24 aprile 1944: 60 uomini e 8 donne dal carcere di Regina Coeli partono per i lager della Germania
Con una ordinanza il Comando tedesco proibisce “l’assembramento” di più di tre persone.
60 uomini[1] e 8 donne dal carcere di Regina Coeli partono per i lager della Germania. Raggiungono Firenze su dei camion e poi proseguono il viaggio in carri bestiame. Giunti al KL Dachau, mentre gli uomini, processati e condannati per attività partigiana, restano nel lager, le donne, tra le quali Vera Michelin-Salomon, Enrica Filippini Lera[2] e Lina Trozzi, dopo qualche giorno vengono avviate al penitenziario di massima sicurezza di Aichach. Qui incontreranno Elettra Pollastrini.[3] Da Regina Coeli venne deportata in Germania anche Silvia Garroni.[4]
Aldo Pavia
(nella foto Elettra Pollastrini)
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[1] 33 erano nativi di Roma o nella capitale e nella sua provincia risiedenti. 19 di loro erano classificati come NAL (Nicht aus dem lager), ovvero deportati che non potevano in alcun modo uscire dal lager, in quanto sottoposti a misure speciali di sorveglianza. Tra i romani anche il principe Leopoldo Torlonia, colpevole di aver nascosto prigionieri inglesi. Morirà nel trasferimento da Dachau a Buchenwald.
[2] Per Enrica e Vera la sentenza del Tribunale militare tedesco ordinava: “maltrattamenti, disciplina estremamente severa, molta fame e lavoro veramente duro”. Liberate il 28 aprile 1945.
[3] Elettra Pollastrini (Rieti 1908-1990). Operaia comunista. Nel 1937 partecipa alla lotta antifascista in Spagna. Nel 1943 condannata dal Tribunale di guerra tedesco a tre anni di lavori forzati da scontarsi in Germania. Liberata, viene eletta al Parlamento italiano. Costituente.
[4] Silvia Garroni, nel carcere di Modena in cui transitò , incontra più di 40 ebree, vecchie, giovani e bambine, destinate ai campi di sterminio.