A cento anni dalla Marcia su Roma, si è deciso che l’editoriale fosse affidato a uno dei leader storici dell’antifascismo, Emilio Lussu (1890-1975), fondatore del Partito Sardo d’Azione e di Giustizia e Libertà, dirigente del Partito d’Azione, Costituente, Senatore del PSI e del PSIUP, autore di un volume concepito per sensibilizzare le opinioni pubbliche straniere rispetto al fascismo tanto da essere pubblicato inizialmente in francese, inglese, tedesco, spagnolo e portoghese. La prima edizione in italiano apparve a Parigi nel 1933. Nel 1945 il libro fu pubblicato in Italia con una nuova prefazione dello stesso Lussu che, sottolineando i limiti di un volume che definì «manchevole», ribadì che il suo Marcia su Roma e dintorni non era «un’opera storica» ma soltanto un «documento soggettivo». Eppure il libro rimane una fonte storica utile perché, al di là dei documenti d’archivio che nei successivi decenni hanno consentito un grandissimo sviluppo della storiografia sul fascismo e sull’antifascismo, trasmette appieno l’estrema drammaticità di tempi bui che ci si augura non tornino più.
Mussolini non si arrese al destino. Fece appello a tutti i dispersi, d’ogni campo, dichiarò la patria in pericolo e, contro il «bolscevismo», offrì i suoi gregari agli industriali e agli agrari. I fasci prosperarono. Dalle vane contese verbali, essi passarono presto a spedizioni armate, a saccheggi, a incendi contro le organizzazioni operaie e contadine. Bersaglio maggiore era il partito socialista. Liberali e democratici rimasero spettatori piuttosto soddisfatti. L’On. Giolitti favorì l’impresa. Falliti i tentativi di condurre i socialisti al potere, egli aveva escogitato una manovra: armare, eccitare, proteggere lo «squadrismo» fascista e sostenerlo in un’offensiva contro i socialisti; nelle elezioni generali portarlo con sé e, poi, domare le forze vittoriose nel sicuro serraglio dello Stato. Nel primo e nel secondo tempo, la manovra riuscì; fallì nell’ultimo. Il fascismo si ribellò al condottiero, disertò la impresa finale e s’impadronì dello Stato per proprio conto. Ecco, in succinto, la storia del fascismo fino alla «marcia su Roma». Se il fascismo, oggi all’apogeo della gloria, con le armi tolte al nemico sbaragliato, elevasse un monumento di proporzioni mai viste, una specie di Colosso di Rodi, allo statista piemontese, farebbe atto di commendevole gratitudine. Quando il movimento fascista parve bene avviato, Giolitti sciolse la Camera e indisse le elezioni anticipate. Nella lista egli incluse, oltre la maggioranza dei liberali e dei democratici, i fascisti e i nazionalisti. Le elezioni avvennero nel maggio del ’21, fra violenza e disordini […]. Il blocco del governo uscì vittorioso dalle elezioni ma con una debole maggioranza. Il fascismo aveva fatto progressi. Mussolini era stato eletto nella sua circoscrizione con 170.000 voti […]. Era chiaro che i fascisti volevano emanciparsi dalla protezione obbligante dell’on. Giolitti, il quale pensava a ristabilire l’ordine. Giolitti non poté restare a lungo al potere e fu rovesciato il 27 giugno, dal voto contrario dei fascisti con la destra, e della sinistra. L’on. Giolitti aveva dunque completamente fallito l’impresa. Quando egli abbandonò il potere, in gran parte dell’Italia dominava già la guerra civile. Gli successe l’on. Bonomi il 4 luglio […]. L’on. Bonomi, impotente a dominare la crisi, è rovesciato nel febbraio del 1922 e gli succede l’on. Facta. Questi doveva la sua fortuna parlamentare solo alla fedeltà cieca con cui aveva sempre servito Giolitti. Io non ricordo di aver conosciuto, nella mia vita politica, uomo più ottimista. Erano stati uccisi dei contadini in pieno giorno. I fascisti, conosciuti come autori del delitto, non erano stati molestati. Una commissione parlamentare presentò le sue proteste all’on. Facta. Io facevo parte della commissione. Il presidente, che era anche ministro dell’Interno, ascoltò la descrizione del fatto, sorridendo, come se noi gli parlassimo di nascite e non di morti. Poi, sempre sorridendo, ci rispose: – Nutro fiducia che tutto andrà nel migliore dei modi. Egli, in Italia, è passato alla storia col nome di «presidente nutro fiducia».
Tratto da Emilio Lussu, Marcia su Roma e dintorni, 1931