Esattamente quarant’anni fa, la notte tra il 9 e il 10 giugno del 1937, vennero uccisi a Bagnoles de l’Orne, piccola cittadina della Normandia, Carlo e Nello Rosselli, due dei più autorevoli esponenti dell’antifascismo italiano, che erano stati tra i fondatori di Giustizia e Libertà, uno dei movimenti politici più coraggiosi nel combattere la politica di Mussolini anche attraverso una serie di azioni dimostrative, fatte apposta per scuotere l’opinione pubblica nazionale e mostrare al mondo il volto totalitario del regime che già aveva messo a morte uomini come Matteotti, Gobetti e Amendola.

Nello Rosselli, il più giovane dei due fratelli, era un intellettuale dedito soprattutto alle ricerche storiche, come dimostrano i suoi libri su Mazzini e Bakunin, e su Pisacane. Carlo, invece, pur avendo una robusta cultura economica, era soprattutto un uomo di azione, sempre pronto a mettersi in prima linea nella lotta contro il fascismo, dai tempi in cui con Salvemini aveva preparato il giornale clandestino Non Mollare, fino alla sua diretta partecipazione alla guerra di Spagna, dove lancerà la parola d’ordine “Oggi in Spagna, domani in Italia”, che sarebbe stata ripresa dagli uomini della Resistenza fino al crollo della dittatura e alla Liberazione.

Anche il Canton Ticino ebbe un ruolo importante per i Rosselli e oggi, nella coincidenza dell’anniversario del loro sacrificio, ci piace ricordare un episodio caratteristico della strategia di lotta di Carlo Rosselli e del gruppo di G.L. Un episodio avvenuto nel 1930, che ebbe subito vasta eco in tutta la Svizzera e che molti ticinesi non avranno certo dimenticato.

Carlo si era convinto che la lotta al fascismo occorresse costruirla senza tregua, anche con azioni dimostrative molto temerarie come – per l’appunto – il caso del famoso volo su Milano, organizzato con Giovanni Bassanesi, un cattolico valdostano di tendenza democratico-liberale.

In Canton Ticino c’era un gruppo di antifascisti legati al giornale Libera stampa e al delegato cantonale Guglielmo Canevascini, che si sarebbe subito unito ai Rosselli, e ad Alberto Tarchiani, rifugiato a Parigi. Da Bellinzona l’apparecchio pilotato da Bassanesi atterrò sul campo di Lodrino alle ore 11 dell’11 luglio del 1930, caricò i pacchi di manifestini di propaganda, portati apposta da Rosselli. E subito ripartì insieme a un altro antifascista, Gioacchino Dolci, sorvolò Mendrisio superando la frontiera italo-elvetica, per apparire all’improvviso nel cielo sopra Milano poco dopo mezzogiorno. Il lancio di manifestini, con la scritta “GL saluta Milano città delle Cinque giornate”, provocò un’impressione enorme, malgrado gli immediati tentativi della stampa di regime di mettere a tacere un episodio che rivelava l’intrepida volontà di “non mollare” e di scuotere l’atmosfera di conformismo.

Bassanesi, compiuto il lancio, fu pronto a rientrare subito a Mendrisio dove atterrava alle 13.30, lasciando Dolci e riprendendo subito il volo verso la Svizzera. Ma, purtroppo, l’improvviso maltempo gli giocò un brutto tiro: l’apparecchio precipitò sul Gottardo e Bassanesi, gravemente ferito, non poté evitare di essere tratto in arresto dalla polizia svizzera.

A Lugano dal 18 al 20 novembre ci fu anche il processo, e da Parigi Carlo Rosselli e Tarchiani vennero per mettersi sul banco degli imputati accanto a Bassanesi, anche il vecchio Filippo Turati arrivò apposta per testimoniare. Anzi, Rosselli prese spunto dal processo per lanciare un altro dei suoi tremendi atti di accusa contro la politica totalitaria del regime di Mussolini, in difesa dei grandi ideali di libertà politica e di giustizia sociale. Fu un processo singolare che finì per dare un’ulteriore riprova di quanto il Canton Ticino, erede degli ideali di solidarietà verso gli esuli e i perseguitati del primo Risorgimento italiano, fosse pronto a rinnovare la propria collaborazione nei confronti di questi uomini coraggiosi, decisi a battersi a viso aperto contro il fascismo. Non solo: lo stesso tribunale, presieduto dal giudice Soldati, assolse gli imputati chiedendo a Bassanesi di pagare solo una modesta contravvenzione.

Oggi, a quarant’anni dall’assassinio di Carlo e Nello Rosselli, ricordare questo episodio non vuole essere solo un atto di omaggio al loro sacrificio. Ma significa ribadire il valore politico e culturale dei vincoli fra l’Italia e il Canton Ticino, ogni volta che il bagaglio di principi civili è in pericolo e rischia di non garantire il binomio inseparabile di Giustizia e Libertà, proprio come dicevano i fratelli Rosselli.

Manoscritto inedito datato 6 giugno 1977, archivio privato della famiglia Colombo

di Arturo Colombo 

Nelle immagini: a sinistra Giovanni Bassanesi, a destra prima pagina manoscritto inedito 

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