22 gennaio 1918 nasce Bruno Zevi
Dal 1948 è professore ordinario di Storia dell’Architettura allo IUAV di Venezia e, dal 1964, alla Facoltà di Architettura di Roma. Dal 1954 al 2000 cura la rubrica settimanale di architettura su «Cronache» e poi su «L’Espresso»; gli articoli dal 1971 al 1981 sono raccolti nei venticinque volumi di «Cronache di architettura». Nel 1955 fonda il mensile «L’architettura-cronache e storia» che dirige ininterrottamente sino a gennaio 2000. È insignito della laurea honoris causa dalle Università di Buenos Aires, del Michigan, del Technion di Haifa; è membro onorario del Royal Institute of British Architects e dell’American Institute of Architects; segretario generale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU); vice-presidente dell’Istituto Nazionale di Architettura (In/arch), fondato nel 1959; accademico di San Luca e dell’lnternational Institute of Architecture; presidente emerito del Comité International des Critiques d’Architecture (CICA).
Tra le opere: Verso un’architettura organica, Saper vedere l’architettura (tradotto in quindici lingue), Storia dell’architettura moderna, Architettura in nuce, Il linguaggio moderno dell’architettura, Saper vedere la città, Controstoria e storia dell’architettura. Profilo della critica architettonica e Capolavori del XX secolo sono postumi.
In merito al suo percorso politico Bruno Zevi scrive: «La mia vita comincia a 16 anni, nel 1934, quando entro nel liceo Tasso di via Sicilia a Roma. Comincia esattamente venti anni prima della rubrica di “Cronache” e “L’Espresso”. Questi venti anni sono fondamentali per la mia formazione, includono la cospirazione antifascista, l’emigrazione in Inghilterra e negli Stati Uniti. Comprendono eventi meravigliosi, come la visita Frank Lloyd Wright in Italia nel 1951 o l’esaltante campagna elettorale del 1953 contro la cosiddetta “legge truffa”. […] Sono gli anni della guerra d’Africa, dell’attacco all’Etiopia, della proclamazione dell’Impero».
A seguito delle leggi razziali, Zevi lascia nel 1938 l’Italia recandosi prima a Londra e poi negli Stati Uniti. Aderisce al movimento clandestino Giustizia e Libertà e inizia all’estero una intensa campagna antifascista. Nel 1940 scoppia la guerra e nel 1943, a Londra, da una radio denominata Giustizia e Libertà incita gli italiani a combattere contro il fascismo. Nello stesso anno torna in Italia e nelle file del Partito d’Azione partecipa alla Resistenza. Dopo la liberazione continua la militanza nel Partito d’Azione. Quando nel 1947 il partito si scioglie per confluire nel Partito Socialista Italiano, per Zevi la delusione e il dolore sono immensi. Racconta lui stesso che, tornando dal teatro Italia, dove aveva avuto luogo l’ultimo comitato centrale, piangeva amaramente traversando a piedi ponte Garibaldi diretto verso la sua abitazione. Il Partito d’Azione rappresentava non solo un grande ideale, ma una rivolta morale contro la dittatura fascista.
Nella decima legislatura viene eletto deputato e Presidente d’onore del partito Radicale. Dopo il 1993 partecipa al lavori del Movimento d’Azione Giustizia e Libertà con Aldo Garosci, Aldo Visalberghi, Leone Bortone e altri. Nel 1998 con Nicola Terracciano e altri fonda il Partito d’Azione liberalsocialista. Muore il 9 gennaio 2000 nella sua casa di Roma. Due anni dopo, con un concerto nel nuovo Auditorium progettato da Renzo Piano e l’apertura della sede in via Nomentana, s’inaugura la Fondazione Bruno Zevi.
Adachiara Zevi
Per approfondire si vedano i suoi scritti:
“Architettura e storiografia. Le matrici antiche del linguaggio moderno” con introduzione di Alessandra Muntoni, Quodlibet, Macerata, 2018; “Architectura in nuce” con prefazione di Rafael Monco e un saggio di Manuel Orazi, Quodlibet, Macerata, 2018; “Personalità e opere generatrici del linguaggio architettonico”, Carocci, Roma, 2018; “Profilo della critica architettonica”, Newton & Compton, Roma, 2003; “Zevi su Zevi: architettura come profezia”, Marsilio, Venezia, 1993; “Sterzate architettoniche: conflitti e polemiche degli anni Settanta e Novanta”, Dedalo, Bari, 1992; “Linguaggi dell’architettura contemporanea”, ETAS, Milano, 1993; “Editoriali di architettura”, Einaudi, Torino, 1979; “Da Brunelleschi anticlassico alla carta del Machu Picchu”, Laterza, Bari, 1978; “Zevi su Bruno Zevi”, Magma, Milano, 1977; “Storia dell’architettura moderna”, Einaudi, Torino, 1975; “Poetica dell’architettura neoplastica: il linguaggio della scomposizione quadridimensionale”, Einaudi, Torino, 1974; “Saper vedere l’urbanistica: Ferrara di Biagio Rossetti, la prima città moderna europea”, Einaudi, Trino, 1971; “Dall’Expo mondiale di Bruxelles all’inaugurazione di Brasilia: 1958 – 1960”, Laterza, Bari, 1971; “Cronache di architettura”, Laterza, Bari, 1970; “Saper vedere l’architettura: saggio sull’interpretazione spaziale dell’architettura”, Einaudi, Torino, 1948
Si vedano inoltre gli studi su di lui:
“Bruno Zevi e la didattica dell’Architettura” a cura di Piero Ostilio Rossi, con Francesca Romana Castelli, Luca Porqueddu, Gianpaola Spirito, Quodlibet, Macerata, 2019; “Gli architetti di Zevi. Storia e controstoria dell’Architettura italiana 1944 – 2000” a cura di Pippo Ciorra e Jean-Louis Cohen, Quodlibet, Macerata, 2018; Roberto Dulio “Introduzione a Bruno Zevi”, Laterza, Bari, 2008; “Una vita di scelte: scritti di Bruno Zevi” a cura di Alessandra Muntone, Università degli studi di Roma La Sapienza, Roma, 2002; “Tutto Zevi 1934 – 2000” Mancosu, Roma, 2001; “Saper credere in architettura: cento domande a Bruno Zevi” a cura di Francesco Cirillo, Clean, Napoli, 1996