Enzo Collotti è morto il 7 ottobre 2021 all’età di 92 anni nella sua casa di Firenze. La notizia della sua scomparsa è stata data dall’Istituto nazionale Ferruccio Parri, di cui Collotti aveva fatto parte in qualità di membro del comitato scientifico e direttivo e come direttore della rivista “Italia Contemporanea” dal 1976 al 1978. Era soprattutto uno dei maggiori esperti della storiografia della Germania: dalla Repubblica di Weimar alla riunificazione dopo la caduta del Muro. Ha pubblicato   Storia delle due Germanie di oltre mille pagine (Einaudi, 1968), completata dopo l’unificazione del 1990 con il volume Dalle due Germanie alla Germania unita (Einaudi, 1992).  Enzo Collotti nasce a Messina il 15 agosto 1929 da Francesco Collotti ed Elsa Natoli.  Nel 1940 si trasferisce con la famiglia a Trieste, città mitteleuropea. Il giovane siciliano comprende le lacerazioni prodotte dal fascismo al suo avvento proseguite con le persecuzioni delle minoranze linguistiche e delle comunità slave. Alla fine della guerra percepisce il sistema autoritario del regime di Tito dopo la divisione in due zone di Trieste che cagiona la forzata emigrazione di molti triestini nel resto dell’Italia. Collotti si laurea in Legge nel 1951 con una tesi sul tema del lavoro nella Costituzione italiana e inizia a collaborare con le riviste «Il Ponte» di Piero Calamandrei e «Occidente». Era stato sposato con la storica Enrica Pischel, specialista della storia dell’Asia, scomparsa nel 2003. Il figlio Francesco è un valente architetto e urbanista. Il suocero Giuliano Pischel era uno dei fondatori a Milano con Parri, La Malfa, Tino e Valiani e altri del Partito d’Azione. Dal 1954 Collotti lavora all’Ispi  (Istituto di studi di politica internazionale di Milano). Enzo Collotti nel 1959 entra alla Casa Editrice Feltrinelli, occupandosi del movimento operaio e dei partiti. Dal 1964 inizia a scrivere sulla rivista «Belfagor» e, dal 1970, su «Il Manifesto». Dal 1965 insegna alle Facoltà di Lettere delle Università di Trieste e Bologna, fino al 1987, quando occupa la cattedra di professore di storia contemporanea all’Università di Firenze fino al suo ritiro dall’insegnamento nel 1999/2000.  Dal 2001 al 2007 cura per la casa editrice Einaudi, con Renato Sandri e Frediano Sessi, il Dizionario della Resistenza.

Profondo conoscitore delle fonti storiografiche in lingua tedesca, Collotti si è dedicato intensamente allo studio del nazionalsocialismo e del fascismo in Germania, Austria e Italia.  Ha analizzato il ruolo dell’Italia stessa nella politica antisemita, ponendo una grande attenzione sui movimenti per la Resistenza, sul sistema concentrazionario e sulle leggi razziali. “Il fascismo e l’Italia in guerra” (con Lutz Klinkhammer, Ediesse, 1996); “Il fascismo e gli ebrei. “Il fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in Italia” (Laterza, 2006). Impegno civile e passione critica, che è poi il titolo del suo libro intervista autobiografico edito da Viella nel 2010, a cura di Mariuccia Salvati. Il suo saggio Fascismo, fascismi (Sansoni, 1997) non era solo una rassegna di vicende nazionali che l’autore riconduceva a un’unica matrice, ma un’interpretazione complessiva contrapposta al lavoro di Renzo De Felice. Se il biografo di Mussolini constatava il «consenso» di cui il dittatore aveva goduto, Collotti metteva in guardia contro «una ricezione acritica del volto che il regime tendeva a dare di sé stesso».

di Filippo Senatore

 

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