19 settembre 1943: un gruppo partigiano, guidato da Giorgio Labò e Vincenzo Toschi, fa saltare in aria un treno carico di munizioni
Un gruppo partigiano, guidato da Giorgio Labò [1] e Vincenzo Toschi, fa saltare in aria un treno carico di munizioni a Poggio Mirteto.
Il generale tedesco Stahel invita i romani a “rivolgersi fiduciosamente” alle autorità tedesche in caso di incidenti con i militari germanici.
Il generale Kesselring fa pubblicare sui giornali un appello perché lavoratori italiani si rechino in Germania, dove troveranno “pane e lavoro con quello spirito di giustizia nazionale e socialista che distingue la nuova Germania”. Per arruolarsi bisogna presentarsi in via Tasso 155![2]
I nazisti, 500 SS al comando di Joachim Peiper, danno alle fiamme Boves, nel cuneese, per impartire “una severa lezione ai ribelli”. 23 i civili morti e centinaia le case bruciate.
Aldo Pavia
(nella foto Giorgio Labò)
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[1] Giorgio Labò (1919-1944). Studente di Architettura al Politecnico di Milano. Sergente nel Genio minatori. Dopo l’8 settembre 1943 con i partigiani a Poggio Mirteto. A Roma, con Gianfranco Mattei, organizza la “santabarbara” dei GAP comunisti. Arrestato l’1 febbraio 1944 su delazione della spia Giovanni Amidei. Imprigionato a via Tasso, legato mani e piedi nella cella 31, distrutto dalle torture, fucilato a Forte Bravetta. Medaglia d’Oro al Valor Militare.
[2] Il comando militare per lo smistamento dei rastrellati e dei lavoratori volontari era presso l’albergo Genova. Invece a via Tasso 155, che diventerà luogo di tortura e di morte, si erano insediati il Comando di sicurezza e di polizia di Roma, la Gestapo e le SS. La polizia militare tedesca aveva sede alla Pensione Caterina, in via Po angolo corso Italia. Il Tribunale di Guerra in via Lucullo, 6.