di Daniele Luchetti Ita 116’ 1997
Ambientato e girato sull’altopiano vicentino, il film racconta la storia di un gruppo di giovani studenti universitari che decidono di unirsi ai partigiani rifugiati sulle montagne.
Tratto dal romanzo omonimo di Luigi Meneghello, I piccoli maestri vuole offrire una testimonianza della resistenza partecipata. Lo scrittore originario di Vicenza, infatti, fece parte in gioventù dei partigiani; si laureò in filosofia -fra i suoi docenti anche Norberto Bobbio- e fu rappresentante del dibattito politico insieme a Ugo La Malfa, Leo Valiani, Emilio Lussu, Riccardo Lombardi. Ebbe in seguito una prestigiosa carriera da professore all’Università di Leeds e pubblicò anche articoli su Comunità di Adriano Olivetti.
Nel film seguiamo le vicende di un gruppo di intellettuali e di persone con una forte coscienza politica e sociale, che vivono continuamente dilemmi morali. Si chiedono, come è già emerso in altre pellicole sull’esperienza partigiana, quale sia il prezzo delle proprie azioni, sia nell’immediato, nei confronti delle comunità locali sia dal punto di vista privato. Comunità con cui i partigiani vivono un inevitabile rapporto di necessità, spesso problematico, per il rischio che corre chi nasconde i ribelli o sostiene la resistenza.
Fra gli attori ritroviamo nel cast Stefano Accorsi, Stefania Montorsi, Marco Paolini, Giorgio Pasotti, Diego Gianesini, Stefano Scandaletti.
Una vicenda, questa, ancora poco valorizzata nella storiografia della resistenza italiana. Nel 1944, il gruppo di giovani menzionato, ispirato dagli ideali del Partito d’Azione, si unì ad un gruppo di partigiani delle Dolomiti Bellunesi. Proprio il Partito d’Azione in quegli anni, e a partire dalla sua fondazione nel 1942, fu portatore di valori fondati sull’antifascismo. Un’ evoluzione naturale dell’esperienza di Mazzini, con idee vicine al socialismo liberale, alla Repubblica e ad una società laica.
Nel film di Luchetti sono presenti diversi registri; da una parte la gioia di vivere dei giovani del gruppo, accompagnata da una costante ironia nell’affrontare le difficoltà, dall’altra lo scenario macabro delle violenze e dei rastrellamenti, immancabili nel racconto della guerra civile di resistenza al nazifascismo.
Uno spaccato di vita quotidiana, dalla clandestinità alla durezza degli inverni, passando dalla gioia e alla speranza di un futuro migliore fino alle amare consapevolezze che coincidono con la fine della guerra ed il passaggio definitivo all’età adulta.
I piccoli maestri può essere considerato un ottimo esempio per quei giovani demotivati che non credono più nell’azione politica, non necessariamente in senso partitico, ma come percorso necessario di partecipazione sociale e morale, per la costruzione di una società democratica.
Daniele Luchetti, si conferma un regista capace di raccontare con abilità temi legati alla politica e di rilevanza sociale. Citiamo ad esempio Il Portaborse del 1991, con Nanni Moretti e Silvio Orlando a rappresentare le due facce dell’arrivismo di un leader in campagna elettorale o in Mio Fratello è figlio unico del 2007, in cui porta sullo schermo il Romanzo Il Fasciocomunista di Antonio Pennacchi, emblema dei contrasti politici italiani dal primo dopoguerra agli anni settanta.
di Alessandro Calisti