Come ha scritto con stile luminoso sul Corriere della Sera, Mario Porqueddu: «Gino Strada è stato molte cose, attivista del movimento studentesco, personaggio pubblico, scrittore, anima di una Ong (“Emergency” ndr) che è intervenuta dal 1994 in 18 Paesi del mondo, per alcuni un eroe (vinse il Premio Right Livelihood, il Nobel alternativo), per altri un grillo parlante… così tante cose che il rischio è scordarsi quella principale: era un bravissimo chirurgo. La vita l’ha passata provando a salvare quelle degli altri».

Il dottor Gino Strada, cardiochirurgo affermato con specializzasioni negli Stati Uniti, Regno Unito e in altre parti del mondo, da volontario della Croce Rossa per anni ha lavorato in zone di guerra feriti gravi su tavoli operatori a volte improvvisati. Nel 1994 la svolta. Con la moglie Teresa Sarti, Carlo Garbagnati e Giulio Cristoffanini, ha fondato “Emergency” associazione umanitaria che vuole garantire cure mediche e chirurgiche gratuite  alle vittime della guerra. Ma tutto ciò, ai più non addetti ai lavori, sembra un affresco bello ma vago di un gruppo di eroi. Ricorda il racconto di Agostino di Ippona. Un bambino tenta di svuotare il mare con un cucchiaio e l’adulto dice che è una operazione impossibile. Il bambino replica: Almeno io ci sto provando. Ecco Gino Strada ci ha provato e in 26 anni ha creato ospedali nelle parti più povere del mondo. Oggi “Emergency” con centinaia di volontari assiste nel mondo 11 milioni di pazienti. Ho toccato con mano questo slancio di salvare le vite umane quando mio nipote Francesco anni fa è partito volontario per l’ospedale di Karthum in Sudan. Un centro di eccellenza per bambini ammalati di cuore. Asli, una  mia amica,   in quel periodo mi ha raccontato che molti  bambini eritrei, etiopi, somali ed egiziani sono andati lì dopo un lungo viaggio per essere curati gratuitamente. Francesco è stato in Sudan quasi due anni e ha imparato a fare la fisiotetapia post-operatoria cardiaca a tanti piccoli con molte soddisfazioni per i risultati ottenuti. Gino Strada lo ha portato tante volte in sala operatoria ad assistere. Francesco non è nuovo a queste esperienze. Il babbo Sandro era un eccellente chirurgo a Castel San Giovanni (Piacenza).  Francesco ascolta Gino e fumano insieme. Si parla di cose concrete della vita.  Senza questi racconti familiari non avrei capito la grandezza della missione di Emergency associazione di tanti volontari soprattutto medici e infermieri. Emergency durante la pandemia del Covid-19 ha messo a disposizione le strutture mediche recandosi nei luoghi dove c’è bisogno senza clamore sfuggendo a alle polemiche inutili della politica domestica. Lui ha aperto nuove realtà pur con un carattere intransigente. Gino Strada, partigiano dell’arcobaleno, sogna la pace come Tolstoj e Capitini. Poi, lui, mi ha raccontato Esilda Scarpelli una volontaria da 20 anni, si è sempre rimboccato le maniche con azioni concrete nonostante gli orrori della miseria. La guerra moderna uccide e mutila per la gran parte civili e bambini. «È questo il nemico?» domanda Gino a coloro che lo accusano di pacifismo. Il suo cuore che ha salvato tante vite ora si è fermato in Normandia. Ma rimane il bambino col suo cucchiaio che cercherà   sempre di svuotare l’oceano non curandosi delle beffe degli altri. Non dobbiamo perdere la speranza e le radici di umanità che è in tutti noi come sosteneva Leone Ginzburg, martire partigiano di Giustizia e Libertà.

di Filippo Senatore

 

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