Fu una estate molto difficile quella del 1944 a Forlì vuoi per la feroce occupazione nazifascista che per i continui bombardamenti alleati a cui fu sottoposta la città. Si giunse poi ai tragici giorni del 18 e 19 agosto e il clima già pesante diventò ancora più cupo.
Nel tardo pomeriggio del 18 agosto i corpi senza vita dei partigiani Arturo Spazzoli, Adriano Casadei, Silvio Corbari e Iris Versari furono appesi ai lampioni della centrale Piazza Saffi dove furono lasciati tre giorni prima di essere rimossi. Il 19 poi fu ucciso Antonio “Tonino” Spazzoli, fratello maggiore di Arturo.
Una tragedia ancora oggi presente nella memoria dei forlivesi.
È una storia che inizia nelle trincee della prima guerra mondiale alla quale
Tonino, ragazzo del ’99, partecipa volontario con spirito repubblicano e risorgimentale. Ardito del leggendario IX Reparto d’assalto comandato dal Maggiore Messe, Tonino Spazzoli viene gravemente ferito per nell’assalto del Monte Asolone rimanendo per sempre limitato nell’uso del braccio destro. Otterrà la Medaglia di Bronzo al Valore militare che farà compagnia a quattro Croci al Merito. Nel dopoguerra troviamo Tonino Spazzoli a Fiume con D’Annunzio, poi estremamente attivo nella vita politica e sociale forlivese come riferimento del mondo repubblicano e mazziniano. Nonostante fin dal febbraio 1923 sia segnalato come antifascista (cit. dal fascicolo della polizia politica “… uno dei più attivi oppositori del regime fascista…”), diviene industriale di successo. Vicino a “Giustizie e Libertà” e al Partito d’Azione fu sempre attentamente sorvegliato e spesso incarcerato per le sue idee. Nel 1934 viene inviato al confino politico a Pomarico (MT) e costretto a cedere la sua azienda per evitarne la chiusura forzata. Al rientro dal confino espatriò in Libia sempre sotto il controllo della polizia politica. Rientrato a Forlì nel 1940 riprese il suo ruolo nella vita cittadina iniziando a tessere una tela di contatti che lo portò, dopo la caduta del fascismo nel luglio 1943, a essere riferimento locale per gli alleati. A lui fu assegnata dalla Ori di Raimondo Craveri la gestione di una unità ricetrasmittente, Radio Zella, che iniziò a ricevere e trasmettere informazioni. Fu organizzatore di aviolanci e sbarchi sulla costa romagnola di materiale per le formazioni partigiane combattenti che operavano in zona come la 8a Brigata Garibaldi e il 1° Battaglione Ori Corbari-Casadei. Insieme all’amico Avv. Torquato Nanni, in collaborazione con la Ori e il Partito d’Azione organizzò e portò positivamente a conclusione il trasferimento oltre le linee del fronte di una trentina di altissimi ufficiali inglesi fuggiti dai campi di concentramento dopo l’8 settembre e inizialmente tenuti nascosti nell’impervio appennino tosco romagnolo. Questa operazione, che si sviluppò come una vera e propria trafila garibaldina, conosciuta come il salvataggio dei generali inglesi fu apprezzatissima dagli alleati tanto da essere citata anche da Winston Churchill nella sua “Storia della Seconda Guerra Mondiale”. Il gruppo al comando di Arturo, il più giovane dei fratelli Spazzoli, partì da Spinello di Santa Sofia (FC) all’inizio di marzo 1944 per giungere dopo due mesi di cammino Torre Palmense in provincia di Fermo. Qui, dove rimasero nascosti molti giorni in attesa di imbarcarsi e raggiungere il territorio libero, si unirono al gruppo molte altre persone tra cui anche Guido Calogero con la famiglia.
Arturo Spazzoli, allievo dell’Accademia Aeronautica e divenuto pilota, affiancò il fratello maggiore nella guerra di liberazione. Lasciati in salvo ad Ortona “i generali”, Arturo con l’amico Giorgio Bazzocchi, furono accompagnati alla sede della Ori, di qui al Comando americano di Brindisi dove furono arruolati come agenti dell’OSS. Poi, terminato il periodo di istruzione, inviati oltre le linee in continue missioni.
Nel frattempo continuava il lavoro di Tonino Spazzoli a supporto delle brigate partigiane combattenti. Il 28 luglio fu intercettata Radio Zella e il marconista per salvarsi la vita confermò che Spazzoli era il suo riferimento. Il 2 agosto Tonino fu arrestato per una delazione e condotto in carcere a Forlì. Con lui furono arrestati il figlio Aroldo, la sorella Itala e la figlia Franca e un altro nipote. Spazzoli fu barbaramente ma inutilmente torturato per quindici giorni senza rivelare nulla che potesse compromettere altri.
Nel frattempo Arturo, alla notizia dell’arresto del fratello, si mise in contatto con il battaglione Corbari Casadei per organizzare l’assalto alle carceri di Forlì e liberarlo. Il gruppo composto da Silvio Corbari, Adriano Casadei, Arturo Spazzoli e altri elementi rimase nascosto qualche giorno a Forlì ma l’azione, per motivi che non conosciamo, non ebbe luogo poi fece ritorno alla base di Ca’ Cornio di Tredozio sull’Appennino. All’alba del 18 agosto un reparto misto di tedeschi e fascisti, complice una spiata, li sorprese nel sonno. Fu la fine per Arturo, Silvio, Adriano e Iris. Nel pomeriggio del 19, Tonino Spazzoli, sfinito dalle torture, fu condotto a vedere il fratello impiccato al lampione di Piazza Saffi, poi portato nell’abitato di Coccolia sulla via che collega Forlì a Ravenna, dove era nato, gettato sul ciglio della strada e finito a colpi di pistola.
Finisce così la storia iniziata nelle trincee del Monte Grappa, ma i cinque vivono tuttora nel ricordo della gente di Romagna che ogni anno continua a manifestare affetto e riconoscenza, considerandoli dei veri Eroi.
Postuma fu assegnata a tutti loro una medaglia al valore militare.
di Antonio Spazzoli