16 novembre 1943: la polizia fascista fa sapere che sono state arrestate 5 persone a Valle Aurelia

Nel mattinale della polizia fascista della Città Aperta, viene indicato che da parte del personale della Questura sono stati arrestati in località Valle dell’ Inferno,[1] 5 persone. Tra loro un giovane carabiniere e un palestinese di Betlemme, già in precedenza arrestato dai tedeschi. Inoltre, a Valle Aurelia sono state rinvenute in una baracca abbandonata, 26 bombe a mano, 6 moschetti, 3 fucili, cartucce e 4.000 proiettili per mitra.[2]

Aldo Pavia

(una foto d’epoca della zona Valle Aurelia)

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[1] Poco prima della guerra la Valle dell’Inferno assunse la nuova denominazione di Valle Aurelia. Vi si trovavano cave di argilla e fornaci. Vi vivevano soprattutto i manovali addetti allo scavo dell’argilla e gli operai che lavoravano nelle fornaci. Da qui il nome di “fornaciari” attribuito ai suoi abitanti. Tra loro erano presenti molti anarchici, repubblicani libertari e comunisti. Figura di spicco fu Cencio Baldazzi. Panzieri Donatella, Valle dell’Inferno Valle Aurelia. Antifascismo e Resistenza. Associazione Le Fornaci 2005. pag. 13 e 14.

[2] Panzieri Donatella, op. cit. pag.54.

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