino giallo, che si riferisce alla “grandiosa” offerta per il cliente e nello stesso tempo anticipa tutte le possibili difficoltà per i lavoratori che consegnano ovunque e a qualsiasi ora…

In molti, fra i critici, hanno visto un omaggio al celebre Ladri di biciclette di Vittorio de Sica, che nel 1948 raccontava una Roma povera, impegnata a rialzarsi dopo la Seconda guerra mondiale. Mezzo ecologico per eccellenza, sinonimo di libertà e indipendenza, la bicicletta ha rappresentato uno strumento di lavoro fondamentale in tempo di crisi, legandosi nell’immaginario collettivo a tanti mestieri tradizionali e ispirando numerosi registi, come nel caso de Il postino di Massimo Troisi del 1994.

Il regista Milad Tangshir, nato a Teheran nel 1983, realizza con Anywhere Anytime il suo primo lungometraggio di finzione. Negli anni 2000 è musicista nel gruppo rock iraniano Ahoora e si trasferisce in seguito in Italia diventando documentarista. Partecipa a vari festival e nel 2019 presenta alla Mostra di Venezia un lavoro sulla realtà virtuale dal titolo VR Free. In un recente incontro con il pubblico in sala presso il Cinema Troisi di Roma, riguardo alle analogie con Ladri di biciclette, Tangshir ha dichiarato:

Mi sembrava quasi come uno scherzo amaro e nello stesso tempo un pugno nello stomaco, pensare che ancora 75 anni dopo il film di De Sica una bicicletta può cambiare la vita ad una persona. Volevo far luce sui nuovi ladri di biciclette, capire chi sono questi nuovi emarginati che vivono sulle nostre strade […]. Questo è stato il punto di partenza; non volevo assolutamente fare un’operazione di cinefilia o un remake puro, perché nessuno può permettersi di approcciare un capolavoro senza tempo.

Il soggetto e la sceneggiatura del film sono stati scritti da Andrea Giaime Alonge, Daniele Galianone e Milad Tangshir. Nel cast troviamo principalmente gli attori Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango, Success Edemakhiota. Il film, del 2024, distribuito in Italia da Fandango, è stato prodotto da Vivo film e Young Films con Rai Cinema, ottenendo il sostegno del MIC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, con il contributo del Bando “Piemonte Film Tv Fund” e con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte. Ha vinto il premio come Miglior produzione indipendente nell’ambito della 39^ Settimana Internazionale della Critica all’81a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Anywhere Anytime ha sicuramente il merito di offrire una testimonianza forte, di mostrare al pubblico una storia credibile che, purtroppo, è solo una fra le tante e si ripeterà ancora.

di Alessandro Calisti

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