23 luglio 1900 nasce Adolfo Tino
Adolfo Tino, nato ad Avellino il 23 luglio del 1900 in una famiglia numerosa e non agiata, a soli 18 anni fu assunto dal “Giornale d’Italia” come redattore politico e divenne in pochissimo tempo uno dei collaboratori più influenti e più stimati dal mitico direttore di quel giornale, Bergamini. Nell’immediato dopoguerra 15-18 la linea del giornale era quella di un liberalismo moderato e nazionalista, che si sforzava di arginare ogni estremismo, incluso quello fascista, con l’obiettivo di stabilizzare le istituzioni e l’ordine costituzionale.
In quel tempo Adolfo Tino divenne interlocutore assiduo delle maggiori personalità politiche sulla scena, Orlando, Giolitti, Nitti, Amendola, i dirigenti popolari e socialisti, e lo stesso Mussolini, che per lui aveva una viva simpatia.
Il delitto Matteotti nell’estate del ’24 fece crollare ogni illusione di “normalizzazione” del fascismo, e Adolfo Tino si indirizzò prontamente e decisamente verso l’antifascismo militante e intransigente.
Lasciò “Il Giornale d’Italia” e insieme ad Armando Zanetti fondò la rivista “Rinascita liberale” che dopo pochi numeri fu soppressa dal governo fascista. Finita la libertà di stampa il giovane Tino lasciò il giornalismo, si laureò in legge e si trasferì a Milano, ove nello studio dell’illustre avvocato Mulassano, cominciò una luminosa vita professionale. I successi professionali tuttavia non attenuarono il suo interesse per la politica.
Entrato nella cerchia degli amici di Raffaele Mattioli, presidente della Banca Commerciale italiana, si legò a profonda amicizia con uomini di cultura come Riccardo Bacchelli e Guido Piovene, e con personalità come Parri, La Malfa, dell’ufficio studi della Comit, Enrico Cuccia.
Soprattutto con Ugo La Malfa l’amicizia divenne fraterna per le idee di antifascismo democratico e liberale che li animava. Insieme avviarono la nascita clandestina del Partito d’Azione mettendo insieme le forze di “Giustizia e Libertà”, i liberal socialisti di Calogero, i liberal democratici di derivazione “amendoliana”.
Nel dicembre del ’42 a casa di Tino fu steso a quattro mani da Tino e La Malfa l’articolo “Chi siamo” che apparve nel primo numero di “Italia Libera”, il giornale clandestino del partito d’Azione e che fu il vero manifesto programmatico del partito d’Azione.
I due obbiettivi principali che univa i due amici erano: la conquista della Repubblica dopo la caduta del fascismo, e Benedetto Croce primo Presidente della Repubblica.
Dopo il 25 luglio e la caduta di Mussolini nello studio di Tino fu firmato tra i partiti l’atto costitutivo del Comitato di Liberazione nazionale. Con il governo di Salò i due amici si separarono.
Tino si rifugiò in Svizzera per sfuggire alla polizia repubblichina e tenne i contatti con i rappresentati americani e inglesi (Allen Dulles e Mac Caffery) per il reperimento di mezzi ed armi alla lotta partigiana. La Malfa di trasferì a Roma per guidare il partito.
Dopo la liberazione Tino partecipò a tutte le tormentate vicende del partito d’Azione.
Era convinto che solo una salda alleanza tra “azionisti e socialisti” poteva aprire una strada di crescita democratica al nostro paese. Questa prospettiva si chiuse, il partito d’Azione entrò in crisi prima delle elezioni dell’Assemblea Costituente, Parri e La Malfa uscirono dal partito d’Azione e fondarono una formazione di “democrazia repubblicana”. Tino, amareggiato, li seguì, ma decise di lasciare la politica e divenne poco dopo presidente di Mediobanca, l’istituto finanziario più importante del primo cinquantennio repubblicano.
Alla morte di Adolfo Tino, il 3 dicembre 1977, Ugo La Malfa scrisse: “Uomo di grande intelletto e di vaste letture, tormentato da una passione civile che lo fa simile agli spiriti laici del Risorgimento, la vita di Adolfo Tino è la testimonianza di un impegno ed un travaglio che solo uomini di estrema minoranza hanno saputo vivere in Italia come lui”.
Antonio Maccanico
Per approfondire si vedano i suoi scritti:
“Intervista sul Partito d’Azione con la partecipazione di Ugo La Malfa” a cura di Luisa La Malfa Calogero, Annali dell’Istituto La Malfa, Roma, 1985
Si vedano inoltre gli studi su di lui:
Arturo Colombo “L’itinerario politico di Adolfo Tino: dalle notti di via Bigli alle giornate dell’azionismo”, “Il Politico”, Università di Pavia, 1998; “Adolfo Tino giornalista: gli anni de ‘Il Giornale d’Italia’ (1918 – 1925)” a cura di Felicia Giagnotti con prefazione di Antonio Maccanico, Centro Studi Guido Dorso, Avellino, 1997; Leo Valiani “Ricordo di Adolfo Tino”, Le Monnier, Firenze, 1985; “Adolfo Tino e il Partito d’Azione: in margine a un carteggio inedito” a cura di Elisa Signori, Le Monnier, Firenze, 1983