3 marzo 1944: un ufficiale tedesco uccide Maria Teresa Gullace
Un maresciallo tedesco uccide Maria Teresa Gullace, di 37 anni, madre di cinque figli ed in attesa del sesto.[1] La sua colpa è quella di essere, con una moltitudine di donne romane – e tra loro le partigiane Carla Capponi, Lucia Ottobrini e Marisa Musu – davanti alla caserma del LXXXI° reggimento di fanteria in viale Giulio Cesare, per ottenere il rilascio dei loro mariti e figli, destinati ad essere inviati dalla Todt al lavoro coatto in Germania. Sul luogo, nel pomeriggio due squadre di gappisti, comandate da Mario Fiorentini, Franco Calamandrei e Alfredo Orecchio, attaccano la caserma. Viene ucciso un fascista e altri due sono feriti. Carla Capponi viene arrestata, ma riesce a salvarsi grazie ad un rapido intervento di Marisa Musu che le infila in tasca una tessera del gruppo fascista “Onore e combattimento”. Viene così rilasciata.
A Tor Pignattara e Centocelle i GAP eliminano una spia fascista e ne feriscono altre due.
Viene arrestato dalla banda Koch il ferroviere Armando Bussi[2], antifascista e dirigente delle formazioni azioniste. Viene torturato alla pensione Oltremare. Assassinato con altri 5 ferrovieri, tra i quali Michele Bolgia, alle Cave Ardeatine. Con lui, nella stessa giornata finisce nella mani di Koch anche l’ingegner Elio Bernabei[3], del Partito d’Azione, impiegato al Ministero delle Comunicazioni. Bombardamenti alleati al Tiburtino e Ostiense.
Aldo Pavia
(nella foto Maria Teresa Gullace)
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[1] Accanto a Teresa Gullace c’era il figlio Umberto, di 14 anni. Terrorizzato e bagnato dal sangue della madre, fu trascinato via da alcune manifestanti. Il corpo di Teresa fu portato, inutilmente, all’ospedale San Giacomo.
[2] Partigiano combattente. Medaglia d’Oro al Valor Militare.
[3] Anche Bernabei verrà assassinato alle Ardeatine. Gli altri ferrovieri, vittime alle Ardeatine, sono: Renzo Piasco, Goffredo Romagnoli e Mario D’Andrea.